
Da sempre guardiamo al futuro con una mano costantemente appoggiata sul nostro passato, facile da ricordare grazie ai geni che l’hanno vissuto.
Vincent Van Gogh ed il suo pennello, Hemingway e la sua penna, Leonardo Da Vinci con le sue invenzioni.
Bobby Locke ed il suo putter in legno di noce hanno lo stesso impatto sulla storia del golf.
Chi è Bobby Locke
Arthur D’Arcy Locke, questo è il suo vero nome, è nato il 20 Novembre 1917 a Germiston in Sudafrica. Dell’infanzia si sa poco, ma l’importante viene certamente dopo.
Locke, è per tutti “Bobby“, per via della sua immensa ammirazione per Bobby Jones, da cui ha preso ispirazione per creare il suo swing.
All’età di 9 anni, mentre si sta allenando, viene visto da T.D. Lighthouse, che decide di regalargli un putt a lama in legno di noce.
Con questo putt, (non lo cambierà mai) e la sua indole bizzarra, scaltra ed imperturbabile, Bobby Locke modellerà la sua storia e quella del golf mondiale.
a 14 anni, è il 1931, vince il campionato del Sudafrica dilettanti.
A 16 anni è già un golfista scratch e nel 1934 da dilettante vince sia il South African Open che l’Amateur Championship.
Ripete l’impresa nel 1937.

Il professionismo e la guerra
Diventa professionista nel 1938 a 20 anni ed immediatamente vince (di nuovo) il South African Open, South Africa Professional e il Transvaal Open.
L’anno successivo il ’’Maccauvlei Country Club’’ lo assume come professionista, ma la collaborazione si interrompe l’anno successivo. Il genio controverso, vuole insegnare anche a persone esterne e vuole partecipare a tornei stranieri, come lo U.S Open, senza dover dare un preavviso.
Pochi mesi più tardi è una storia più grande a mettersi di traverso: la seconda guerra mondiale è divampata e Bobby Locke è costretto a mette da parte la sua carriera.
Bobby si unisce alla South African Air Force, come pilota di bombardieri; viene dispiegato prima in Medio Oriente e successivamente in Italia.

Il ritorno di Bobby Locke e il suo Putt
Nel 1946, Locke può tornare finalmente in Sudafrica a fare quello per cui è nato, è in questo periodo che incontra Sam Snead.
I due si sfidano in una serie di incontri da cui Snead esce più sconfitto, Bobby Locke vince 12 partite su 16, ne pareggia 2 e perde solo 2 volte.
Snead (recordman di vittorie sul PGA Tour), che ma il golf incondizionatamente, consiglia a Bobby di andare a giocare proprio sul PGA Tour e lui accetta.
Un uragano si abbatte sulla PGA e i professionisti Americani sembrano ombrellini spazzati via dalla forza di un bastoncino in legno di noce. In due anni e mezzo, partecipa a 59 tornei: 11 vittorie, 10 secondi posti e 8 terzi posti.
Non ha uno swing eccezionale ma, seppur con un sistema poco ortodosso, è inarrestabile sui green.
La sua genialità sul putt è disarmante e complessa e ha due concetti indissolubili: “tutti i putt sono dritti” e “Posso farlo. L’ho fatto. Lo farò”.
Di se stesso dice: “Non importa quanto dovrei giocare bene i colpi lunghi, se non riuscissi a puttare, non vincerei mai”
Ed è ormai celebre la sua frase: “Tira il Drive per lo show, ma putta per i soldi”
La controversia con la PGA, i trionfi e il tragico epilogo
Nel 1949 Bobby Locke ottiene anche la consacrazione di un Major, vince il suo primo Open Championship al Royal St Georges nel Kent, a fine carriera saranno 4 Majors.
Con questa vittoria, inizia una serie di eventi in Gran Bretagna rinunciando a tornei sul Tour Americano, precedentemente accettati.
Con queste motivazioni, la PGA lo bandisce dal suo circuito ma la storia, come abbiamo detto è fatta di uomini ed in questo caso… della loro onestà.
Claude Harmon, vincitore Master del 1948, dichiara: “Bobby Locke è semplicemente troppo forte, hanno dovuto fermarlo”. Il 1951 la PGA revoca la squalifica di Locke, ma ormai è tardi, Bobby non si sente più il benvenuto.
Dividendosi fra Europa e Africa continua a mietere successi: 73 in totale ma solo per colpa di un tragico incidente nel 1959.
Lo scontro danneggia mente e fisico, oltre ad avere un impatto devastante sulla sua famiglia; costringendolo al ritiro.
Eppure, anche dopo la morte nel 1987, se chiedete ancora oggi a Gary Player chi prenderebbe per mettere un putt di 6 piedi per la sua vita, la risposta è una sola: Arthur “Bobby” D’Arcy Locke!
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