L’accordo PD – M5s, nonostante le prime incomprensioni, è in probabile dirittura d’arrivo
L’Asse Marina di Bibbona – Bibbiano sembra essere in via di definizione. Il partito di Nicola Zingaretti ed il movimento di Luigi Di Maio, dopo l’incontro di oggi, hanno compiuto passi in avanti. I rispettivi leader hanno espresso la loro fiducia circa la riuscita dell’accordo che porterà all’espressione del prossimo Governo del nostro Paese.
Come è possibile però che le due fazioni, che si sono sempre definite come agli antipodi, abbiano in pochissimo tempo ridotto le distanze? Sono così distanti i tempi in cui il Movimento criticava alla controparte il suo silenzio sui fatti di Bibbiano? E ancora, le critiche riguardanti i comizi di Beppe Grillo ed i suoi convegni a numero chiuso sono forse stati dimenticati?
Ci sono varie chiavi di lettura, ognuna delle quali è in grado di offrire una visione completa delle accelerazioni degli ultimi giorni.
Il tentativo di recupero
L’Asse Marina di Bibbona – Bibbiano nasce dalla paura delle due fazioni del voto anticipato. Stando alle rilevazioni, la vittoria della coalizione di Centro-Destra appare schiacciante ed a forte trazione nazionalista. In questo quadro, i due partiti si ritroverebbero a svolgere un ruolo marginale nell’ipotetico futuro Parlamento, col rischio di dover radicalizzare le proprie posizioni. Appoggiandosi a vicenda, invece, per tutta la durata della legislatura riuscirebbero a mantenere la maggioranza, con poltrone ed incarichi ammessi, cercando di apparire come salvatori della patria nel dialogo con l’Unione Europea.
Ultimo giro di boa?
Va ricordato inoltre come per molti parlamentari sia del PD che del M5S questa sia l’ultima possibilità di essere eletti in Parlamento. Sebbene all’interno del Movimento si vociferi da tempo la possibilità del “Mandato Zero”, ancora nulla è stato ufficializzato. Nel Partito Democratico invece le cose stanno diversamente, in quanto la maggior parte dei Parlamentari rientra nel gruppo dei fedelissimi di Matteo Renzi. Con Nicola Zingaretti alla guida del Partito, la loro futura candidatura è tutt’altro che scontata. Abbandonare i propri posti adesso inoltre sottolineerebbe i fallimenti del mandato, rischiando di destinare all’oblio i loro nomi ed al tracollo della propria carriera politica.
Il rinnovo delle cariche
Come già accaduto nell’accordo di Governo tra Lega e M5s, anche in questo caso l’elezione delle cariche ha il suo ruolo importante. Nel 2022 si assisterà alla designazione del nuovo Presidente della Repubblica. Stando ai sondaggi attuali, elezioni anticipate darebbero al paese un Governo con una forte approvazione Parlamentare che facilmente arriverebbe a quella data in maggioranza. Tentare di posticipare la data delle elezioni potrebbe sconvolgere gli scenari, permettendo di prendere tempo e sperare che la situazione possa cambiare.
Altra carica in via di definizione è relativo al Presidente della Commissione Europea, molto ambito dal PD ed in particolare da Paolo Gentiloni. Sebbene contro quest’ultimo si sia scagliato Matteo Renzi, la pista di uno scambio con il M5s (magari con il ruolo di Presidente del Consiglio) è quasi scontata.