Brunori Sas | Al di là dell’amore

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

A quasi tre anni di distanza dal suo ultimo lavoro discografico, il cantautore calabrese Dario Brunori torna con “Al di là dell’amore”, un brano nuovo di zecca condiviso come di consueto con la sua band e preludio a un album di studio di cui ancora non sappiamo né titolo né data di uscita.

Al di là dell’amore” è su tutte le piattaforme digitali da oggi e in rotazione radiofonica a partire da domani.

Immagine di copertina del nuovo singolo della Brunori Sas (Photo Credit: Facebook)
Immagine di copertina del nuovo singolo della Brunori Sas (Photo Credit: Facebook)

Prima di addentrarci in altre considerazioni, ecco il commento che lo stesso Brunori ha rilasciato riguardo il brano via comunicato stampa:

Al di là dell’amore è un canto etico e poetico a tre voci che, partendo da una riflessione sociale, si interroga sulla sempiterna contesa fra ciò che pensiamo sia Bene e ciò che pensiamo sia Male. La stessa struttura del testo è costruita come alternarsi di stati d’animo in attrito, seppur armoniosi. Il primo canto, quello delle strofe, è un disincanto, un ribollire di sarcasmo spazientito, amarezza e rimpianto. Un’invettiva d’impulso contro quella parte di umanità che sembra aver perso per strada i suoi connotati fondamentali. Il secondo, quello dei ritornelli, è la voce di una saggezza antica che invita alla riflessione, al prendere distanza senza distacco, a guardare le cose da una prospettiva più ampia, panoramica, un invito a lavorare anzitutto su se stessi piuttosto che limitarsi a scagliare ogni volta la prima pietra. L’esortazione finale “difendimi al di là dell’amore” si libra sopra i versi precedenti come una specie di preghiera laica. Il tentativo di sintetizzare in quattro parole un’etica intuitiva appannaggio di tutti, che prescinda dai torti e dalle ragioni, dalle ideologie, dai singoli punti di vista. Un comandamento d’amore espresso al di là dell’amore stesso“.

Musicalmente, il brano si presenta come un tempo medio dominato dall’andamento marziale della sezione ritmica e da un fraseggio di synth cupo e vagamente anni Ottanta su cui fin da subito si innesta il cantato.
Il respiro è in effetti quello di un “canto epico (nella stratificazione sonora e nella maniera in cui si apre maestoso il ritornello vengono alla mente certi episodi della colonna sonora di “Jesus Christ Superstar“), un canto appassionato/indignato che graffia e fa riflettere allo stesso modo e sotto lo stesso segno già espresso da Brunori in “A casa tutto bene.

E’ un brano di impegno sociale e politico, che non teme l’esposizione nel racconto di una realtà che non rende fieri né rappresenta molti di noi. Anche se non si fanno nomi e cognomi, se non si citano slogan o sigle di partito, è facile riconoscere i destinatari del canto di dolore di Brunori, quei legislatori e quei populisti della destra identitaria/sovranista al potere nell’ultima stagione parlamentare. Colpevoli di un racconto sempre più esasperato, incattivito e ostile riguardo (questo è il tema specifico della canzone) i temi dell’immigrazione e dell’accoglienza. E non soltanto loro: non è da meno, infatti (anzi forse è proprio il pericolo maggiore) il bacino elettorale di riferimento, un piccolo/grande popolo ignorante e strepitante che quei politici ha portato a vertici dentro e fuori i palazzi del potere.

Sono loro, gli uomini che “parlano come mangiano e infatti mangiano molto male” e che “fanno finta di non vedere e fanno finta di non sapere che si tratta di uomini, di donne e di uomini“. Gli stessi che “vogliono solo urlare/
alzare le casse e fare rumore/fuori dal torto e dalla ragione/un branco di cani senza padrone
” e rispetto ai quali Brunori si schernisce auspicando prima una riflessione – che poi è la ‘saggezza antica’ identificata da Brunori nel secondo canto – infine la preghiera laica nell’esortazione conclusiva.

Uno scatto in studio di Dario Brunori (PHOTO CREDIT: Strettoweb.com)
Uno scatto in studio di Dario Brunori (PHOTO CREDIT: Strettoweb.com)

Con grande piacere diamo notizia del ritorno di un cantautore che non ha paura di esporsi in maniera chiara e netta raccontando la realtà, l’attualità come ben pochi suoi colleghi (quasi nessuno tra i 30 e 40 sulla scena attuale) si azzardano a fare, suggerendo consapevolezza ben oltre la consueta ironia e leggerezza melò che pure è stata suo marchio di fabbrica fin dagli esordi. Questa nuova pagina ci ha convinti.

E non finisce qui: già perché annunciato il singolo, la Brunori Sas ha inoltre confermato il ritorno dal vivo in tour: dopo arene e teatri questa sarà la volta dei palasport. Si parte il prossimo marzo, girando l’Italia con l’auspicio di incantare e incoraggiare nuovi fans oltre quanti lo seguono con dedizione da ormai dieci anni.

I biglietti per le date del tour prodotto da Vivo Concerti sono disponibili già da ieri su www.ticketone.it e in tutti i punti vendita autorizzati da sabato 21 settembre 2019.

Ecco le date illustrate in dettaglio:

Martedì 3 marzo 2020 – Jesolo (VE) @ PalaInvent
Sabato 7 marzo 2020 – Torino @ Pala Alpitour
Venerdì 13 marzo 2020 – Assago (MI) @ Mediolanum Forum
Domenica 15 marzo 2020 – Casalecchio di Reno (BO) @ Unipol Arena
Sabato 21 marzo 20202 – Firenze @ Mandela Forum
Martedì 24 marzo 2020 – Ancona @ PalaPrometeo
Venerdì 27 marzo 2020 – Roma @ Palazzo Dello Sport
Sabato 28 marzo 2020 – Napoli @ PalaPartenope
Venerdì 3 aprile 2020 – Bari @ PalaFlorio
Domenica 5 aprile 2020 – Reggio Calabria @ PalaCalafiore

Ariel Bertoldo