Nello spazio di LetteralMente Donna di oggi, una donna eccezionale che ha dato un enorme contributo alla letteratura, al femminismo e all’emancipazione femminile. Il suo nome è Assia Djebar e questa è la sua storia.
Assia Djebar, la scelta del francese
Fatima Zohra Imalayène, meglio nota come Assia Djebar, ha avuto una vita segnata dalla linea di confine tra l’appartenenza al mondo occidentale e l’etnia magrebina. Era nata in Algeria durante la colonizzazione francese e la sua infanzia fu divisa a metà tra tradizione berbera materna e la modernità emancipante del padre. Questo dualismo la colloca su una linea di confine tra due mondi che la Djebar imparò a conoscere a pieno grazie alla spinta paterna che la indirizzò verso studi francesi. Così dopo aver frequentato il liceo di Algeri si trasferì a Parigi diventando la prima donna magrebina ad entrare nella ’Ecole Normale Supérieure.
La cultura e il linguaggio francese e la possibilità di esprimere quelle emozioni e quei contenuti che nella cultura islamica magrebina erano vietati fece optare nei suoi libri per la scelta della lingua francese. Spiegò ,la stessa Djebar, come riportato da Doppio zero, di aver dapprima ”utilizzato la lingua francese come velo. Velo sulla mia persona, velo sul mio corpo di donna: potrei quasi dire velo sulla mia stessa voce….” per poi diventare l’unica opzione per poter esprimere veramente il suo concento di libertà che si esplica in uno spazio privato ed uno spazio pubblico diviso tra un ”io narrante” ed un “noi”.
Il femminismo e l’identità femminile
“È stata la memoria delle donne a trasmettere di generazione in generazione, la vera storia della comunità, le donne hanno conservato la nostra identità”. Parole di Assia Djebar che ci fanno comprendere un elemento fondamentale delle sue opere. La scrittrice algerina infatti inizia a pubblicare da giovanissima, al momento dello scoppio della guerra per la liberazione dell’Algeria, dopo aver preso parte allo sciopero studentesco voluto dal Fronte nazionale algerino realizzando “La soif”. Le sue prima pere, come i romanzi “Les enfants du nouveau monde” e “Les Alouettes naïves” sono ambientati durante la guerra algerina e mettono in risalto la donna e la condizione femminile algerina durante quella epoca. Sono anche l’inizio queste opere di un costante rapporto tra biografia e storia che si svilupperà poi nelle opere dei decenni successivi.
La volontà sarà sempre quella di non seguire un femminismo militante quanto piuttosto identitario facendo diventare la scrittura come possibilità di rompere il silenzio e dare voce a quelle donne che la cultura algerina non fa parlare. Infatti la Djebar pur professandosi mussulmana si distacca dalla cultura patriarcale e del suo paese che dopo la fine della colonizzazione sembra seguire una svolta di regime sempre più integralista optando per una libertà in cui poter esprimere emozioni e pluralità di idee. In un contesto in cui la riscoperta del corpo femminile nascosto dai veli dell’oscurantismo e delle relazioni amorose che assurgono un ruolo di primo piano per quel “noi” che vuol dire farsi portavoce di quelle donne altrimenti ridotte al silenzio.
Il cinema
Il lavoro di Assia Djebar è stato caratterizzato da un decennio di afasia e silenzio che le è servito ad affinare il suo stile letterario e che è stato interrotto dal suo approccio con successo al cinema. Il tutto all’insegna di una produzione artistica e letteraria, spiega sulla pagine di Linkiesta, la codirettrice del Festival del cinema africano di Verona Vanessa Lanari, che rispecchia un “esigenza di raccontare la storia usando una lente nuova e ponendosi come obiettivo proprio la de-costruzione e il superamento della “versione” ufficialmente riconosciuta nel mondo occidentale”.
Nei due lungometraggi da lei realizzati, “La Nouba des femmes du mont Chenoua” e “ La Zerda ou les chants de l’oubli”, ha raccontato ancora una volta la donna algerina grazie ad un costante lavoro di ricerca storiografica e della memoria tradizionale. Si tratta di due film che sono premiati a Venezia e a Berlino e che hanno contribuito insieme alla successiva produzione letteraria, come il romanzo “Femmes d’Alger dans leur appartement”, a far conoscere in tutto il mondo questa grande scrittrice e cineasta che è sta la prima magrebina ad entrare nel 2006 nell’Académie française.
Stefano Delle Cave
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