Emma Seligman ha avuto le idee chiare fin dal suo film d’esordio, Shiva Baby. E con Bottoms, il suo secondo lungometraggio, ci tiene a sottolineare quanto ami fare cinema e quanto comprenda la forza espressiva del mezzo. Sia a livello registico, che a livello di scrittura. E conferma la sua abilità nel saper dosare i ritmi della commedia dissacrante. Lo fa attraverso un classico high school movie ma che di classico non ha nulla. E dimostra come, se si ha conoscenza di ciò che si sta facendo, si possono sovvertire le regole non scritte. Perché Bottoms rigira il film scolastico classico americano e lo deride, mettendone a nudo i suoi lati più ridondanti e, perché no, tradizionalisti. Ribaltare le regole non è una cosa semplice, specialmente al secondo lungometraggio. Ma quando si sa fare cinema, allora anche il sangue e Fight Club in un teen movie non risultano solo credibili, ma assolutamente naturali.
Bottoms: over the top
PJ (Rachel Sennot) e Josie (Ayo Edebiri) sono due migliori amiche, lesbiche e impopolari, innamorate delle due ragazze più popolari della scuola. Come ogni teen drama che si rispetti, Isabel (la Cheerleader di cui Josie è infatuata) è fidanzata con Jeff, il capitano della squadra di Football. Andando via dalla fiera locale, le due protagoniste urtano con la macchina lo stesso Jeff, ritrovandosi ad essere ancora più odiate da tutto il liceo. Ma, a causa di questa aggressione, inizia a circolare la voce in tutta la scuola che le due siano state in riformatorio, proveranno a sfruttare questa nuova popolarità per conquistare le due cheerleader. Arriveranno, insomma, a fondare un vero e proprio Fight Club al femminile. Emma Seligman è padrona dei propri mezzi. Se in Shiva Baby la dissonanza tra diegesi e messa in scena era evidente e sfruttata per raccontare la disarmonia di Danielle in quel mondo, in Bottoms la narrazione registica è più ancorata al terreno e tanto dedita al racconto spettacolare e grottesco. Seligman sfrutta il mezzo per narrare ciò che lei stessa scrive e per mettere in campo questioni di genere, sessualità e parità attraverso una comicità grottesca e surreale scandita alla perfezione. In Bottoms è tutto sopra le righe, dai presidi che idolatrano i giocatori di Football, agli speaker che fanno battute vagamente sessiste e razziste come se nulla fosse. Sopra le righe sono le botte che le ragazze del club si danno. È il professore che le supervisiona, uscito direttamente da un episodio di The Wire. Ma è un’armonia che funziona in modo incredibilmente coerente.
Il Mean Girls della generazione Z
Ci vuole coraggio a scrivere e a girare un secondo lungometraggio come questo. Se l’aspettativa nei confronti di Emma Seligman era di un qualcosa sulla stessa onda di Shiva Baby, lei ha deciso di sradicare questa convinzione sfornando un teen movie a tratti geniale e che sfonda la parete del genere stesso. Si sentiva la necessità di aria fresca in un genere che da troppo non subiva una vera botta di novità. Ed è toccato alla giovane regista canadese prendere le redini di questa responsabilità. Quando si riesce a mischiare così sapientemente un film scolastico a momenti di forte violenza e assurdità costante, si è fatto centro. Che bello il cinema dei giovani per i giovani. Che bello il cinema di Emma Seligman e che bello che è il cinema.
Alessandro Libianchi
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