Baby 2 | L’adolescenza asettica consumata tra i muri della Roma bene, il quartiere Parioli.
Baby-adolescenti. Parioli. Roma. Noia. Sesso e Dark Polo Gang.
La seconda stagione di Baby, teen-drama italiano targato Netflix, ispirato alle vicende urbane delle ‘baby-squillo’ di Roma, non raggiunge le aspettative sperate.
Speranze che avevano iniziato a fermentare a seguito di una inaspettata prima stagione, carica di colpi di scena e magnetiche storie d’amore. Il primo capitolo della serie era riuscito a incollare sul divano, il pubblico del piccolo schermo, facendolo catapultare in un binge-watching vertiginoso e famelico.
Purtroppo, però, bastano pochi secondi per accorgersi dei mastodontici buchi di trama e delle improbabili situazioni, ai confini dell’ecumene conosciuto, in cui si ritrovano i personaggi di Baby. Ahimè! Nella sua follia, la seconda stagione è coerente e si riallaccia alla prima. Se nella prima stagione abbiamo notato un lento scivolamento verso una diramazione sempre più consistente della sceneggiatura e delle relazioni tra i personaggi, nella seconda stagione lo script di Baby si concentra solo su un personaggio, lasciando in sospeso tutti gli altri.

Ma andiamo con ordine. Dove eravamo rimasti?
Nell’ultimo episodio della prima stagione Fiore (Giuseppe Maggio) stacca la spina a Saverio (Paolo Calabresi), causandone il decesso e l’epilogo di un grande capitolo della propria esistenza. D’un tratto, Fiore, diventa il Deus ex machina del torbido mondo della prostituzione. Chiara (Benedetta Porcaroli) decide di non partire per l’America e di rimanere a Roma per le vacanze estive insieme a Ludovica, ‘Ludo’ (Alice Pagani), Fabio (Brando Pacitto) accetta finalmente la propria omosessualità, Damiano (Riccardo Mandolini) affronta il padre. Il tutto accompagnato dalle note di Torna a casa dei Maneskin. Bene.

Nella seconda stagione i nostri protagonisti tornano dunque a casa, come suggerito dalla canzone, e riprendono l’ordinaria vita quotidiana scandita dalle lezioni della scuola privata Carlo Collodi. Viene affrontato, subito e in maniera forse un po’ sbrigativa, il tema dell’omosessualità di Fabio, lanciato e stuzzicato nella prima stagione. (Tematica diventata leitmotiv costante di ogni serie targata Netflix. Sicuramente educativa e piacevole, ma rischia di scadere nella forzatura e nel cliché). Chiara e Ludo hanno ancora il telefono di Saverio, grazie al quale riescono a ricevere offerte di ‘lavoro’, conservando comunque un’apparente protezione. (Nel film non viene spiegato, ma i clienti non sanno che Saverio è morto. Con questo espediente gli habituè del vizio carnale sono obbligati a pagare per non ricevere ripercussioni). Damiano è rimasto aggrovigliato nella rete di Fiore, con il quale ha un debito. Debito che cerca di ripagare offrendosi come tassista delle prostitute. Da qui la costruzione e l’intreccio dalla trama.
Punti deboli. Adulti irresponsabili

Gli adulti di questa serie sono o assenti o pupazzi senza spessore. Dopo lunghe, lunghissime riflessioni, l’unica spiegazione plausibile – che ho dedotto con molto sforzo tentando di fronteggiare la quasi assenza di significato di tali comportamenti– è che la ‘componente adulta’, che fa da contrasto alla ‘componente giovanile’, sia in realtà una personificazione macchiettistica della società contemporanea. Mi spiego meglio. Durante tutto l’arco della narrazione di Baby, i protagonisti si imbattono- per caso o per necessità- in persone apparentemente adulte, apparentemente dotate di un equilibrio morale ed etico. Non tardano molto, tuttavia, a togliere la maschera perbenista di cui sono ricoperti e a svelare il lato ipocrita e marcio che covano al loro interno. Esempio:
Il padre e la madre di Chiara. Il rapporto anaffettivo tra Chiara e i suoi due genitori era un fardello al quale siamo stati abituati sin dalla prima puntata della prima stagione, ma in questa seconda stagione il loro controllo egoistico nei confronti della figlia è ancora più marcato.
I genitori di Chiara soffrono, a mio avviso, del disturbo narcisistico di personalità –tutti e due oh!-, caratteristica che li porta ad avere un controllo ossessivo sulla figura della figlia, che trattano come un oggetto e un trofeo da esibire per ottenere successo. (Forse è per questo che Chiara oggettivizza il proprio corpo, tentando di esorcizzare un malessere causato dalle due figure genitoriali tossiche? Può darsi).
Il rapporto tra Monica (Claudia Pandolfi) e Niccolò (Lorenzo Zurzolo). Tre battute al massimo sono bastate per introdurre i due personaggi e poi liquidarli come se niente fosse. Considerata l’attrice di riferimento, Claudia Pandolfi, la brevità della sua performance mi ha lasciata sbigottita.

Tommaso Regoli (Thomas Trabacchi). Il professore di storia e filosofia. Finalmente arriva un personaggio ben scritto, maturo e con saldi valori etici e morali. Facciamo la sua conoscenza come cliente di Ludovica, prima, come suo professore di storia e filosofia, poi. Guarda te il caso, ma sorvoliamo.
Tommaso rifiuta, all’inizio della prima puntata, di avere un rapporto sessuale con Ludo, e, in più, nel corso della serie, cerca di aiutarla a uscire da questo vortice. Piano piano il professore diventa il surrogato genitoriale del quale la ragazza ha sempre avuto bisogno. Tommaso è per lei una guida, un modello. Idillio che si frantuma quando lui, senza il minimo scrupolo, la bacia sul divano….
Perché? Quindi ha sempre mentito? Ma allora perché all’inizio l’ha rifiutata? Si è innamorato? Come? Cosa è successo? Ma soprattutto: qual è lo scopo di questo bacio? Ma qual è lo scopo di tutto il film, a questo punto?
Non tutto è da cassare
“Spero che un giorno vorrai guardarmi negli occhi per quella che sono davvero, e che potremo andare avanti: tu e la vera me, se vorrai ascoltare la mia verità. Quindi ora sta a te scegliere”.
La voce fuoricampo di Chiara ci dà un bilancio positivo e una conclusione estremamente edificante: l’accettazione, senza vergogna, del suo lato oscuro. Abbracciando la sua altra metà, Chiara non fa altro che sintonizzarsi con il mondo perverso e ambiguo in cui è costretta a vivere. Dimostrando a tutti quanti che è lei la vera adulta.
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