Carlo Alberto dalla Chiesa, la storia del generale ucciso dalla mafia

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Di Marianna Soru

Va in onda oggi il film sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa, di cui si onora oggi l’anniversario della morte, avvenuta il 3 settembre 1982. Alle 21:25 su Canale 5 andrà in onda il film di Giorgio Capitani con Giancarlo Giannini.

Ripercorriamo insieme dunque tutte le tappe della sua vita. Il generale nasce il 27 settembre 1920 a Saluzzo, in Piemonte. Figlio dell’Ufficiale dei Carabinieri Romano, e fratello di Romolo, anche lui Ufficiale, si arruola già durante la Seconda Guerra Mondiale, precisamente nel 1941, a soli 21 anni. Rimase a San Benedetto del Tronto fino al famoso 8 settembre 1943, giorno dell’Armistizio. Dopo la laurea in Giurisprudenza, conseguita durante il conflitto, viene inviato a comandare una tenenza a Bari, dove può conseguire la seconda laurea in Scienze Politiche. Inoltre conosce la futura moglie Dora Fabbo, che diventerà la sua prima moglie nel 1946.

Carlo Alberto dalla Chiesa e la Strage di via Carini

Dopo l’impegno contro il banditismo in Sicilia, e il contrasto alle Brigate Rosse, il generale diventa Prefetto a Palermo. Comincia così una lotta alla mafia, che si conclude tristemente con l’agguato e la strage di via Carini, nella quale perderà la vita lui, e la seconda moglie Emanuela Setti Carraro. Infatti, l’agguato, di matrice mafiosa, prevede un attacco e una scarica di colpi, nella quale persero la vita sul colpo sia il generale, sia la moglie. L’agente di scorta Domenico Russo perse la vita 13 giorni dopo, in terapia intensiva.

“A 39 anni dal tragico agguato del 3 settembre 1982 a Palermo, rendo commosso omaggio al ricordo del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, della signora Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo, vittime della ferocia mafiosa – dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricordando la strage messa a segno da Cosa Nostra -. La loro barbara uccisione rappresentò uno dei momenti più gravi dell’attacco della criminalità organizzata alle istituzioni e agli uomini che le impersonavano ma, allo stesso tempo, finì per accentuare ancor di più un solco incolmabile tra la città ferita e quella mafia che continuava a volerne determinare i destini con l’intimidazione e la morte”, afferma oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Marianna Soru

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