Atac, siamo tutti complici del degrado

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Di Andrea Mari

Roma ed i mezzi pubblici gestiti da Atac. Quante volte, girando per le strade della Capitale, udiamo critiche sui disservizi del trasporto capitolino? Il romano ed il turista sono costretti a combattere con il malfunzionamento di autobus e metropolitane costantemente. Una domanda ci sorge spontanea: cosa fa il cittadino per tendere la mano all’azienda in difficoltà?

La verità risiede sempre nel mezzo di due fuochi. Almeno, così sembra. Così ci hanno insegnato fin da piccoli. La situazione dei trasporti romani è certamente una delle piaghe che affligge la bellissima (e problematica, ndr) Capitale d’Italia. Sul ring capitolino troviamo due opponenti ingombranti e feroci: i cittadini di Roma e l’Atac, l’azienda che gestisce i mezzi pubblici.

Da fruitori assidui del (dis)servizio proposto dalla ditta di via Prenestina 45 possiamo asserire, senza troppi sensi di colpa, che la situazione del trasporto romano è deficitaria. A tratti sconvolgente e catastrofica. I mezzi della Città Eterna sono spesso fatiscenti, senza aria condizionata (giornali come “Il Messaggero” parlano di 200 segnalazioni giornaliere per guasti agli impianti di condizionamento), in costante ritardo, vecchi e con una “simpatica” propensione al malfunzionamento.

Sotto il termine “malfunzionamento” possiamo annoverare moltissimi casi di guasti: autocombustione dei mezzi, rotture più disparate, rotaie obsolete e poco performanti, banchine degli autobus inesistenti o fatiscenti e stazioni della metropolitana lasciate nel degrado assoluto in virtù di una manutenzione tardiva e poco lungimirante. Vedere la questione “stazioni chiuse” e chiedere ai poveri cittadini che hanno la fortuna/sfortuna di vivere nei pressi di Repubblica.

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La stazione di Repubblica (Credit: LaPresse)

Lo sappiamo, siamo coscienti degli enormi problemi irrisolti da Atac. Fermiamoci un momentino, cortesemente. Conosciamo a menadito la campana dei passeggeri ma poco, forse pochissimo, quella dell’azienda. In questo articolo vogliamo provare a metterci nei panni della ditta di trasporti. Il servizio da “terzo mondo” (uno degli slogan più ricorrenti) è mai stato facilitato dal cittadino? Ragioniamoci un secondo.

Atac – Chi paga il biglietto?

Come possiamo non partire dai furbetti del biglietto? Non serve possedere rudimenti di economia per capire questo dettaglio: un’azienda deve pareggiare entrate ed uscite nel suo bilancio annuo. Altrimenti le voci sotto al segno meno potrebbero metterla in difficoltà, indebitarla e soffocarla irreversibilmente. Chi non paga il biglietto, quindi, diventa complice del degrado dei servizi di trasporto.

Quante volte assistiamo al “salto del tornello“, il nuovo sport olimpionico di Roma? Non capita spesso che un abbonamento mensile da 35€ sia condiviso da un’intera famiglia? Vogliamo parlare della singolare consuetudine delle “scorte per l’inverno?” Il passeggero acquista il biglietto, succede soprattutto sulle linee di terra, ma lo oblitererà soltanto dopo aver individuato i controllori, figure rare come gli unicorni.

“Dovrei pagare il biglietto per incappare in tutti questi disservizi? Io entro gratis finché la situazione non migliora!” Il discorso, in teoria, potrebbe anche filare ma, inconsapevolmente, si crea un turbine dal quale è impossibile uscire: se i passeggeri non pagano il ticket o l’abbonamento, Atac avrà meno liquidità per correggere il malfunzionamento del suo servizio.

Il pensiero corretto (almeno per noi) dovrebbe prevedere l’acquisto del biglietto come atto civico e responsabile e, solo successivamente, l’analisi e l’aspra critica ai problemi del trasporto romano. Viaggiare senza il tagliando è possibile ma danneggia l’intera comunità romana. Ah, farà aumentare anche le perdite di Atac e, di conseguenza, i disservizi. Serve responsabilità, prima di tutto. Se tutti portassero il proprio mattoncino…

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Il biglietto e l’obliteratrice (Credit: metrpolitanadiroma)

La piaga del vandalismo

Il malcostume, ovviamente, non lascia tregua ad Atac. Cittadini e turisti si lamentano dei mezzi fatiscenti e del loro logorio senza far nulla per arrestare tale processo. Parliamo chiaro, tutti quanti: siamo in grado di preservare lo stato di autobus, tram e metropolitane a Roma? La risposta è sotto gli occhi di tutti, non serve nemmeno una nostra imbeccata.

Gli atti vandalici ed il disinteresse sono all’ordine del giorno. I sedili sono il biglietto da visita: distrutti, “decorati” con gomme da masticare, bruciati con gli accendini, utilizzati come poggiapiedi, impiastricciati di cibo oppure resi appiccicosi da sostanze zuccherine come Coca-Cola o alcolici vari. Eh sì, il peggio arriva proprio il sabato sera. Non è inusuale trovare bottiglie di birra o chiazze, per restare leggeri, di vomito in un vagone.

Purtroppo la scia distruttiva di romani e turisti non si placa con i sedili. Autobus e metropolitane vengono imbrattate insieme alle stazioni. Non importa se sia un mezzo appena uscito dalla ditta e pagato fior di milioni: è nuovo? Fantastico! Si scatena la corsa alla “prima firma” dei writers. Alla faccia del “Non vogliamo mezzi decrepiti da terzo mondo!”

Sporcizia dilagante

Fa parte del vandalismo anche l’immondizia nelle stazioni: nonostante le strutture siano fornite di appositi cestini per la differenziata, i rifiuti vengono abbandonati dove capita. A volte anche sulle rotaie. Poco importa se gli oggetti gettati potrebbero danneggiare binari o treno provocando un disservizio alla comunità.

Ma non è tutto. Si registrano sempre con maggior frequenza danneggiamenti alle strutture: cavi, centraline, muri, scale mobili, tornelli e quant’altro. Piccolo esempio: anni fa, la stazione Termini aveva installato, in uno dei suoi sottopassaggi, dei pannelli simili a lavagne. Oggi non esistono più: Atac li ha tolti per disperazione. Scritte ingiuriose, bestemmie e buchi creati con calci, pugni ed oggetti contundenti li avevano massacrati irreversibilmente. Gli ambienti fatiscenti li creiamo noi, purtroppo.

Come può, quindi, un’azienda in difficoltà stare al passo coi continui danneggiamenti portati da chi critica il degrado dei mezzi pubblici? Una mano sulla coscienza sarebbe doverosa.

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L’ingresso poco rassicurante della fermata di Ponte Lungo

Le amare conclusioni

Non si tratta di Alemanno, Marino o la Raggi. Roma è governata male? Va bene. Cosa fa il cittadino per migliorare la vivibilità della Capitale aiutando, così, le istituzioni? Nulla o quasi. I mezzi pubblici gestiti da Atac rappresentano lo specchio del menefreghismo degli abitanti della Città Eterna. Non tutti, ovviamente. Ma una buona fetta sì.

Per vivere in una città accogliente e funzionante serve l’impegno di tutti, dai politici al popolo passando per la bontà del lavoro delle aziende che operano sul terreno di Roma Capitale. Tutti noi vorremmo autobus e metropolitane confortevoli e meno fatiscenti ma questo bene prezioso deve essere preservato soprattutto da noi stessi. Dalla nostra atavica noncuranza.

Perché prima di pretendere qualcosa, bisognerebbe fermarsi e ragionare sulla domanda chiave di questo scritto: “Cosa faccio per migliorare la situazione di Atac?”

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