Brexit, una storia interminabile

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Di Redazione Metropolitan

Brexit, Martedì 22 ottobre Westminster ha votato a favore del nuovo accordo con l’UE, chiedendo però più tempo per visionarlo

Il nuovo accordo tra l’UE e il Regno Unito può definirsi una delle poche vittorie del primo ministro Boris Johnson. Tuttavia una vittoria a metà poiché, nonostante il parlamento abbia votato a favore dei termini dell’accordo sulla Brexit, chiede più tempo. Hanno respinto la proposta del governo di esaminare e approvare la totalità dell’accordo nei successivi due giorni. Era l’unica possibilità per uscire dall’Unione Europea nei termini prestabiliti, cioè il 31 ottobre.

La confusione è palpabile, un esempio lampante di tutto ciò sono le due lettere inviate da Boris Johnson al consiglio europeo. La prima lettera chiedeva al consiglio un rinvio della decisione sulla Brexit, che protrarrebbe le trattative fino al 31 gennaio 2020. Ha deciso però di non firmare la missiva poiché sempre stato contrario ad un ulteriore rinvio. E’ stato quindi costretto per rispettare quanto stabilito dal Parlamento britannico lo scorso settembre.

Ha poi inviato una seconda lettera, questa volta firmata, in cui ha espresso il proprio punto di vista sulla decisione del Parlamento, rendendo chiaro di considerare un errore il prolungamento della discussione sulla Brexit.

Una terza lettera con la firma di Tim Barrow, il rappresentante inglese a Bruxelles, ha poi confermato che la prima è stata inviata sol per rispettare la legge britannica.

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Boris Johnson
Fonte: google.it

Ma cosa cambia con il nuovo accordo?

Il nuovo accordo si limita ad anticipare un trattato di libero scambio tra le due parti. Si abbassa quindi l’ambizione del futuro livello di integrazione tra il mercato britannico e il Mercato Unico europeo.

Theresa May pensava invece ad una relazione commerciale “più vicina possibile” tra Londra e Bruxelles. Una permanenza nell’unione doganale Europea che avrebbe limitato notevolmente gli spazi di manovra di Londra nel fare accordi commerciali con paesi fuori dall’Ue.

Il secondo punto molto spinoso sull’accordo è quello che riguarda l’Irlanda del Nord. L’accordo di May applicava sostanzialmente gli stessi dazi e la stessa regolamentazione dell’Ue in tutto il Regno Unito. Rendeva superflui i controlli doganali sia al confine tra le due parti dell’Irlanda sia nel mare d’Irlanda.

Johnson ha proposto invece di creare una dogana nel mare d’Irlanda. L’idea ha trovato il secco no degli unionisti nord-irlandesi che temono che in futuro la propria regione sia sempre più distaccata da Londra. Inoltre politicamente si tradurrebbe in un rafforzamento dei nazionalisti nord-irlandesi. Nel nuovo accordo è quindi previsto il coinvolgimento di Stormont (il parlamento dell’Irlanda del Nord). L’assemblea legislativa dovrà infatti pronunciarsi in merito al mantenimento dell’accordo quattro anni dopo il periodo di transizione (verso la fine del 2024).

Johnson propone elezioni il 12 dicembre

Il premier conservatore ha dichiarato di essere pronto a dare più tempo alle Camere per discutere sulla ratifica dell’accordo da lui raggiunto con Bruxelles. Tuttavia i parlamentari devono accettare di dire sì alle elezioni prima di Natale, il 12 dicembre.

La proposta dovrebbe essere formalizzata lunedì in parlamento. Prima però Bruxelles dovrà decidere sulla durata della proroga dell’uscita del Regno dall’Ue oltre il 31 ottobre.

La richiesta di elezioni anticipate dovrà ottenere il sostegno di due terzi dei deputati per essere approvata. Condizione che è venuta mancare entrambe le volte che è stata presentata.

Brexit
Bandiera sulla Brexit di fronte al Palazzo di Westminster, Londra
Fonte: google.it

Quanto è costata la Brexit fino ad ora?

Il Regno Unito non è ancora uscito dall’UE, tuttavia alcuni dati e segnali possono già essere colti. Per prima cosa l’andamento del Pil del Regno Unito dopo il referendum del giugno 2016 è cresciuto a un ritmo inferiore rispetto alla media dell’Eurozona.

L’altro segnale è quello della sterlina. La moneta britannica si è svalutata di circa il 20% rispetto all’euro. Tutto ciò ha provocato un aumento dell’inflazione nel paese. Nei mesi successivi a Brexit ha addirittura superato il 3,5%.

Un’ultima tendenza emersa dopo il referendum interessa infine il mercato immobiliare. Savills London ha stimato che l prezzo medio delle abitazioni nei quartieri più ambiti di Londra è calato del 20% negli ultimi cinque anni.

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