Christiaan Barnard, tutto in una notte il primo trapianto di cuore

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Di Federica De Candia

Barnard era, secondo le leggi di allora, un omicida. E vi divenne la notte fra il 2 e il 3 dicembre 1967. Quando fu ricoverata una giovane donna in coma irreversibile dopo un incidente d’auto. Christiaan Barnard prese l’iniziativa senza avvisare nessuno, ed espiantò il cuore della donna per trapiantarlo in un uomo di mezza età. 5 ore di sala operatoria, e dopo telefonò al direttore dell’ospedale per comunicargli l’esito: l’intervento era riuscito. 

Da salvacuori a rubacuori

Christiaan Barnard e Barbara Zoellner, foto Pinterest

Nell’ambiente erano tutti convinti che il primo a cimentarsi in quell’operazione sarebbe stato Norman Shumway, che in California, alla Stanford University di Palo Alto, aveva passato anni a esercitarsi sui cani per poter essere in grado di effettuare il trapianto cardiaco perfetto. Lui era il chirurgo più preparato, ma era frenato da limiti etici e legali. Perché, per la buona riuscita di un trapianto di cuore, l’organo da impiegare doveva essere prelevato ancora battente, ovvero da una persona tecnicamente viva. E l’idea di asportare un cuore ancora vivo per impiantarlo in un altro corpo, significava andare ben oltre uno standard. E non era certo facile. Ecco perché nessuno osava compiere il primo passo. Ma Barnard, chirurgo sudafricano, divenne in poco tempo una star internazionale, tanto da tentare un secondo intervento il 2 gennaio 1968. A ricevere il cuore nuovo di zecca stavolta fu Philip Blaiberg, dentista 59enne che sopravvisse per più di un anno e mezzo. Proprio questo successo diede il via libera ai trapianti di cuore.

Era egocentrico, gran lavoratore, intelligente, ambizioso, insolente e arrogante; agiva con la convinzione che qualsiasi cosa gli altri sapessero fare, era in grado di farla anche lui”. Questo il ritratto di Barnard da parte di un suo collega endocrinologo, che aggiungeva particolari agghiaccianti: “Quando scoprì che un chirurgo russo aveva trapiantato a un cane una seconda testa, andò subito nello stabulario e ripeté l’esperimento, mostrandoci con fierezza il grottesco risultato“. Impavido, tracotante, convinto di poter andare oltre ogni limite. Barnard era coraggioso, ma di quel coraggio mosso dall’ambizione. In molti giudicarono la sua sfida professionale più etica che medica. I giornali non erano parsimoniosi con lui, definendolo “il profeta dei cuori” e “il mago dei trapianti”. Tanti, almeno cento, furono i trapianti nel primo anno, di chirurghi che si cimenvano nell’operazione, ma tecnicamente impreparati e senza aver risolto il problema principale del rigetto. E da salvacuori, Christiaan Barnard, passò presto a rubacuori…

Le notti romane di Barnard

Innumerevoli storie con stelle e starlette, hanno riempito le cronache dell’epoca. Barnard non passava inosservato, e veniva paparazzato nelle notti allegre, tra club romani e parigini. Si narra di una simpatia per Sophia Loren, che l’amico Peter Sellers gli presenta come «la donna più incredibile, provocante e bella che abbia mai incontrato». Poi con Gina Lollobrigida quando aveva 41 anni, e lui 46. Tutto iniziò con «a ghost of smile», un «accenno di sorriso» che lei gli fece (tradotto un fantasma di sorriso). Dalle memorie di Christiaan la Bersagliera è così descritta: «Benché fosse certamente vicina ai quarant’anni, appariva come una piccola studentessa con i capelli bruni che le coprivano quasi completamente la fronte… aveva un trucco molto leggero, affascinanti occhi scuri, labbra carnose».

Passa dai salotti più chic che se lo contendevano come ‘il chirurgo del cuore‘, alle conferenze dove ad attenderlo c’erano centinaia di madri che gli chiedevano di visitare i loro bambini. Balla con Grace di Monaco, e volteggia con tutte, pur conoscendo «solo i passi base del foxtrot, del walzer e del tango». Non si nega a nessuna comparsata televisiva. Idolatrato come un santo, umano come un peccatore.

Dottor stranamore

Il motivo per cui non ho vinto il Nobel per la Medicina è che sono un sudafricano bianco“. Diceva Barnard. I rotocalchi impazzivano, per questo pioniere della medicina, che dai letti di corsia, passava di corsa ad altri talami. Umberto Pizzi, il celebre paparazzo, ha nel suo archivio una selezione di foto che ritraggono il chirurgo al “Jackie O” e in altri locali della Roma by night. “Era un Don Giovanni – ha raccontato il fotografo – era sempre circondato da donne bellissime. L’ho fotografato con la seconda moglie, Barbara Zoellner, e non solo. Anche con una giovanissima Moana Pozzi“. La seconda moglie era Barbara Zoellner, ricchissima e appena diciannovenne quando la sposò nel 1970; e la terza era Karin Setzkorn, di una cinquantina d’anni più giovane di lui. Non si sa bene chi fosse al suo fianco quando, nel 2001, morì a Cipro. Ai bordi di una piscina, gli fu fatale un attacco d’asma. Ma i giornali, chissà perché, mantennero fede alla fiaba di questo ‘dottor stranamore’, e scrissero che aveva avuto un infarto di cuore.

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