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Moss-Moss Book II, Recensione: tenerealtà virtuale

Moss-Moss Book II Recensione | A causa della piattaforma alla quale appartengono, sia Moss che Moss Book II sono stati colpevolmente ignorati dalla maggior parte dei giocatori. Chi non è mai stato in possesso di un dispositivo VR non può sapere, infatti, quanto l’avventura della topolina protagonista possa essere magica.

Specialmente nel primo capitolo, il più datato, questo è vero in virtù della qualità del comparto artistico e grafico, più che unicamente per meriti di gameplay. Book II è stato ampliato e diversificato con maggior attenzione, pur non restando esente da una leggerezza di fondo dovuta al mezzo di cui fa uso. Moss non intende essere puramente “difficile”, al massimo sfidante e complesso più che altro nella costruzione e risoluzione dei puzzle.

Tuttavia, una volta indossato il visore è più difficile fare distinzioni puntuali. Non è forse vero che, nel mondo della realtà virtuale, la parola “immersione” si traduce in un rapporto inscindibile, tra tutti gli elementi che rendono possibile il “tuffo nell’illusione”? Moss e Moss Book II si vivono in modo molto diverso dai classici giochi VR in prima persona. Osservando e guidando un’eroina nascente, nel ruolo di divinità enormi e potentissime. Ciononostante, sono a mani basse due delle migliori esperienze di cambio-mondo disponibili sul mercato, e anche di più. Siedono tra i migliori action adventure in assoluto.

MOSS-MOSS BOOK II RECENSIONE | TESTATO SU PS5 con PSVR2

Moss-Moss Book II Recensione

(Disponibile anche su: PS4 con PSVR, Oculus Quest, Oculus Quest II)

VOTO: 9 (per entrambi)

+Puzzle interessanti che sfruttano la realtà virtuale in modo intelligente e dinamico
+La protagonista è semplicemente adorabile
+I diorami che compongono il mondo di gioco lasciano a bocca aperta
+L’ottimizzazione su PlayStation VR2 rende ancor più reale ogni momento
+Chinetosi ridotta al minimo da eye tracking e risoluzione aumentata
+Il miglior modo di godersi Moss e Moss Book II

-Sfruttamento limitato delle funzionalità avanzate della piattaforma di gioco

Moss-Moss Book II Recensione: c’era una volta una topolina coraggiosa…

Moss-Moss Book II Recensione

Moss è un racconto di crescita ed eroismo, solo apparentemente rimpicciolito per calzare a pennello sull’eccezionale topolino protagonista. In realtà, è una storia grande, con emozioni grandi, recapitate al giocatore con un’immediatezza rara e senza, quasi, spiccicare parola. Bastano pochi versi recitati da una narratrice onnisciente per catapultarci di capitolo in capitolo in vicissitudini fiabesche. Nel reame dei roditori devastato, anni or sono, da avversari meccanici quasi invincibili. Per quanto poco romanzate e molto dirette, le tematiche sono tutt’altro che infantili, ci hanno ricordato l’eleganza di “La storia infinita”.

Quasi allo stesso modo di Bastian con Atreyu, il giocatore è chiamato a intervenire in soccorso alla piccola Quill, che intende salvare suo nonno dalle grinfie di un cattivo misterioso fino alla fine. Lo scontro reale, però, si combatte su un piano più filosofico. Tra natura e tecnologia nociva, fine a sè stessa, tra pace e guerra, tra inutilmente grande fuori, ma piccolo dentro, e virtuosamente minuto fuori, ma enorme all’interno. Finché non si comprende quanto sia importante non giudicare un libro dalla copertina, o un eroe dalla dimensione della sua spada.

La linearità espositiva diventa così uno strumento efficacissimo nelle mani degli sviluppatori, utile per veicolare un messaggio complesso in modo più diretto. Non solo: come anticipavamo l’aura di intuitiva semplicità avvolge tutta l’esperienza. Anche le parti ludiche, che in questo modo sono accessibili anche a chi soffrisse di lieve nausea da VR. O a chi non avesse voglia di concentrarsi su una storia troppo complicata. Pochi comandi separano l’imput dall’azione a schermo e sta a noi decidere come visualizzare il quadro attuale.

Cosa c’è là dietro?

Sia su Moss che su Moss Book II, mentre con i pad controlliamo i movimenti e gli attacchi con arma bianca di Quill, possiamo e forse dobbiamo fisicamente avvicinarci a lei, ogni volta che affrontiamo un salto, o vogliamo abbattere un mostro meccanico. Anche solo per prendere le misure più facilmente, diventerà naturale esplorare muovendo il corpo e “girando intorno”, agli anfratti dei diorama con enigmi, preparati dai developer di Polyarc. Pure “dalla distanza”, però, dobbiamo allo stesso tempo impegnarci sempre ad afferrare manualmente quel nemico troppo vicino alla topolina. O a spostare una piattaforma utile o aprire un portale di pietra.

L’azione e l’interazione non mancano, insomma, in nessuno dei due capitoli. Il cui combat system non delude nonostante sia, più nel primo che nel secondo, ridotto a pochissime, semplici opzioni offensive. Non è nella varietà di combo, nè nella difficoltà spicciola che si gioca la partita “movimentata” di Quill. Bensì nel restituire al giocatore la sensazione di essere contemporaneamente colui che controlla il personaggio, e uno spettatore che fa il tifo per lui (lei in questo caso). Difficile comunicarvi con chiarezza l’astratta vicinanza che si finisce per provare di continuo in Moss. Di fatto, è quasi sempre un motore sufficiente per far stare con il fiato sospeso anche nel corso dei combattimenti più elementari.

Nonostante sia estremamente meno complesso e articolato rispetto al sequel, sia graficamente che tecnicamente, Moss è elegante e interattivo, divertente e conscio dei limiti del genere, di quelli della piattaforma VR, ma anche delle sue potenzialità e delle sue fonti ispiratrici. Evidentemente Zelda e Zelda Like affini. La dotazione di armi, strumenti e armature del primo capitolo è ridotta e meno scenografica rispetto al secondo, che ingrandisce ogni suo singolo aspetto e meccanica cardinale. La stessa storia dura quasi il doppio, ed è altrettanto più densa e intrigante. Perciò, l’ombra della ripetitività potrebbe stagliarsi sulla doppietta di Moss solo per chi dovesse spazzolarli di seguito, come se fossero un unico titolo.

Moss-Moss Book II Recensione: la realtà virtuale “di transizione”

Moss e Moss Book 2 sono importantissimi su PlayStation VR2. Rappresentano l’unica vera deviazione della piattaforma, per ora, dal tipico titolo in realtà virtuale che intende “immersione” con “immedesimazione”. I due meravigliosi giochi di Polyarc, invece, non vi faranno vivere nella pelliccia di Quill. Risparmiando nella maggioranza dei casi, nel caso ne soffriste, i capogiri della chinetosi. Questa “realtà virtuale di transizione” è il punto di partenza perfetto per condurre man mano i neofiti del genere verso i lidi della prima persona. Oppure, per far capire al giocatore che “va bene così”.

Immergersi in un gioco non significa per forza immedesimarsi nel protagonista, vivere le sue esperienze sulla nostra pelle. Nel caso di Moss, invece, si traduce con un caldo sentimento di empatia nei confronti della protagonista che aiutiamo. Una vicinanza che chi gioca da sempre i videogame sente come propria pure sugli schermi 2D. Ma che, per forza di cose, la realtà virtuale moltiplica all’ennesima potenza.

Ben vengano, allora, tutti i titoli VR che possono e devono fare da ponte tra la vecchia e la nuova generazione. Quelli che mostrano usi alternativi della straordinaria tecnologia che ora, finalmente, su console casalinga raggiunge e per certi versi supera quella “Master Race” del PC. Ben vengano Moss e Moss Book II, due videogiochi ambiziosi di cui vorremmo sentir parlare molto più spesso. Commoventi, sentiti, intelligenti e mai noiosi. Stupendi, da lasciare a bocca aperta ammirando tutti i dettagli di un mondo scolpito con in mente una lore certosina. Una fiaba moderna con una protagonista piccola piccola, ma col cuore di un elefante.

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