Boogie Nights: una grande stella lucente

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Di Redazione Metropolitan

È difficile credere che c’è stato un tempo in cui l’industria pornografica possedeva un mercato cinematografico tutto suo. “Boogie Nights” (stasera su Rete 4 alle 23:40) parla proprio di questo. O forse no?

Boogie Nights
Boogie Nights. PhotoCredit: Web

Il mio obiettivo, il mio sogno, la mia idea è quella di fare un film…con una storia che li risucchi nello schermo. E anche quando si sono svuotati del succo della felicità, restino inchiodati alle poltrone e non riescano a muoversi finché non scoprono come va a finire la storia”.

San Fernando Valley, 1977. Il giovane Eddie Adams (Mark Whalberg) lavora come lavapiatti in un locale notturno ma vuole diventare qualcosa di più.

L’occasione sembra presentarsi quando viene notato da Jack Horner (Burt Reynolds), noto regista di film porno. Osservando il suo bell’aspetto e la notevole prestanza fisica del giovane, Jack gli propone di lavorare con lui.

Boogie Nights
Boogie Nights. PhotoCredit: Web

Desideroso di diventare qualcuno e soprattutto di allontanarsi da una realtà famigliare a dir poco disperata, Eddie se ne va di casa e si unisce a Jack e al suo clan, composta da attori e tecnici del cinema a luci rosse.

Oltre a Jack, regista desideroso di realizzare “film veri”, conosciamo la materna Amber (Julianne Moore), il simpatico Reed (John C. Reilly), la disinibita Rollergirl (Heather Graham), l’afroamericano appassionato di musica country Buck (Don Cheadle), il timido Scotty (Philip Seymour Hoffman), il gentile ma represso Little Bill (William H. Macy), un produttore conosciuto come “il Colonello” (Robert Ridgely) e tanti altri casi umani che compongono il clan di Horner.

Boogie Nights
Boogie Nights. PhotoCredit: Web

Ha inizio così la scalata al successo di Eddie, soprannominatosi “Dirk Diggler”, e della sua nuova famiglia che avrà una battuta d’arresto appena iniziano gli anni ’80, periodo in cui il cinema porno e l’America stessa subiranno una trasformazione radicale.

Boogie Nights
Boogie Nights. PhotoCredit: Web

Dopo l’ottimo esordio con “Sydney” e prima del bellissimo “Magnolia”, Paul Thomas Anderson dirige uno dei suoi film migliori e il più sottovalutato.

Paul Thomas Anderson
Paul Thomas Anderson. PhotoCredit: Web

Caratterizzato da una struttura corale debitrice al cinema di Robert Altman (da sempre, insieme a Scorsese, ispiratore di Anderson), “Boogie Nights” è un appassionante e amaro ritratto dell’America a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, visto attraverso gli occhi dell’ “altra Hollywood”.

Eppure Anderson mette subito in chiaro le cose: non stiamo guardando una storia sull’industria pornografica.

Boogie Nights
Boogie Nights. PhotoCredit: Web

Il fulcro del film sono le vicende, talvolta ironiche e talvolta tragiche, di una famiglia di “perdenti” problematici e abbastanza mediocri nelle loro convinzioni e che Anderson guarda con affetto e partecipazione, rendendoceli simpatici e vicini a noi.

William H. Macy
William H. Macy. PhotoCredit: Web

Merito soprattutto degli attori, ben diretti e ognuno con il proprio spazio (tra cui Philip Baker Hall nel ruolo del produttore Floyd, colui che preannuncia il futuro del cinema pornografico, e uno scatenato Alfred Molina nei panni di uno spacciatore esilarante e matto come un cavallo).

Alfred Molina
Alfred Molina. PhotoCredit: Web

Ma quello che colpisce davvero di “Boogie Nights” è ovviamente la regia di Anderson, capace di offrirci grandi movimenti di macchina (ben quattro piani sequenza a dir poco indimenticabili) e una sceneggiatura impeccabile, scorrevole e priva di momenti superflui.

Il vero inizio della magnifica filmografia di un regista che non ne ha sbagliata una finora e che continua a ricordarci cos’è il Grande Cinema.

Burt Reynolds
Burt Reynolds. PhotoCredit: Web

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