Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon Recensione | La strega più amata e invidiata del mondo videoludico è tornata su Nintendo Switch. Stavolta, è meno “esplicita” di come la ricordavamo, ma non meno magica. Bayonetta Origins segue infatti le vicissitudini di una giovane Cereza ancora immersa negli studi mistici e in un’aura fiabesca che, stranamente, le si addice benissimo.
Tutto in Cereza and the Lost Demon si rifà a un immaginario quasi da libro illustrato per bambini. Quindi la narrazione, lo stile artistico, il character design di Cereza e del demone che la accompagna: il “temibile” Cheshire. I ritmi, il tono e il genere del titolo sono ben diversi da quelli di un tradizionale action hack and slash alla Devil May Cry, perciò state attenti. Platinum Games ha voluto dimostrare al mondo che Bayonetta ha ancora tanto da dare e raccontare, ma non per forza con tacchi a pistola puntati in fronte e pose ammiccanti.
BAYONETTA ORIGIN CEREZA AND THE LOST DEMON RECENSIONE | TESTATO SU NINTENDO SWITCH OLED
(Disponibile in esclusiva)
VOTO: 8
+Ha una Bayonetta, una Cereza, inedita e dolcissima come protagonista
+Artisticamente interessante e diverso dalla classica avventura Platinum
+Puzzle design intelligente, ma sempre accessibile…
-…anche troppo a volte, il gioco tende al “facile”
-Durata ottimale, ma bassa rigiocabilità
-Un’opzione per giocare in due nativa sarebbe stata gradita
Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon Recensione, l’innocenza della strega
Prima di diventare una donna con le idee chiare, forte e sicura di sé con tendenze al nudismo, anche Cereza, ovviamente, è stata bambina. Abbiamo incontrato qualche versione dell’infante streghetta nel corso dei precedenti capitoli della serie regolare. Sappiamo bene pertanto che, fin da piccolissima, la futura Bayonetta celava in sé un potere magico straripante, che solo con istruzione e self control sarebbe riuscita a imbrigliare molti, moltissimi anni dopo. Per aiutarla nel processo, sono state fondamentali le lezioni della strega Morgana, come apprendiamo ora da Cereza and the Lost Demon.
La narrazione di questo spin off prende piede proprio da una normale giornata di studi nel bosco della strega, durante il quale a causa di un inaspettato attacco nemico, Cereza perde le staffe. Evoca così quasi involontariamente un demone potentissimo, che però vuole essere rimandato indietro, tra le fiamme dell’inferno, quanto prima. Il problema è che Cereza ha consumato il suo potere magico attuale per chiamarlo a sè e fargli abitare la sua adorata bambola di pezza: Cheshire. Il mostro, che viene chiamato con lo stesso nome del pupazzo in cui è imprigionato, dopo qualche riluttanza accetta di seguire la neo-strega Cereza. Inizia così un viaggio nel bosco fatato dove la giovane è certa potrà assorbire un grande quantitativo di energia mistica. Usandone una parte, poi, per rispedire Cheshire a casa.
Il titolo del paragrafo e della recensione, quindi, non traggano in inganno il lettore. Cereza è già una Bayonetta in nuce, ambiziosa, forte e coraggiosa: innocente solo in quanto bambina, ma già abituata a comandare i suoi servitori. Lo dimostrano i siparietti che abbiamo vissuto in Cereza and the Lost Demon, fra le altre cose, parte di un comparto narrativo semplice e diretto, ma non scontato. Anche se non sulle curve che avreste voluto (forse) in Bayonetta Origins avrete quindi sempre gli occhi occupati. Che sia dalla sceneggiatura di una storia interessante per quanto tendente al fanciullesco. O da meravigliosi sfondi che sembrano dipinti ad acquerelli, da modelli tridimensionali curati e dettagliati, ma anch’essi “fumettosi” e sketchati.
Fin troppo facile?
Restando sul fronte creativo, dunque, Bayonetta Origins non solo non ha nulla da invidiare ai capitoli “maggiori” della sua serie. Anzi, dimostra una grande voglia di sperimentare, e farlo bene, da parte di Platinum Games. Tuttavia, la natura evidentemente spin-off e con budget probabilmente limitato salta alla mano, più che all’occhio, quando ci confrontiamo con il gameplay. Che funziona, lo premetto, ancora una volta specialmente grazie a un lavoro di design eccellente per tutti i puzzle, le ambientazioni e i nemici base/Boss.
Tanto per cominciare, l’avventura dura circa 12 ore, come da prassi per le precedenti iterazioni della saga. Manca però un qualsiasi sprone a futuri replay, che invece erano la normalità proprio sui Bayonetta numerati. Infatti, ho premesso che con Cereza ci muoveremo su piattaforme e in location ben congegnate. Risolvendo puzzle ambientali dal giusto livello di sfida, che solo a volte tendono davvero al “troppo facile”. Ma dove sono i collezionabili, i premi o reward di sorta nascosti nei livelli 3D? Senza un motivo vero per farlo, anche se l’attraversamento è piacevole, difficilmente il giocatore riprenderà in mano il gioco per esplorare al 100% ogni mappa. Addirittura, alcuni potrebbero tirare dritto verso il finale senza timore di perdersi grandi segreti o altro.
Nemmeno i combattimenti, per quanto i controlli siano responsivi e precisi, riescono a risollevare il livello di sfida di Bayonetta Origins. Controllare due personaggi contemporaneamente con i Joycon, ovvero Cereza e Cheshire, richiede attenzione, ma non si può certo definire un compito “difficile”. Anche perché i nostri mostruosi oppositori non faranno quasi niente per metterci seriamente alle strette. Abbatterli con le sinuose movenze di Cheshire, o con la magia ancora acerba di Cereza diventa presto una formalità tra un enigma e il successivo.
Non si tratta di elitarismo videoludico: proprio perché ho di certo esperienza e ho giocato a molti videogiochi ben più ardui di Cereza and the Lost Demon, posso dirvi che il titolo pare tarato al ribasso per scelta. Comprensibile nell’ottica di voler attrarre fasce di pubblico più giovani nel mondo delle streghe, ma… poi? Cosa succede quando un figlio/a eventuale, dopo aver gradito Bayonetta Origins, farà la fatidica domanda sulle api, i fiori e una Bayonetta in stato di grazia che fa la spaccata a favore di camera?
Il futuro di Bayonetta
Cosa ci aspetta al di là dello specchio del domani? Bayonetta e Platinum Games, nonché Nintendo che ormai patrocina le vicissitudini della bellissima incantatrice, sembrano suggerirlo indirettamente con questo Cereza and the Lost Demon. Un videogioco che dell’originale serie mantiene caratterizzazioni di base, immaginario generale e lore. Che di fatto dopo Bayonetta 3 si è mostruosamente allargata, diramandosi in un’esplosione multiversale che “Marvel Cinematic Universe spostati”. Viene naturale chiedersi se non fosse tutto un piano studiato dall’inizio. Se il tempo trascorso dall’annuncio di Bayonetta 3 e il suo rilascio non abbiano perciò significato qualcosa di più per la strega e i suoi alleati o nemici.
Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon, di sicuro, può dirsi un buon calcio di inizio in questa ancora immaginaria partita del futuro. Lo spin off funziona benissimo sia quando aderisce al nome altisonante che porta, sia quando se ne separa nell’estetica, nei toni e nei ritmi. Manca un’aggiustatina, volendo abbandonare i fasti dell’hack and slash frenetico in favore del puzzle solving e del light action (come il tenerissimo Moss). Una ri-tarata alla difficoltà, per iniziare, ma anche l’aggiunta di una modalità multigiocatore locale vera e propria, a questo punto. Di fatto in Lost Demon è possibile staccare il joycon e coordinarsi con un figlio/a, nipote, consorte o passante per strada, per fargli controllare uno dei due personaggi mentre muoviamo l’altro. Ma non è la stessa cosa, mancano molti espedienti quality of life e il già bassissimo impegno richiesto per vincere si dimezza letteralmente.
Non sappiamo cosa succederà a Bayonetta in futuro. Ma di una cosa siamo certi: vogliamo che qualcosa accada. Che siano altri spin-off ancor più ludicamente distanti, che siano nuovi capitoli numerati non importa. Il vaso di Pandora può ufficialmente dirsi scoperchiato dopo Bayonetta 3. Cereza and the Lost Demon non è altro che il primo, tenerissimo in questo caso, esserino che ne è uscito per divorarci.