Apollo e Dafne, il mito: storia di un amore irrealizzato

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Di Stella Grillo

Apollo e Dafne - Photo Credits: web
Apollo e Dafne – Photo Credits: web

Apollo e Dafne: nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, uno dei miti più noti dell’antichità; la storia del Dio del Sole e della Ninfa appartenente alle Naiadi.

Apollo e Dafne, leggenda e origine

Il dio greco del Sole, Apollo, e la ninfa appartenente alla figura mitologica delle Naiadi abitanti i corsi di acqua dolce, le fontane e i ruscelli, Dafne. Diverse sono le versioni del mito: in una prima interpretazione, pare fosse figlia del dio fluviale Ladone e di Creusa. Mentre, all’interno de Le Metamorfosi del poeta Ovidio, pare fosse figlia di Peneo, un fiume sacro che scorre in Tessaglia. La storia del mito ha inizio con lo scontro fra lo stesso Apollo e il dio dell’amore, Eros: Apollo riesce a sconfiggere il temuto serpente Pitone, grazie alla sua infallibile maestria con arco e frecce. Recatosi da Eros, inizia a decantare la sua impresa eroica. Tuttavia, durante la narrazione della vicenda, Apollo deride il Dio dell’amore e rivolgendosi sarcasticamente, gli chiede quali imprese gloriose potesse invece vantare lui. Eros, irato, estrae due frecce dalla faretra: una con la punta d’oro ben acuminata:l’obiettivo era infliggere l’amore di Apollo verso Dafne. L’altra freccia con la punta stondata fatta di ferro destinata a far respingere l’amore ricevuto.

La vendetta del Dio dell’Amore

Eros rivolge la freccia con la punta d’oro verso Apollo, intenzionato a farlo innamorare perdutamente. La seconda freccia, quella dell’odio, è rivolta a Dafne. Il risultato delle azioni, fu proprio quello sperato da Eros: nonostante l’amore sconfinato del Dio del Sole, la ninfa ignorava le sue attenzioni e il suo corteggiamento; in quanto spirito delle fonti, era insito nel suo essere amare la libertà e non voler sottostare ai voleri di alcun dio. Il mito prosegue con Dafne che, in uno dei suoi soliti momenti in cui vaga nei boschi, incontra Apollo che la insegue con veemenza, senza fermarsi. Nel fuggire fra l’erba e le sterpaglie, la ninfa si graffia strappandosi le vesti; il dio, tuttavia, continua a dichiararle il suo amore supplicandola di fermarsi. Questa insistenza, non fa altro che spaventare la giovane. Nel timore generale, invoca l’aiuto del padre Peneo e della madre Gea affinché, la sua forma attuale, causa del suo tormento, sia tramutata in qualcosa di diverso. Le due divinità acconsentono la richiesta: di colpo, Dafne si ferma, il suo corpo è pesate ed inizia ad ergersi verso l’alto.

Apollo e Dafne: la trasformazione della ninfa ed il dolore del Dio

Dafne si trasforma così in un albero di Laurus nobilis, l’alloro. Il torpore del corpo divenuto pesante, il petto tramutato in corteccia, i capelli divenuti fronde e foglie, i piedi trasformati in radici. L’unica cosa immutabile, la sua bellezza. Apollo alla vista di tale trasformazione, resta impotente: decide così di rendere la pianta sempreverde e di considerarla sacra a lui, ponendola come simbolo di gloria e prestigio da porre sul capo degli uomini capaci di imprese ardue. Non a caso, infatti, il nome Daphne in greco antico significa ”alloro’’.

Interpretazioni e il mito nell’arte

Le interpretazioni più note riguardo il mito sono, per lo più, da considerarsi come una lotta fra castità, personificata da Dafne, e desiderio sessuale, simboleggiato da Apollo. L’inseguimento del Dio è un atto di bramosia e lussuria accecante, così come la metamorfosi della ninfa è vista come un atto di castità eterna, poiché unica possibilità di fuga da un atteggiamento di pressione sessuale da parte del Dio. Il mito di Apollo e Dafne trova riscontro anche nell’arte: l’opera più famosa raffigurante lo stesso è la scultura in marmo dell’artista Gian Lorenzo Bernini, realizzata fra il 1622-1625. Per quanto riguarda la pittura invece si ricorda Apollo e Daphne di Giambattista Tiepolo, un dipinto realizzato tra il 1743-44.