Un boy scout troppo cresciuto? O un concentrato insolito di molecole e sentimenti, dove la mente batte i muscoli? Colui che impara a controllare gli impulsi di vanità, senza autopunirsi. E mai accetta un bicchiere di vino: perché non beve quando vola. Lui è il Superman di Christopher Reeve. Il migliore mai visto al cinema? Provate a convincere i fan del contrario.

Il solo Uomo d’Acciaio: credete che Christopher Reeve può volare?

Christopher Reeve, Superman, Foto locandina film 1978, da The Movie Database
Christopher Reeve, Superman, Foto locandina film 1978, da The Movie Database

Il Superman di Christopher Reeve, è quello dei quattro film realizzati fra il 1978 e il 1987. Rimane un’interpretazione iconica, secondo moltissimi pareri illustri e di sentimento. Tanto che nell’immaginario collettivo, non c’è attore che meriti di più, di indossare tuta blu e mantello rosso. 11 chili messi su per calarsi nella parte. E il quasi sconosciuto Reeve, a soli 25 anni, è pronto per segnare la storia. Dopo i rifiuti di numerosi attori fra cui Robert Redford, Burt Reynolds, Paul Newman, e Sylvester Stallone che si offrì spontaneamente, la scelta cade sul giovane definito perfetto, per interpretare Superman e Clark. Per quel primo film, considerato all’epoca ambizioso ma anche rischioso, il ragazzotto Newyorkese di quasi due metri di altezza, sembra davvero un personaggio dei fumetti diventato realtà. Riusciva a trasmettere tutta la fantasia di Superman, mantenendolo reale e raggiungibile. Con quel coraggio, un po’ incosciente e un po’ suggerito dalla sceneggiatura (scritta da Mario Puzo, celebre per Il Padrino), riesce a parlare agli adulti di animazione.

«È un uccello! È un aereo! No, è…». Diretto da Richard Donner (autore “I Goonies” e “Arma Letale”), e interpretato da Christopher Reeve, lo strapagato Marlon Brando e Gene Hackman, il film è conosciuto anche con il titolo “Superman: Il film” (Superman: The Movie). Nonostante non fosse dichiaratamente fan dei fumetti, (la prima apparizione di Superman grazie alla penna di Jerry Siegel e Joe Shuster, è sulle pagine di Action Comics il18 aprile 1938, albo per ragazzi destinato a riscrivere la cultura pop degli Stati Uniti e non solo), l’esordiente Reeve affronta il ruolo con grande entusiasmo. Sapeva che farlo bene, avrebbe significato passare alla storia. Mentre, prima di lui, toccò al quasi omonimo George Reeves interpretare l’Uomo d’acciaio nel 1951.

Altro che costume imbottito: la trovata di Christopher Reeve

Christopher Reeve riesce nell’impresa di rendere al meglio la duplice natura del personaggio: da una parte fragile e impacciato, dall’altra eroico e indomito. Dismessi i panni umanissimi di Clark Kent nella sua eleganza da gentiluomo, Superman è un alieno dai poteri straordinari. E la riga dei capelli si sposta da destra a sinistra. E spariscono gli occhiali da vista. Da impomatato, entra in una cabina telefonica per uscirne trasformato. 

Con quello che è stato definito il più orribile costume di Superman, anche se era il meglio che si potesse trovare a quei tempi in cui anche il Batman televisivo indossava discutibili tutine aderenti, Christopher Reeve è l’eroe in calzamaglia per eccellenza. Degno di portare la grande S sul petto. Mascella squadrata, volitiva, e sguardo dal leggero strabismo. Ma quello che dona, detto ‘di Venere’, che ipnotizza e incuriosisce. Non fu subito colpo di fulmine con Reeve: perché inizialmente è scartato dal regista. Troppo giovane e magro. Viene richiamato dalla produzione con l’idea di fargli indossare un costume imbottito. Ma l’opzione non piace all’attore, che nella sua determinazione decide di sottoporsi ad un duro allenamento. Con l’aiuto del suo allenatore personale, David Prows. Proprio l’interprete (solo fisico, non vocale) del temibile Darth Vader nella saga di “Guerre Stellari“.

Il goffo Clark Kent vola più in alto di Superman, grazie a Reeve

Il primo film Superman di Christopher Reeve, recita così nel suo incipit, siglato June 1938: “Durante gli anni ’30, perfino la grande città di Metropolis soffriva atroci conseguenze di una crisi economica di portata mondiale. In quei momenti di paura e di confusione, il compito di informare il pubblico era responsabilità del Daily Planet, un grande quotidiano cittadino la cui reputazione di purezza e di verità era diventata un simbolo di speranza per la città di Metropolis“. Come da copione, nella volata al successo del redattore Clark Kent, non può mancare la love story, densa di alchimia, con la collega Lois Lane, l’attrice canadese Margot Kidder. Che fa risaltare il talento romantico del ragazzone volante. Lui che rinuncia ai poteri per amore.

Il ruolo di Clark Kent, che Reeve svolge in maniera esemplare, pare ispirato al Cary Grant di “Susanna!” (1938): i suoi impacci con Lois Lane, la gaffe con il datore di lavoro Perry White (Jackie Cooper), il basso profilo, regalano al personaggio un distacco, una diversità dal mondo cinico del giornalismo. Troppi attori hanno trascuranto in seguito la parte di Clark Kent. Dando maggior rilievo al ruolo figo in costume e collant blu. Ma è sotto quegli occhiali che tutto deve cominciare. Clark è un personaggio “del suo tempo”, ma influenzerà un’intera generazione. Non secondario, ma fondamentalmente. Raddrizza le spalle, abbandona il balbettio goffo, e indossa la sicurezza silenziosa e rassicurante di Superman. Sul set, invece, non vi era molta empatia tra Reeve e Marlon Brando. La star di Hollywood, poco motivata e pigra, pare rifiutasse di leggere la sceneggiatura per prepararsi al ruolo, e che le battute gli venissero mostrate fuori quadro durante le riprese.

Superman di Christopher Reeve: immortale perché farà piangere

Il ricordo indelebile dell’interpretazione, ha poi reso Christopher Reeve portavoce di battaglie umanitarie e politiche. Reso ancora più simbolico dal tragico avvenimento che toccò l’attore nel 1995, quando rimase paralizzato dal collo in giù per una caduta da cavallo. Eroe anche nella vita: con la forza di volontà – nonostante l’incidente che lo rese quadriplegico – ha continuato a insegnare a tutti ‘come poter volare’. Perché è eroe anche chi resiste, e persevera nelle difficoltà. Fonda così, “Christopher and Dana Reeve Foundation“, insieme alla moglie Dana Morosini, e s’impegna come attivista in difesa dei diritti dei disabili, sostenendo apertamente la ricerca sulle cellule staminali e sulla clonazione terapeutica. I suoi limiti fisici, non gli impediscono di dirigere e partecipare ad altri film, oltre a comparire anche in un episodio della serie televisiva “Smallville“, per rendere eterno il suo status di primo e insuperabile Superman.

Vincendo un Oscar per gli Effetti Visivi, il primo film “Superman” di Christopher Reeve, darà il via a una serie di sequel. Lui, non è stato il primo attore a prestare il volto al supereroe, ma è colui che, in qualche modo, è riuscito a fare la storia e ad aprire davvero le porte al cinema incentrato sulle eroine nate dalle pagine dei fumetti. Dopo il primo capitolo del 1978, Christopher Reeve è tornato a indossare il mantello di Superman nel 1980 con “Superman II“, nel 1983 con “Superman III”, e nel 1987 con “Superman IV“. Si tratta di una vera e propria saga cinematografica che ha gettato le basi per il mito immortale di Christopher Reeve nei panni dell’alieno dal cuore buono venuto da Krypton.

Ci vuole Superman per insegnare a Superman

Se i cinecomic esistono, lo devono al Superman di Christopher Reeve. Il suo Superman, era da solo a lottare contro le forze del male, in un’epoca dove i cinecomics erano tutto tranne che la norma: se era già raro vedere supereroi apparire sul grande schermo, sarebbe stato addirittura impossibile parlare di ipotetici crossover (episodi in cui appaiono due o più personaggi facenti parte di mondi immaginari). Nel nuovo millennio, invece, le pellicole tratte dai fumetti hanno preso sempre più piede, con il successo dei titoli MCU che ha portato più personaggi a convivere nella stessa storia: ecco così, che gli ultimi kolossal vedono il Superman di Henry Cavill sfidare o a collaborare con Batman, Flash, Wonder Woman, Aquaman e così via. Ma, nonostante le innumerevoli incarnazioni e gli sforzi fatti nel corso degli anni, prima da Brandon Routh e poi da Henry Cavill, Christopher Reeve continua ad essere il Superman “in carica”, quello dannatamente inimitabile.

Attenzione però alle critiche mosse alla versione cinematografica di Superman 1978-1987. Per gli ‘accusatori’, era una caricatura dalla scarsa profondità e complessità. Il protagonista riassunto come uno stupidotto sorridente, che porta in salvo gatti dagli alberi e abbozzare annunci di servizio pubblico. Ma il Superman di Reeve vuole letteralmente volare “sopra la città”. Per riparare alle ingiustizie, lottare contro gli abusi. Ma non è facile essere un supereroe: a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità. Qui Superman apre al tema della conflittualità, alla crisi di identità, incomprensioni, solitudine. Lui era un personaggio che lottava con vari problemi, umano più che un bionico.

Volano le critiche: lontane anni luce dal Superman di Christopher Reeve?

Il Superman di Reeve era un eroe comune? In realtà, ha dovuto affrontare le conseguenze delle proprie azioni (sia fisiche che morali), e si è assunto la responsabilità di ciò che ha fatto. Troppo semplicistico, catalogarlo come un cartoon per bambini, o un fumetto pasticcione inventato da sembrare irreale. Impossibile anche, intuirne un intento venale: la nascita di un nuovo e redditizio filone hollywoodiano. Ma il segreto del successo di Christopher Reeve è forse l’ingenuità?

Reeve indosserà il costume di Superman un’ultima volta per “Superman IV“, di cui l’attore curerà anche la sceneggiatura, convincendo così molti membri del cast originale a tornare. I tagli del budget (da 35 a 15 milioni di dollari) però comportano l’eliminazione di molte scene, causando così molti buchi nella trama, che si ripercuotono anche sulla qualità degli effetti speciali. L’incasso fu molto basso e alla fine, nonostante fosse stato messo in cantiere, il quinto episodio della saga non venne mai realizzato. “Io difendo la verità, la giustizia e la bandiera americana“. Restano le parole del Superman di Christopher Reeve, che combatte il crimine in costume attillato e mantello. Che incarna lo spirito originario dei fumetti, ed è anche un ingenuo bambino.

Federica De Candia

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