Cacciate i curdi: accordo Putin-Erdogan

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Di Redazione Metropolitan

Un nuovo fronte d’alleanza prende forma nella questione siriana. “Cacciate i curdi”, Un patto inusuale e di difficile comprensione fra il presidente turco Erdogan e il Premier russo Vladimir Putin.

Cacciate i curdi”: così ha tuonato un esasperato Erdogan. Nei giorni scorsi è stato raggiunto un accordo. Il presidente Putin e l’omologo turco hanno concordato un patto riguardante la complessa situazione siriana.

Erdogan ha rilanciato sulla questione in modo netto, un ultimatum riferito alle milizie curde. Essi avranno 150 ore di tregua per ritirarsi dalle zone del nord della Siria e dai confini con la Turchia. L’accordo di Sochi ha preventivato un appoggio costante delle forze armate russe in sostegno delle pattuglie turche.

Nelle ultime ore più di trecento soldati russi hanno raggiunto le milizie turche presso il confine del paese insieme a veicoli blindati leggeri. Le pattuglie si occuperanno di pattugliare fino a 10 kilometri in penetrazione sul suolo siriano. Una mossa tattica da parte di Putin, vero artefice di questa inedita alleanza.

Putin: l’equilibrio in medio oriente

“Il presidente turco mi ha spiegato le ragioni dell’offensiva. Io sono convinto che i sentimenti separatisti del nordest della Siria siano stati fomentati dall’esterno. La regione va liberata dalla presenza illegale straniera.” Questa è la dichiarazione da parte di Putin sull’argomento. A questo punto si devono analizzare due punti.

In primo luogo le milizie curde devono completare l’evacuazione del territorio entro pochi giorni e ritirarsi completamente dalle zone già sancite dall’accordo degli scorsi giorni fra Ankara e Washington.

Non a caso l’accordo di Putin è entrato in azione nello stesso momento in cui è terminato il cessate il fuoco stipulato con gli Stati Uniti. In quella circostanze il presidente Trump si era assicurato una evacuazione priva di azioni offensive da parte dei curdi.

Putin è andato oltre: non solo ha sradicato la minaccia curda dalla Turchia e ha fornito appoggio mediatico a Erdogan ma è intervenuto attivamente con forze armate di pattuglia.

E qui veniamo al secondo punto: tramite questa operazione militare la Russia ribadisce la sua presenza determinante nello scacchiere geopolitico.

Un ecosistema, apparentemente, dominato dagli Stati Uniti fin’ora. Putin ha giocato le sue carte, mettendo ancora una volta in mostra i suoi efficacissimi mezzi. Egli non vuole certamente perdere autorità in una zona che ha sempre dominato ma che negli ultimi tempi sembrava gradualmente essere finita sotto l’ala lunga di Trump.