Aquarius, Ventimiglia: “Abusi e violenze della Polizia francese verso migranti minorenni”

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Di Redazione Metropolitan

Oxfam, Diaconia Valdese e Asgi denunciano respingimenti illegali, falsificazione di documenti e atti di violenza da parte della polizia francese sui migranti minorenni: a Ventimiglia sono 1 su 4. Sempre di più le donne sole con bambini piccoli costrette a dormire all’aperto.

Continuano gli abusi, le violenze, le detenzioni e i respingimenti illegali verso l’Italia nei confronti dei minorenni, anche di soli 12 anni, da parte della Polizia francese, una volta superata la frontiera di Ventimiglia.

Questa è la denuncia contenuta nel rapporto di Se questa è Europa, diffuso venerdì 15 giugno da Oxfam, Diaconia Valdese e Asgi, che operano a Ventimiglia per prestare soccorso ai migranti bloccati in città, in condizioni di estrema fragilità.

Da chi e da cosa parte l’allarme?

Tante le testimonianze di uomini e donne in fuga da guerra e persecuzioni, che ogni giorno tentano di attraversare la frontiera per ritrovare e ricongiungersi con amici e familiari in Francia, Inghilterra, Svezia o Germania. Spesso 1 su 4 è un minorenne.

“Ho provato a passare. Eravamo in due, ci hanno fatto scendere dal treno strattonandoci e urlando, poi ci hanno spinti in un furgone nel parcheggio della stazione – racconta un ragazzo di 15 anni, fuggito dalla guerra in Darfur – Ci hanno dato un foglio (il cosiddetto refus d’entrèe, ndr) e ci hanno rimessi su un treno che tornava in Italia, senza spiegarci nulla”. 

 

Le testimonianze Oxfam

“Ho provato già dieci volte ad attraversare la frontiera – aggiunge E., 16 anni, originario dell’Eritrea – Una volta a piedi, da solo, ma mi sono perso. Le altre nove volte in treno. La polizia francese sale sul treno, ti afferra, ti fa scendere e ti rispedisce indietro”.

L’intervento, ormai automatico, della polizia francese comporta, prima ancora del respingimento in Italia, in violazione delle norme europee e francesi, il fermo dei minori, spesso la loro registrazione come maggiorenni, la falsificazione delle dichiarazioni sulla loro volontà di tornare indietro, la loro detenzione senza acqua, cibo o coperte, senza la possibilità di poter parlare con un tutore legale.

I ragazzi raccontano anche di essere stati vittime di riprovevoli abusi verbali o fisici: il taglio delle suole delle scarpe, il furto di carte SIM. Molti i loro venivano costretti a tornare fino a Ventimiglia a piedi, lungo una strada priva di marciapiede, con qualunque condizione atmosferica: una giovanissima donna eritrea è stata costretta a farlo sotto il sole cocente, portando in braccio il suo bambino nato da soli 40 giorni

In Italia, invece,  nei centri di accoglienza: molti ragazzini non vengono iscritti a scuola, come prevede la legge, o non ricevono informazioni sulle possibilità di richiedere asilo o ricongiungersi legalmente con la propria famiglia in altri paesi europei. 

 

Cosa accade a Ventimiglia?

Quest’anno, da gennaio ad aprile, sono stati 4.231 i migranti (16.500 da agosto 2017 ad aprile di quest’anno), adulti e minorenni, passati da Ventimiglia, provenienti in maggioranza da Eritrea, Afghanistan e Sudan, in particolare dal Darfur. Un numero destinato a crescere con l’arrivo dell’estate. Al momento però l’unica struttura di accoglienza è presso il Campo Roja che ha disponibili 444 posti: qui sono obbligatori l’identificazione mediante impronta digitale e l’abbondante presenza di polizia all’entrata.

Alcuni dei migranti più fragili, tra cui tanti minorenni soli, dormono all’aperto, dispersi sul territorio e ancora più esposti a rischi. Di fronte a quest’emergenza in continuo divenire, le tre organizzazioni chiedono quindi alle autorità locali e al Governo italiano che vengano individuate rapidamente strutture adeguate per realizzare un centro per minori non accompagnati in transito e uno per donne sole con e senza figli, che garantisca una permanenza dignitosa e sicura dei soggetti più vulnerabili.

 

L’appello a Italia, Francia, e Unione Europea

“La situazione a Ventimiglia è lo specchio di un’Europa che sta tradendo i propri valori fondanti di solidarietà, non rispettando le norme nazionali ed europee alla base dell’idea stessa di Unione. Per questo chiediamo al Governo francese di intervenire, per far cessare immediatamente gli abusi e i respingimenti illegali dei minori da parte della propria polizia di frontiera e al Governo italiano di attivarsi in ogni modo perché ciò avvenga, sospendendo inoltre i trasferimenti forzati verso i centri del Sud Italia – dice Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne dei Programmi in Italia di Oxfam – Ogni giorno incontriamo minori non accompagnati, donne sole a volte incinte o con figli piccoli, fuggiti spesso da guerre e persecuzioni nel proprio paese che, dopo essere stati vittime di stupri e torture nei lager libici, hanno il semplice desiderio di chiedere asilo nel paese dove vivono le loro famiglie

 

“Ci sono dei luoghi che fanno sintesi: uno di questi è certamente Ventimiglia. Frontiera impolverata che d’improvviso si è trasformata in baluardo di orgogli nazionali e simbolo di sovranismi che non pensavamo avessero cittadinanza in Europa. – aggiunge Gianluca Barbanotti, segretario esecutivo della Diaconia ValdeseMinori non tutelati, donne con bambini lasciate in balia di un destino improbabile, procedure poliziesche applicate in modo miope, agende politiche dettate dall’umore della gente a sua volta eccitato da ideologie rancorose. In questa situazione complessa l’impegno di tutte le istituzioni deve essere volto ad applicare e rispettare realmente le regole di civile convivenza. 

 

Ciò che accade a Ventimiglia così come in altri luoghi di frontiera non può essere affrontato o compreso se non allargando lo sguardo. Le attuali politiche di esternalizzazione, il contrasto ai cosiddetti movimenti secondari, l’assenza di adeguate condizioni di accoglienza costringono le persone ad affrontare situazioni lesive dei loro diritti e a mettere a rischio la loro vita. – conclude Anna Brambilla di Asgi. Il clima politico attuale non fa che alimentare preoccupanti fenomeni di intolleranza e razzismo che contribuiscono a rendere ancora più drammatica la condizione di migliaia di persone costrette, nelle zone di frontiera così come in altri luoghi, a vivere in condizioni di abbandono materiale analoghe a quelle che in altri casi la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha considerato costituire un trattamento inumano e degradante”. 

 

Martina Onorati