Boris 4 è finalmente online su Disney +. Una stagione, quella della serie più amata e seguita d’Italia, completamente rivoluzionata. D’altronde in questi lunghi anni di assenza molto è cambiato. Mentre nelle prime tre stagioni la troupe di René Ferretti/ Francesco Pannofino si doveva barcamenare tra inefficienza e pretese assurde della TV in chiaro, Boris 4 è totalmente diverso.
Boris 4 ed il braccio di ferro con politically correct e algoritmo
Mentre nel Boris che conosciamo la sgangherata combriccola deve rendere conto alla fantomatica “rete“, in questa nuova veste si combatte l’algoritmo. Quest’ultimo con complicati calcoli decide se una serie è degna o meno di finire sulla piattaforma.
Non c’è più la soap opera Gli occhi del cuore, bensì una serie biblica sulla vita di Gesù prodotta da Stanis stesso.
Non c’è più il dottor Cane a capo del palinsesto, bensì Alison , giovane americana che manovra le fila della serie attraverso call online.
Sparisce il nonnismo. Esilarante a tal proposito Biascica in costante difficoltà nel combattere le nuove leggi del set.
Si da importanza alle minoranze, al punto da trovare un’improponibile versione cinese di San Marco all’interno del progetto.
Cambia tanto, come è giusto che sia dopo tutti questi anni. Si ride, forse di meno, ma in maniera più consapevole e con meno tormentoni.
Non manca la parte nostalgica, che talvolta in alcune parti suona un po’ come il canto del cigno e la degna conclusione di un cerchio rimasto per molto tempo aperto. A tal proposito è commovente il saluto a Roberta Fiorentini meglio nota come la segretaria di produzione Itala, e a Mattia Torre, uno dei tre geniali sceneggiatori delle prime tre stagioni.
Chi si aspettava lo stesso Boris delle prime tre serie potrebbe rimanere deluso, ma è pur vero che la comicità, così come ogni cosa al mondo, si evolve e diventa qualcosa di diverso. Gli sceneggiatori lo hanno capito, e con umiltà sono riusciti a rinnovare qualcosa che se riproposto nella stessa veste sarebbe parso vecchio e stantio.
Perché parliamoci chiaramente, nessuno avrebbe desiderato una quarta stagione fatta A cazzo di cane
Andrea Pastore
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