
Nella lunga storia dei Cugini di Campagna, un ruolo fondamentale lo ha giocato anche Flavio Paulin, rimasto alla storia come il primo cantante della band di Anima mia, oltre che come il co-autore di alcuni dei loro grandi successi. Un artista che nella sua carriera ha fatto molto altro, rivestendo anche il ruolo di discografico.

Flavio è nato a Trieste il 5 luglio 1948 sotto il segno del Cancro. Artista di grande talento, è stato tra i quattro fondatori dei Cugini di Campagna, oltre che il primo cantante della band, con cui è rimasto fino al 1977. Come autore, ma anche come voce, ha quindi contribuito al successo internazionale del gruppo.
Il suo falsetto è diventato infatti iconico in brani come Anima mia, da lui co-scritto, ma anche in canzoni come Innamorata, Un’altra donna, Preghiera e altri successi. Nel 1977 decide, sull’onda del successo, di abbandonare il gruppo per dedicarsi ad alcune ricerche sulla musica elettronica. Pubblica così un primo singolo e debutta da solista, dando vita ad alcuni dei lavori più sperimentali della musica elettronica europea, cercando di fondere sonorità all’avanguardia con la tradizione classica e melodica italiana.
Cosa fa oggi Flavio Paulin? Da tempo ormai ha smesso di pubblicare lavori che portano il suo nome, ma continua a essere inserito nel mondo della musica in diversi ruoli.
Cugini di Campagna, l’ex componente Flavio Paulin contro le scelte della band
“All’epoca di Anima mia non eravamo pronti al boom del singolo, che è stato in classifica per un anno. È andata così: i nostri produttori avevano finito i soldi, ci dissero che avrebbero chiuso perché non c’erano riscontri. Abbiamo chiesto di darci la possibilità di scrivere una cosa di nostro gusto. Così io e Ivano Michetti abbiamo scritto Anima mia e scrivendola ci è venuta l’idea di utilizzare il falsetto. C’è da dire che io cantavo così già di mio, contrariamente a quello che qualcuno dice, attribuendosi il merito, ma il merito è soltanto mio. Cantare così mi veniva spontaneo. Abbiamo fatto qualche serata in cui cantavo in questo modo tanto per testare il pubblico. In un locale a Ostia cantai Abat jour in falsetto e funzionò. E allora io e Ivano decidemmo di giocarci tutto, tanto non avevamo niente da perdere. Così abbiamo fatto Anima mia, pensando: o facciamo il botto o comunque ci abbiamo provato. Cantare normalmente non aveva più senso, anche storicamente.”
Ricorda a proposito di Anima Mia.
“Le nostre cose le facevamo d’istinto, facevamo gli arrangiamenti adatti alle nostre canzoni: molto più curati nei singoli, perché dedicavamo poco tempo agli album. Non c’era la volontà del gruppo di fermarsi e dedicarsi di più agli album. I singoli erano veramente delle lance appuntite, mentre negli album c’era poco studio. Non erano all’altezza della nostra fama.”