Con il dolore di chi nell’ultimo anno ha dovuto affrontare la perdita di un proprio membro, i Foo Fighters presentano il loro nuovo album, But Here We Are, un raccordo musicale tra passato e futuro: ve lo raccontiamo nella nostra recensione.
But Here We Are: l’album terapeutico dei Foo Fighters

But Here We Are arriva dopo un anno di dolorose perdite. La band ha perso un anno fa Taylor Hawkins, colui che ha segnato il ritmo scandito delle canzoni dei Foo Fighters per 25 anni. Dedicato a Taylor e Virgina, la madre di Dave Grohl, anche lei scomparsa lo scorso anno, But Here We Are è una terapia del lutto, che i componenti della band cercano di affrontare.
L’undicesimo album della band, è una risposta onesta e cruda a tutto ciò che i Foo Fighters hanno vissuto nell’ultimo anno: una testimonianza del potere curativo della musica, dell’amicizia e della famiglia. Un lutto affrontato nella maniera più essenziale possibile: una copertina bianca e i suoni familiari del rock frenetico che ci riportano al sound originale della band.
Ricominciare dopo una grande e dolorosa perdita
Incanalando l’ingenuità del sound del debutto dei Foo Fighters nel 1995, reso più consapevole da decenni di maturità e profondità, But Here We Are è il suono di una band di fratelli che trovano rifugio nella musica che li ha fatti incontrare 28 anni fa, un processo che è stato così terapeutico perché legato al proseguire della vita: “Ma siamo ancora qui”.
Il nuovo album dei Foo Fighters affronta infatti la perdita tramite un raccordo tra passato e futuro: da una parte c’è la consapevolezza di dover continuare ed andare avanti; dall’altra c’è il ricordo di ora non è più qui, rappresentato dal sound caratteristico della band agli inizi.
But Here We Are: l’essenzialità in tutte le sue forme
Uscito il 2 Giugno e prodotto da Greg Kurstin e Foo Fighters, But Here We Are rappresenta il primo capitolo della nuova vita della band. Un capitolo che si apre con un tour mondiale attualmente in corso e uno streaming gratuito a tutti i loro fan: “Foo Fighters: Preparing Music For Concerts”.
Nello streaming la band ha annunciato la presenza di Josh Freese per la batteria del nuovo tour e il ritorno di Dave Grohl alla batteria per le registrazioni dell’album. Inoltre, nella tappa del tour al Boston Calling è salito sul palco anche Shane Hawkins, il figlio di Taylor Hawkins che è tornato ad esibirsi dal vivo con i Foo Fighters suonando I’ll Stick Around. Una sostituzione non completamente radicale: la decisione di non realizzare materiale promozionale, dipende anche dall’assenza di Taylor e la volontà di non mostrare Freese come il suo rimpiazzo.
Infatti, proprio come la copertina dell’album, anche il lancio stesso è stato tradotto in essenzialità: il nuovo album è uscito in un clima di discrezione e sorprendendo completamente i fan. Infatti, dopo la morte di Taylor, il gruppo aveva deciso di non lasciare dichiarazioni ai media. Questa essenzialità accompagna dunque l’album in tutti i suoi aspetti, rappresentando la volontà di lasciar parlare solo la loro musica.
Le tracce significative del nuovo album dei Foo Fighters
Le tracce presentate dall’album sono contenitori di gamma di emozioni, che vanno dalla rabbia e il dolore, alla serenità e all’accettazione. Ad aprire l’album, è il singolo Rescued, un urlo primordiale segnato dalla voce di Dave Grohl, che invita ad andare avanti in cerca di salvezza:
I’m just waiting to be rescued. Bring me back to life.
Rescued, Foo Fighters
Il giro di chitarra ripreso più volte, accompagnato dai colpi netti della batteria sembra appunto riportarci all’estetica punk-rock dei primi tempi, segnando il sound aggressivo, ma melodico che caratterizza tutto l’album. Altro brano significativo è la ballata dream pop Show Me How, una parentesi malinconica e commovente, che lascia alle le voci di Grohl e della figlia Violet. Il brano è essenziale perché trattiene in sé uno dei principi portanti di tutto l’album: l’assenza di un nostro caro.
I’ll take care of everything from now on. Where are you now? Who will show me how?.
Show Me How, Foo Fighters
Concludiamo la nostra recensione con The Teacher, una canzone epica di 10 minuti. Si tratta della canzone più lunga mai registrata dalla band, una vera e propria epopea rock, che trattiene in se il segno distintivo dei Foo Fighters. La voce posata di Dave Grohl e l’introduzione della chitarra, aprono ad una sovrapposizione di ritornelli lirici che accompagnano picchi e discese, e che scivolano poi in un tripudio overload sonoro.
Ecco la tracklist di But Here We Are:
- Rescued
- Under You
- Hearing Voices
- But Here We Are
- The Glass
- Nothing At All
- Show Me How
- Beyond Me
- The Teacher
- Rest
Martina Capitani
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