Ben Harper, l’artista che cerca la pace in “Questo mondo crudele”

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Di Redazione Metropolitan

Ben Harper - photo credits: Vanity Fair
Ben Harper – photo credits: Vanity Fair

Ben Harper è una delle figure più versatili ed eclettiche del panorama musicale mondiale. Il suo stile affonda le radici nella tradizione della musica black, che gli scorre nel sangue, ma non conosce confini. Il cantante e chitarrista statunitense porta con le sue canzoni tanti messaggi di pace, senza cedere alla propaganda politica. Scopriamo insieme le origini di Ben Harper e raccontiamo la sua carriera, iniziata nei primi anni ’90.

Ben Harper, figlio di una passione che vive da generazioni

Dentro il DNA di un artista a volte si trovano tante storie, che sembrano preannunciarne il destino. È il caso di Benjamin Chase Harper, in arte solo Ben Harper. Il cantante nasce il 28 Ottobre del 1969 a est di Los Angeles, nei pressi del deserto, da una famiglia di origini miste. Il padre è di discendenza afroamericana e Cherokee, la madre di origine lituana ed ebrea. Tutti nella famiglia Harper si occupano di musica da generazioni. Non solo come semplici appassionati, ma da professionisti: nonno liutaio, nonna chitarrista, padre percussionista, madre cantante e chitarrista. I nonni materni sono anche proprietari di un negozio di strumenti musicali, nel retro del Folk Music Center and Museum.

Ben inizia a frequentare da piccolo il negozio, assorbendo inevitabilmente la passione che gli trasmette la sua famiglia. Fin da giovanissimo, emergono le sue doti nel suonare la chitarra acustica, strumento che studia su incoraggiamento della madre. Col tempo si specializza a usare la Weissenborn, un modello di slide guitar che risale agli anni ’20, un pezzo molto raro. Harper impara inoltre a riparare ogni tipo di strumento che passa dal negozio. A 12 anni si esibisce per la prima volta in pubblico. Si dimostra già non solo un virtuoso della sei corde, ma anche onnivoro conoscitore della musica. Il giovane Harper rivela influenze che vanno da Bob Dylan a Edith Piaf a tantissimi altri musicisti rock, jazz, blues, soul e funk. Sicuramente è consapevole dell’importanza della tradizione musicale afro americana, che gli scorre nel sangue. Ma è altrettanto interessato alle varie ramificazioni moderne che derivano dalla musica black.

Ben Harper, Welcome To The Cruel World (1994)

Il rifiuto delle etichette e la missione di Ben Harper

“Quando scrivo e canto le mie canzoni, non penso a nessuna differenza fra pubblico bianco e nero. Credo solo nei colori”. Questa è una frase che ha sempre ribadito Ben Harper. Tale convinzione, lo induce a superare i confini tra i vari generi, per conoscere sempre nuove sonorità. Le notevoli abilità tecniche e il messaggio di pace di Harper, conquistano la critica sin dal suo album di debutto, Welcome To The Cruel World, pubblicato dalla Virgin Records nel 1994. Preceduto dall’LP Pleasure and Pain (1992), il primo album in studio dell’artista ha una missione chiara sin dal titolo. Mettendo in luce la sua fiducia nell’umanità, Harper vuole ricordare che il “crudele mondo” in cui viviamo è, nonostante tutti i suoi difetti, l’unica nostra casa. Ai saldi valori in cui crede, si accompagnano il rifiuto di ogni etichetta, del consumismo e della commercializzazione.

Tecnicamente, il primo disco è un rock alternativo che assorbe differenti e contrastanti generi musicali. Sorprende anche per i testi, che per la loro integrità morale lo avvicinano a Bob Dylan. Altro gigante della musica cui viene inevitabilmente accostato Harper, è Bob Marley, di cui sembra raccogliere e perpetuare l’ottimistico approccio alla vita. Proprio lo spirito dell’artista giamaicano, aleggia in modo ancora più evidente nell’album successivo, Fight For Your Mind, uscito nel 1995. A differenza del primo disco, dove è dominante il suono delle chitarre acustiche weissenborn, qui la gamma di sonorità si fa più ampia: il basso è più presente, così come le distorsioni. Contemporaneamente, si affina anche la capacità di scrittura e le tematiche si allargano. L’approccio politico caratterizza brani come Excuse Me Mr, un attacco alla moderna civiltà industriale.

Ben Harper, With My Own Two Hands (2003)

Le varie collaborazioni con diverse band

Fight For Your Mind è l’ultimo album da solista di Ben Harper prima di cominciare a collaborare con la band di supporto The Innocent Criminals, guidata dal bassista Juan A. Nelson e dal batterista Oliver Charles. Nel 1999 arriva l’album che più ricongiunge l’artista alle sue radici black, Born To Shine. Si riconoscono non più solo Bob Marley, ma anche Jimi Hendrix, i canti gospel e addirittura lo swing degli anni ’20. Quando nel 2003 l’artista statunitense pubblica il quinto album, Diamonds on The Inside, ha ormai raggiunto la notorietà mondiale. Gemma del disco è l’omaggio a Bob Marley With My Own Two Hands, un invito a cambiare il mondo a partire dal singolo. Diamonds on The Inside è più che mai pieno di vita, speranza e ottimismo: invoca a tutti i popoli della terra di trovare la forza interiore e la luce per risplendere come diamanti.

Con una media di quasi un album ogni due anni, l’artista statunitense è uno degli autori più prolifici sulla scena, sia come solista che con vari gruppi. Nel 2004 Harper collabora con i The Blind Boys of Alabama (un collettivo di cantanti ultraottantenni non vedenti) per un album marcatamente gospel, There Will Be a Light, vincitore di un Grammy. Talvolta compie anche qualche passo falso: è il caso di Life Line (2007), disco meno incisivo, più rilassato e convenzionale. Nel 2009 incide White Lies For Dark Times con la band rock/blues Relentless7 e nel 2010 pubblica un album con i Fistful of Mercy, supergruppo formato assieme a Dhani Harrison, figlio di George, e Joseph Arthur. La discografia del cantante californiano, si distingue comunque, nel complesso, per una costante sperimentazione. Negli ultimi anni, inoltre, nei suoi lavori tornano più forte la componente intimista e un grido verso le ingiustizie che sono sotto gli occhi di tutto il mondo.

Ben Harper, Call It What It Is (2016)

Ben Harper intimista e attivista

Vera perla degli anni più recenti è Childhood Home, disco del 2014 in cui Harper si fa accompagnare dalla mamma Ellen, polistrumentista e vocalist. I 10 brani sono incentrati sulla vita familiare e intrisi di tenerezza, sincerità e profondità. Nel 2016 Harper e la band The Innocent Criminals tornano con Call It What It Is, un album composto con l’intento di affrontare la tematica della brutalità della polizia. Più che mai attuali i versi della title track: “Lo hanno sparato alle spalle. Adesso è un crimine essere neri. Chiamalo per quello che è: omicidio”. Altrettanto politici i toni dell’album successivo, No Mercy In This Land (2018), in cui è impossibile non cogliere riferimenti all’America violenta di Donald Trump. Harper, in questo disco, è in coppia con l’armonicista blues Charlie Musselwhite. A momenti più duri si mescolano altri più introspettivi, come nel caso di When Love Is Not Enough.

Nel repertorio live di Ben Harper, sono spesso presenti anche preziose cover. Come Sexual Healing di Marvin Gaye, The Drugs Don’t Work dei Verve o Whole Lotta Love dei Led Zeppelin, che sono incluse nel suo unico album doppio dal vivo, Live From Mars, del 2001. Nel corso della sua carriera, Ben Harper ha vinto 3 GRAMMY Awards e ricevuto 7 nomination. Ha prodotto, tra gli altri, anche album per Mavis Staples, Blind Boys of Alabama, Natalie Maines e Rickie Lee Jones. Harper sostiene Little Kids Rock, organizzazione nazionale senza scopo di lucro che lavora per ripristinare e rivitalizzare l’educazione musicale nelle scuole pubbliche degli Stati Uniti. Nel Settembre 2020, l’artista californiano ha annunciato il suo ritorno con un nuovo album.

Ben Harper, Inland Empire (2020)

Winter Is For Lovers, il ritorno alle origini di Ben Harper

L’ultimo lavoro di Ben Harper è il recentissimo Winter Is For Lovers, uscito lo scorso 23 Ottobre. Si tratta della prima raccolta interamente strumentale dell’artista, 15 brani che vedono protagonisti solo la sua voce e la chitarra acustica. Ogni traccia ha per titolo il nome di una città. È un album dalle atmosfere molto intimiste, che rimanda al passato, al tempo che quel talentuoso bambino passava tra gli strumenti musicali nel vecchio negozio dei nonni. Winter Is For Lovers restituisce con un grande impatto emotivo tutto l’amore viscerale di Ben Harper per il suo strumento, come mai prima d’allora aveva fatto. Ben Harper ha così descritto il suo ultimo lavoro:

Questo è il mio primo album interamente strumentale. È semplice, essenziale, ci siamo solo io e la mia chitarra lap steel. Suona quasi spoglio e intimo proprio come speravo, perché è come se suonassi nel tuo soggiorno. A primo ascolto potrebbe sorprenderti perché è davvero ridotto all’osso, a differenza di molti altri brani e album di oggi. Ci è voluto un po’ per comporre quest’album, che mi ha posto davanti una sfida completamente nuova. Registrare un intero album solo con una chitarra, senza alcun testo, è stato molto più impegnativo rispetto ai lavori precedenti, ma anche più gratificante.

A cura si Valeria Salamone

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