Anna Nicole Smith, pseudonimo di Vickie Lynn Hogan, è stata modella e attrice, morta all’età di 39 anni a causa di un collasso. Playmate dell’anno nel 1993, la sua storia viene raccontata da un docufilm disponibile dal 16 maggio su Netflix. Al centro della narrazione, la carriera e la storia personale della donna, che passa attraverso il matrimonio con James Howard Marshall II, all’epoca ottantanovenne, l’eredità di quest’ultimo e il mistero che avvolte la morte del primogenito Daniel e la battaglia per la paternità e la custodia della seconda Dannielyn.
Nata nel 1967, Anna Nicole Smith è stata una delle attrici e showgirl statunitensi che ha fatto letteralmente ammattire milioni di fan in giro per il mondo. La sua carriera spicca il volo nel 1992, quando finisce sulla copertina del magazine Playboy, mentre l’anno successivo viene eletta Playmate dell’anno, divenendo una delle modelle più ricercate dalle case di moda.
Una rivincita per quella ragazza bellissima ma sfortunata: da bambina era stata vittima di abusi, a diciott’anni era già in fuga dal primo marito violento, con un figlio di tre mesi al seguito. Vickie Lynn Hogan, questo il nome all’anagrafe, nella polvere non voleva tornare più. Così all’apice del successo investì nel migliore (sulla carta) bene rifugio: il matrimonio con miliardario. Nel 1994, a soli 26 anni, sposò il petroliere 89enne James Howard Marshall II, conosciuto in un locale in cui lavorava come spogliarellista. Rimase vedova dopo un anno appena e a lei andò tutta la fortuna del marito, più di 6 miliardi di dollari. Ma il figlio del compianto miliardario la trascinò davanti alla Corte Suprema (la contesa per l’eredità si chiuse solo nel 2011, quando lei è già morta). Gli ultimi anni furono un vortice di decadenza, tra eccessi, depressione (dopo la morte del figlio Daniel, a soli vent’anni, per sospetta overdose), e innumerevoli interventi di chirurgia estetica che le causarono una grave dipendenza dagli antidolorifici
Sedici anni dopo la sua morte, sulla sua vita sono rimasti ancora tanti misteri che il nuovo documentario Netflix cerca ora di chiarire anche attraverso le testimonianze di chi Anna Nicole la conosceva bene. E a dar retta ai loro ricordi non tutto è come sembra. «Ha inventato un sacco di cose», dice ad esempio senza mezzi termini Melissa “Missy” Byrum. Missy, che conobbe “Nicki” in uno strip club di Houston dove le due lavoravano nei primi anni Novanta, sostiene ad esempio che Anne Nicole «non è mai stata vittima di abusi». Semplicemente, raccontava la storia di abusi realmente vissuta da Byrum come fosse sua. Pare che la madre di Smith, Virgie Mae Hogan, morta nel 2018, una volta chiese a sua figlia perché raccontasse così tante bugie. Anna Nicole le rispose: «Faccio più soldi raccontando storie tristi che raccontando storie belle. Se la notizia è brutta, veramente brutta, guadagno 50 volte di più di quello che guadagno se la notizia è buona».
Nel nuovo documentario Missy rivela anche che lei e Anna Nicole a partire dal 1992 hanno avuto una «relazione segreta» e nel 1993 si sono perfino «sposate»
Il mistero della morte
La morte di Anna Nicole Smith fu al centro di tanti dubbi e qualche tesi complottista di chi urlò all’ipotesi dell’omicidio. La modella fu trovata priva di sensi in una stanza del Casinò dell’Hard Rock Cafe di Hollywwod l’8 febbraio 2007. Morì durante il trasporto in ambulanza verso il Memorial Regional Hospital, sei mesi dopo la scomparsa del suo primo figlio ventenne Daniel. Le circostanze del decesso rimasero avvolte nel mistero per qualche settimana, finché le autorità competenti non dichiararono ufficialmente che la Smith morì per un collasso in seguito all’uso eccessivo di almeno nove sostanze diverse (compreso il metadone), che lei consumava abitualmente per combattere la depressione, l’insonnia e i dolori. La ricostruzione della polizia smentì le voci di suicidio e di complotto per l’assassinio, che nel frattempo avevano cominciato a circolare.