
Carlo Collodi, celebre per aver dato forma alle avventure di Pinocchio, nasceva il 24 novembre 1826 a Firenze con il nome di Carlo Lorenzini. Oggi conosciuto comunemente come Collodi, non tutti sanno che in realtà questo è il nome del paese di cui era originaria la madre.
Collodi, da giornalista ad autore di libri per l’infanzia
Dopo aver portato avanti studi umanistici all’università -studiò in particolare retorica e filosofia- Carlo Lorenzetti decide di troncare improvvisamente la carriera accademica e inizia a lavorare come commesso in una libreria. E’ così che si approccia ad un vivace ambiente di intellettuali, giornalisti e letterati che lo conduce ben presto a diventare giornalista egli stesso. Dal 1847, l’autore diventa infatti collaboratore per la «Rivista di Firenze». In questa fase, si distingue per la descrizione di una realtà toscana spiritosa e bizzarra, fatta di intrighi e storielle da caffè per mezzo di fulminanti invenzioni linguistiche.
Opera emblematica dell’attività dello scrittore è in quel momento Un romanzo in vapore (1856), una sorta di guida turistica che segue la linea ferroviaria Firenze–Livorno, detta “Leopolda”; si alternano alla descrizione di viaggio e alle informazioni pratiche brevi inserti narrativi, comici o bozzetistici, che preannunciano le prove più impegnative. Una commissione dall’editore Paggi sarà, poi, determinante perché Collodi inizi ad occuparsi di letteratura per l’infanzia. Incarico che lo renderà celebre in tutto il mondo. Gli viene affidata così la traduzione delle fiabe di Charles Perrault (1628-1703) e dei suoi Racconti di mia madre Oca; tra questi compaiono racconti quali Pollicino, Cappuccetto rosso, La bella addormentata, Il gatto con gli stivali e Cenerentola. Carlo emerge, dunque, finalmente nella narrativa con finalità didattica.

Le avventure di Pinocchio, il grande capolavoro
Il romanzo nasce, con il titolo Storia di un burattino, come racconto a puntate per il «Giornale per i bambini» di Ferdinando Martini. Nella versione iniziale del racconto, però, l’autore decide inizialmente di terminare la narrazione con l’impiccagione del burattino Pinocchio alla Quercia Grande. Il malcontento fu tale nel vedere conclusa la storia con la terribile morte del protagonista, che Collodi dovette continuare a scrivere delle incredibili avventure del burattino di legno, garantendo un lieto fine. Avendo appreso il valore dell’istruzione e dell’educazione, il nostro Pinocchio si trasforma in un bambino vero.
La pubblicazione si conclude nel 1883, quando Le avventure di Pinocchio sono pubblicate in un volume di trentasei capitoli. Da lì in poi, Pinocchio diventa un autentico best seller, risultando uno dei libri più letti nell’intera letteratura mondiale.
Alcune curiosità sul burattino più famoso di tutti i tempi
Oltre al lieto fine inizialmente non previsto, sono tante le curiosità che forse non conoscevate su Pinocchio e il suo autore. Innanzitutto, l’intera narrazione doveva avere uno scenario più cupo e crudo: nel corso del racconto, Pinocchio uccide addirittura il grillo con un martello, stufo di sentirne i rimproveri. Nonostante i tentativi di rendere il romanzo dal bel finale, in realtà Pinocchio resta una storia che continua a parlare di morte, come provano alcune suggestioni artistiche, tra cui l’opera dell’artista austriaco Gottfried Helnwein, che nel 1988 ha realizzato il dipinto “Der Tod des Pinocchio” (La morte di Pinocchio). Sono innumerevoli, poi, le traduzione e versioni cinematografiche/teatrali adattate al romanzo.

In particolare, anche Tolstoj è rimasto suggestionato da Pinocchio, al punto da scrivere nel 1936 una versione alternativa in russo, dal titolo La piccola chiave d’oro o Le avventure di Burattino. Infine, tra le varie interpretazioni che sono state date all’opera, ce n’è anche una di tipo esoterico, basata sull’ipotesi che Collodi appartenesse a una loggia massonica fiorentina. Le avventure di Pinocchio, in quest’ottica, non sarebbero altro che il processo di iniziazione in cui una marionetta di legno, simbolo della meccanicità della persona, aspira a ritrovare la sua anima autentica.
Martina Pipitone