L’automazione industriale è nata con l’unico obiettivo di sostituire l’intervento dell’uomo in lavori particolarmente nocivi o pericolosi per la sua salute, in ambito aziendale.

Va da sé che, per ottenere questo risultato, le macchine impiegate devono essere in grado di autogovernarsi e funzionare senza che l’uomo ci metta mano.

In poche parole, possiamo definirla come l’applicazione in fabbrica degli aspetti tecnici della cibernetica, la scienza che studia e realizza, appunto, macchine capaci di “autoregolazione”.

Come tutti i grandi progressi raggiunti nella storia, non si è arrivati all’automazione dall’oggi al domani.

Sin dalla prima rivoluzione industriale, quando sono state introdotte le macchine e le catene di montaggio nelle fabbriche, è stato un susseguirsi di miglioramenti, sperimentazioni, aggiustamenti, finalizzati a raggiungere questo scopo.

Per comprendere meglio, come si sia passato dal lavoro esclusivamente umano all’automazione, non guasterebbe ripercorrere le tappe della sua nascita e sviluppo.

Cos’è l’automazione?

Prima di approfondire la sua storia, proviamo a capire quali meccanismi rientrano in quella che definiamo automazione industriale.

L’automa per eccellenza, anche se nessuno ci pensa, è il robot, declinato poi in forme diverse volte a collaborare con l’uomo, il cobot, o semplicemente comunicare con gli esseri umani, il bot.

Ma nell’automazione possiamo far rientrare anche gli Automated Guided Vehicle, in breve AGV, i veicoli a guida automatizzata.

L’automazione industriale, però, è molto più estesa e comprende anche i controllori a logica programmabile, sistemi di controllo e calcolo distribuito, molte architetture computazionali, come cloud, fog, edge computing. Tutti strumenti che vengono implementati attraverso macchine assemblate su misura, con diverse estensioni, in base all’ambiente e all’utilizzo, un po’ come i prodotti Moxa che si possono reperire online. 

Pensata in questo modo, l’automazione industriale consente di governare flussi di energia, produttivi e di informazioni, riducendo al minimo l’intervento umano e garantendo, allo stesso tempo, produttività e sicurezza.

Quando nasce l’automazione industriale?

Non vi è una data precisa, possiamo semplicemente dire che il processo di automazione industriale è iniziato con l’ingresso delle macchine in fabbrica, quindi con la meccanizzazione dei processi.

Un esempio di primo tentativo rudimentale di automazione può essere il regolatore di velocità di James Watt, alla fine del Settecento, pensato per mantenere la velocità costante delle locomotive a vapore, a prescindere dal peso o dalle pendenze della strada.

Accanto a questo, si può affiancare proprio un sistema di risposta alla catena di montaggio, del sistema just in time Toyota, nato negli anni Cinquanta. L’avvento dell’elettronica e di Internet, poi, ha fatto il resto, fino ai mezzi che conosciamo oggi.

I vantaggi dell’automazione industriale

L’automazione industriale caratterizza le aziende 4.0, l’ultima evoluzione dell’industria rispetto a come l’abbiamo studiata nel corso della storia. Questa porta con sé numerosi vantaggi, quali, ad esempio, l’incremento della velocità e dei volumi di produzioni, ottimizzando le risorse impiegate.

L’automazione nelle aziende consente, inoltre, di migliorare i processi produttivi, la previsione della domanda, la qualità dei prodotti, riducendo drasticamente errori e costi. Aumenta, inoltre, la flessibilità operativa, supportando efficacemente le decisioni.

Come se non bastasse, infine, l’automazione industriale consente di ridurre i sovraccarichi di lavoro e produzione, minimizzando il fermo macchine e la congestione dei dati e incrementando, così, l’affidabilità aziendale in tutti i suoi processi.