Brunei, dove il diverso muore

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Di Redazione Metropolitan

Pena di morte per gay ed adulteri nel Brunei, entrata in vigore la legge shock del sud-est asiatico. 

Il 1957 è stato l’anno in cui nel Brunei è stata effettuata l’ultima esecuzione, ma da oggi torna attiva questa macabra “caccia alle streghe”. L’omosessualità era già punibile con il carcere fino a 10 anni.

Il Sultano della nazione situata nell’isola del Borneo ha introdotto la pena di morte per lapidazione per adulterio, sodomia, relazioni sessuali extraconiugali per i musulmani, insulto e diffamazione del profeta Maometto. Inoltre a chi abortisce spetta la flagellazione pubblica, amputazione per chi ruba, fustigazione per chi è sorpreso a bere alcool, punizioni severe per chi sottopone i bambini a pratiche religiose diverse da quelle musulmane. 

Violazione dei diritti umani

Ira contro il Sultano da parte della comunità Lgbt, spaventata e preoccupata, ma non soltanto. Le critiche si sono sollevate da diverse parti, dalle celebrità di tutto il mondo ad alte cariche internazionali, come quelle dell’Alto commissario per i Diritti umani dell’Onu, Michelle Bachelet, che tramite un tweet esprime tutta la preoccupazione nei confronti di leggi che vanno nettamente contro i diritti umani. 

Il Sultano Hassanal Bolkiah ha chiaramente espresso la sua volontà di “vedere gli insegnamenti islamici in questo Paese diventare più forti”. Da tutto il mondo è partito quindi l’invito al boicottaggio delle proprietà del Sultano, proprietà che includono l’hotel Eden a Roma e il Principe di Savoia a Milano. Ellen deGeneres, conduttrice statunitense gay e attiva per i diritti delle comunità omosessuali, ha mostrato in un tweet tutte le proprietà alberghiere del Sultano, invitando al boicottaggio.


-Serena Valastro

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