Arrested Movement: la body positivity al maschile

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Di Redazione Metropolitan

È dal 2018 che il fotografo canadese Anthony Patrick Manieri scatta immagini ai corpi degli uomini, realizzando ritratti che mettono a nudo diverse fisicità e disabilità. Si tratta di istantanee che sottolineano come sia importante creare e supportare un discorso sulla body positivity al maschile.

Da questa idea è nato l’Arrested Movement (www.instagram.com/arrestedmovement), un movimento che evidenzia come anche gli uomini siano vittime di un sistema mediatico di “perfezione impossibile”. Un’iniziativa che sostiene psicologicamente coloro che non si accettano, proponendo loro di praticare un’altra via, quella di amarsi.

Una reazione a catena

L’Arrested Movement è partito proprio da lui, fotografo professionista che per anni non ha accettato se stesso. Dopo un percorso di consapevolezza ha capito che l’errata rappresentazione dei corpi maschili influisce negativamente sulla salute mentale degli uomini stessi. Anche se gran parte del dibattito si è concentrato sul fisico delle donne, più visibile ed oggettificato, Manieri si è reso conto che c’è bisogno di una sensibilizzazione che includa tutte le fisicità, anche quelle di uomini con disabilità. La mancanza di una visione diversificata incide in modo forte sul proprio benessere.

I ritratti di Manieri celebrano tutti i corpi in modo che ogni persona si senta accettata, ascoltata e raffigurata, pur con qualche iniziale resistenza causata dalle idee convenzionali su cosa può essere esibito e cosa no:

«Quando il progetto è cresciuto in termini d’importanza, non ho fatto a meno di notare che erano soprattutto uomini bianchi, latini ed europei a partecipare. Per questo ho sottolineato che tutti gli uomini di colore o con disabilità sarebbero stati inclusi nello shooting.Ho voluto assicurarmi che ci fosse la massima rappresentazione possibile, non solo di corpi diversi, ma anche di differenti identità.»

Arrested Movement: Il messaggio

Lo scopo del progetto è creare un movimento più ampio. Per far sì che il messaggio avanzi, Manieri ha realizzato un libro fotografico ed è in procinto di organizzare e creare mostre, documentari, podcast ed un gruppo di sostegno. Gli uomini che si sono messi a disposizione per gli scatti, non solo hanno posato ma hanno condiviso con lui anche parte della loro storia, si sono raccontati e confrontati, si sono aperti all’altro e hanno condiviso la propria lotta, con lo scopo di sottolineare che la loro esistenza conta.

«Questo viaggio ha trasformato il modo in cui guardo e tratto me stesso, così come il modo in cui vedo i miei simili. L’atto di auto-accettazione e amor proprio è qualcosa su cui lavoro quotidianamente. Quello che ho imparato attraverso tutti gli uomini meravigliosi con cui ho avuto il piacere di lavorare, è che non siamo soli nei nostri pensieri e sentimenti. Le nostre insicurezze non sono uniche in questo mondo. I media hanno creato un tale distacco tra noi, i nostri simili e l’universo stesso, quando in realtà siamo davvero tutti uno, e dimentichiamo di essere connessi energeticamente. Spero che questo aiuti le persone a ricordarlo.»

Manieri non ha solo scattato delle foto ma è entrato in connessione empatica con i suoi soggetti, ha creato un dialogo e li ha spronarti a lavorare sull’accettazione di se stessi. Ha generato una riflessione su come i media creino e radichino delle insicurezze anche negli uomini. Vittime di un sistema che impedisce loro di mostrare fragilità, empatia, sensibilità e pianto, storicamente costretti a tenere la maschera della sicurezza e della forza. Cambiare prospettiva, ricordare che siamo tutti esseri umani, capaci di provare emozioni profonde e in diritto di manifestarle è un primo passo fondamentale. Come lo è celebrare il nostro corpo ed essere grati per quello che ci permette di fare ogni giorno. Semplicemente, amarci.

di Carlotta Mancini.

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