Chi era Alfredo Belli Paci, il marito di Liliana Segre: “Ci fu una crisi e lasciò la politica per me”

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Di Redazione Metropolitan

Marchigiano d’origine e milanese d’adozione, Alfredo Belli Paci entrò nell’esercito dopo aver frequentato l’accademia militare di Livorno. Fu sottotenente d’artiglieria in Grecia durante la Seconda guerra mondiale.

Chi era Alfredo Belli Paci, il marito di Liliana Segre

Conservatore di destra e antifascista cattolico, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Venne catturato dai tedeschi e passò due anni nei campi di prigionia nazisti.

Liliana Segre e Alfredo Belli Paci si conobbero a Pesaro nel 1948, quando lei aveva 18 anni e lui 28. Si sposarono nel 1951 e vissero insieme fino alla morte di lui nel 2007. Hanno avuto tre figli: Alberto, Luciano e Federica.

Liliana Segre e Belli Paci si incontrarono a Pesaro, lui aveva dieci anni in più di lei, colpita dalla somiglianza di quel giovane con il padre Alberto Segre. “Ci fu uno sguardo complice, pochissime parole. Un paio di giorni dopo notò il mio numero sul braccio. Io so cos’è, mi disse e lui mi raccontò che, avendo scelto di non aderire alla Repubblica Sociale, aveva trascorso due anni in sette campi di prigionia nazisti. Alfredo Belli Paci era uno dei seicentomila militari internati in Germania”, ha raccontato Segre a Che tempo che fa?.

I due si sposarono nel 1951 e fino alla morte di lui, nel 2007, vissero insieme. Hanno avuto tre figli: Alberto, Luciano e Federica. Belli Paci, conservatore di destra e antifascista cattolico, presidente di Unione Popolare nazionale, decise di aderire alla lista del Movimento Sociale Italiano – Destra nazionale guidato dall’ex funzionario dalla Rsi Giorgio Almirante. E si candidò come “indipendente” nel 1979 alle elezioni politiche per la Camera dei deputati. Neanche 700 voti.

“Mio marito, che era stato uno che aveva scelto due anni di internamento pur di non stare nella Repubblica sociale, vedendo molto disordine, per un certo periodo aderì a una destra in cui c’era anche Almirante”, ha raccontato la senatrice alla trasmissione di Fabio Fazio. “Io ho molto sofferto e ci fu una grande crisi. A un certo punto misi mio marito e me sullo stesso piano e dovevamo sceglierci di nuovo. O separarci”. A quel punto Belli Paci cambiò idea. “Per fortuna lui rinunciò per amore nei miei confronti a una eventuale carriera politica. E io aprii le braccia a un amore ritrovato e fummo insieme per altri 25 anni”.

Di quelle tensioni e di quei tormenti in famiglia raccontò anche Luciano Belli Paci in un’intervista a Il Giornale. “Ero il segretario provinciale dei giovani del Psdi, poi ho militato nel Psi, nei Ds, in Sd, Sel e infine Liberi e Uguali. Non mi sono spostato io, che resto sulle posizioni di Saragat”. Il padre aveva lavorato con liberali, monarchici e antifascisti a quel progetto chiamato Costituente di Destra poi diventata Democrazia Nazionale. “Non le nascondo che fu un periodo difficile per lei e che la scelta di mio padre portò a delle lacerazioni nei nostri rapporti. Fin quando poi si decise a mollare tutto e a fare l’avvocato, da solo e poi insieme a me”.

Liliana Segre: “Meloni tolga la fiamma dal logo del suo partito”

“Nella mia vita ho sentito di tutto e di più, le parole pertanto non mi colpiscono più di un tanto. A Giorgia Meloni dico questo: inizi dal togliere la fiamma dal logo del suo partito“. Così su Pagine Ebraiche Liliana Segre ha commentato le recenti parole di Giorgia Meloni sulla destra italiana che “ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni”.

Dopo il video alla stampa estera della leader di Fratelli d’Italia diversi esponenti del centrosinistra hanno invitato la Meloni a passare dalle parole ai fatti, togliendo la fiamma del Msi dal simbolo di Fdi.

Perché, come ha ricordato Andrea Romano del Pd, “quella fiamma, come Giorgia Meloni sa perfettamente, è da sempre un riferimento esplicito alla fiammella che arde sulla tomba di Benito Mussolini e per questo è il principale simbolo del neofascismo italiano”.

La Russa ricorda la candidatura col Msi del marito di Liliana Segre

Alle parole della senatrice a vita ha replicato Ignazio La Russa: “Spero di non essere irriguardoso nel ricordare che il marito della stessa senatrice Segre, che ho personalmente conosciuto e apprezzato, si candidò con Almirante sotto il simbolo della fiamma con la scritta Msi senza ovviamente rinunciare alla sua lontananza dal fascismo”.

La candidatura di Alfredo Belli Paci con il Msi viene evocata di tanto in tanto quando la senatrice scampata all’Olocausto parla di fascismo, razzismo, antisemitismo. È quindi opportuno ricordare per intero la storia del marito di Liliana Segre.

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