
Il Metropolitan Today oggi è dedicato al disastro nucleare più grave della storia. Chernobyl 26 aprile 1986. Era l’una e trenta del mattino quando presso la centrale V.I. Lenin, nell’Ucraina settentrionale, allora facente parte dell’Unione Sovietica, a pochi chilometri dalla città di Chernobyl, si consumava il più grave disastro nucleare della storia del mondo. Il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, circa 100 chilometri a nord della capitale Kiev, esplose durante un test di sicurezza.
L’esplosione fu classificata come “Catastrofica“. Di livello 7 e massimo della scala INES dell’IAEA, insieme a quello avvenuto nella centrale di Fukushima Dai-ichi dopo il terremoto e lo tsunami del 2011, ma dieci volte più grave. Il reattore bruciò per 10 giorni rilasciando nell’atmosfera elementi radioattivi che contaminarono tre quarti d’Europa e che si spinsero fino alla costa orientale degli Usa.
Chernobyl dopo il 26 aprile 1986, il silenzio della Russia

Le autorità all’epoca cercarono in tutti i modi di non far trapelare la verità sulla gravità dell’incidente. La Svezia fu la prima a lanciare l’allarme dopo che il 28 aprile gli scienziati rilevarono, un picco dei livelli di radiazione nell’aria. Nonostante questo le autorità russe non cancellarono la parata del Primo Maggio. Così migliaia di persone si riversarono per le strade di Kiev. Nell’area vivevano 8 milioni di persone, di cui 2 milioni di bambini.
Le emissioni radioattive ricaddero nella maggior parte nelle zone immediatamente circostanti, e principalmente su la città di Pripjat e nei territori circostanti dell’Ucraina, della Russia e della Bielorussia. Significativi livelli di radiazioni si riscontrarono anche in tutto il continente europeo, soprattutto nelle repubbliche baltiche, scandinave e in Germania.
Il più grande disastro nucleare della storia

Nel periodo successivo all’incidente, tracce di materiale radioattivo sono state rinvenute in tutto l’emisfero nord del pianeta, depositatesi in diverse quantità, a seconda della direzione dei venti e delle piogge. Secondo i rapporti delle Nazioni Unite le persone morte direttamente per l’esplosione furono 65. Quelle dovute alle radiazioni avvenute negli anni successivi, sono stimate intorno alle 60.000. Il più grande numero di vittime si contò soprattutto tra la popolazione che viveva nelle zone limitrofe.
Alto, fu anche il numero di morti tra il personale che ricevette l’ordine di recarsi sul sito dell’esplosione, e che dovette stare a stretto contatto con fortissime radiazioni. Le morti avvennero a causa dell’equipaggiamento totalmente inadeguato fornitogli. Incalcolabili ancora oggi sono invece i danni ambientali. Dopo l’incidente la politica nucleare di Kiev ha deciso il disuso di alcuni impianti e il rimodernamento e l’ampliamento di altri. L’esplosione di Chernobyl resta il più grande disastro nucleare della storia.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina (Centrale nucleare di Chernobyl) photo credit: agi.it