Stando a Josep Borrell, responsabile della diplomazia dell’Unione, lo stock di armi nelle scorte dei paesi UE sta progressivamente raggiungendo i minimi storici a causa della guerra in Ucraina. Borrell risponde alle nuove richieste di Kiev, ultimamente impegnata sul fronte sia nella difesa dall’invasione russa sia nella programmata controffensiva a Kherson, che però potrebbe vedersi mancare il supporto logistico degli armamenti europei. Il rappresentante ha poi invitato i paesi membri dell’Unione a rafforzare ulteriormente i propri arsenali, entro una strategia di acquisto congiunto già adoperato per i vaccini durante le fasi pandemiche. Secondo l’Ukraine Support Tracker, che misura appunto la percentuale di supporto militare inviato rispetto agli impegni presi, nessun paese europeo è stato in grado di supplire completamente alla domanda ucraina.

Scorte in esaurimento, crisi energetica, strategia di acquisto congiunto: le problematiche che investono le promesse di armi fatte dall’UE all’Ucraina

Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea

Nella situazione attuale, le problematiche sollevate dai rappresentanti ucraini sono chiaramente pressanti. Da una parte abbiamo la necessità di sottostare agli impegni presi con il governo di Kiev, dall’altra la necessità di fronteggiare una crisi energetica senza precedenti. L’acquisto congiunto di armi, piuttosto che nazionale, porterebbe a un netto risparmio per i singoli Paesi europei, che quando non si accusano a vicenda, collaborano sotto le aspettative. E’ il caso delle critiche che hanno investito la ministra degli Esteri tedesca Baerbock, provenienti sia dall’Ucraina che dalla Polonia, e che hanno trovato una risposta semplicissima: le scorte tedesche di armamenti stanno finendo. Una risposta che ha spinto un po’ tutti i paesi a farsi due conti e constatare che anche le proprie armerie abbiano incominciato a svuotarsi troppo rapidamente.

La cooperazione sugli armamenti tra i paesi dell’Unione Europea è a oggi ferma all’11% del totale di armi acquistate in tutto il blocco. Bruxelles però vorrebbe arrivare almeno al 35%. La Bussola Strategica, il piano per la migliore integrazione difensiva, dovrà farla da padrone. Distribuendo equamente i costi, secondo Borrell, le armi potrebbero arrivare senza problemi e senza caricare troppo le spese militari di paesi che affondano anche troppo generosamente nelle tasche pubbliche. In attesa di un preventivo, insomma, c’è anche da constatare come i sei paesi più grandi d’Europa non abbiano preso nuovi impegni militari a favore di Kiev, mentre è impossibile non notare il ritardo nelle promesse di addestramento dei soldati ucraini fatte, tra l’altro, anche dall’Italia. Forse il conflitto ucraino farà le gioie degli europeisti più convinti, ponendo le basi per una cooperazione militare a livello europeo che potrebbe non finire col conflitto presente.

Alberto Alessi

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