Prolungata la retrospettiva dell’artista camaleontica Cindy Sherman fino al 31 gennaio, nelle sale della Fondazione Louis Vuitton a Parigi. Un bellissimo tour virtuale ci accompagna nella più grande retrospettiva europea dell’ultimo decennio della fotografa Cindy Sherman con 300 fotografie scattate dal 1975-2020. Una carriera che la consacra come una delle più influenti personalità dell’arte contemporanea. Artista dalle 1000 sfaccettature e dai 1000 volti, regina della metamorfosi e del trasformismo, unico soggetto delle proprie fotografie.
Ogni scatto è frutto di un complesso, maniacale lavoro e studio sui dettagli. La funambolesca Cindy Sherman è in grado di trasformarsi unicamente con lievi cambi d’espressione. Ogni fotografia è Untitled “senza titolo” perché è un continuo comporsi e scomporsi alla ricerca di un identità voluta o avuta o ambita. Una corrispondenza tra ciò che si è e che si vorrebbe essere o che la società ci impone.
Restrospettiva di Cindy Sherman
La Fondazione parigina di Louis Vuitton propone un percorso museale diviso in serie in sintonia della modalità artistica della fotografa che ama scegliere un argomento ed esplorarlo fino allo sfinimento. La mostra si apre con UNTITLED FILM STILL, ipotetici frame di film riconducibili a canoni cinematografici europei e hollywoodiani, in cui l’artista impersonifica molteplici personaggi: protagonista, regista, costumista, tecnico delle luci ecc. Simulacri in bianco e nero in cui il cinema assolve la funzione di pensiero collettivo, di produttore di illusioni.
Sono però i CLAWNS del 2003-2004 il punto più alto della sua opera. Realizzati a seguito di una riflessione sugli attacchi terroristici del 2001, si propone androgina con enigmatica tristezza e artefatta allegria. Conclude il percorso espositivo MAN dove si trasforma in uomini accompagnati dal corrispettivo femminile, provocazione in nome di una totale libertà
Gli autoritratti
In bilico tra performance e fotografia i ritratti o meglio gli autoritratti sono motivo di riflessione sul condizionamento nella vita da parte dell’arte e della cultura pop. Cindy Sherman utilizza stereotipi per eliminare preconcetti, si appropria dei luoghi comuni per ridicolizzarli e farli a brandelli. Nel 2008 prende consapevolezza del proprio invecchiare e utilizza le sue rughe per raccontare in modo grottesco l’universo delle ricche vecchie aristocratiche americane, sprezzanti dei propri privilegi in una bolla di lusso.
Cindy Sherman invita a trasformarci insieme a lei, a creare la nostra individualità senza sottostare a regole di mercato, senza piegarci a quello che la società ci impone. Recitare un ruolo si, ma alla fine fermarci davanti a uno specchio che ci costringa a vederci per quel che siamo, liberi da ogni condizionamento, scevri da stereotipi. Solo noi stessi perché non necessariamente dobbiamo essere qualcuno o qualcosa.
Chiara Sticca Candellone