
Dal 1937 a oggi, i Classici Disney ci hanno cresciuti, allietato i pomeriggi e le serate. Come sono cambiati dai tempi di “Biancaneve e i Sette Nani” a quelli di “Frozen 2”?
Il sottoscritto ama la Disney. Non tanto l’azienda quanto la fabbrica di sogni che ha cresciuto generazioni di spettatori, ricordandoci costantemente il potere del Cinema.
Massimi rappresentanti della produzione disneyana sono sempre i stati i cosiddetti Classici ovvero i lungometraggi animati che tuttora portano tante famiglie in sala.
Reduce della visione di “Frozen 2”, ho riflettuto sui grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni all’interno di questi film. Alcuni graditi, altri decisamente meno.

Di cosa parlo? Andiamo a vedere.
Le Storie e i Personaggi
Walt Disney aveva una linea guida precisa quando si trattava di adattare una fiaba sul grande schermo: rappresentare non la storia originale bensì la propria visione.

Poco importa quindi se “Biancaneve e i sette nani” o “La Bella Addormentata nel bosco” non posseggono molti lati cupi delle suddette fiabe o se “Il Gobbo di Notre Dame” è una trasposizione edulcorata del dramma di Victor Hugo.

Nel corso del tempo qualcosa è cambiato. I soggetti dei Classici si sono sempre più distaccati da fonti letterarie o storiche e hanno cominciato a sperimentare con soggetti originali (ispirandosi al modello Pixar).
Ecco quindi che nell’ultima decade abbiamo visto sì fiabe rimaneggiate e spesso in modo anche particolarmente sorprendente (“La Principessa e il ranocchio”, “Rapunzel” e lo stesso “Frozen”) ma anche racconti che affrontano contesti inediti.

Ciò non è solo segno di un rinnovamento da parte della Disney ma ha comportato anche diversi cambiamenti in uno degli elementi vincenti di questi film: i personaggi.
Molti spettatori hanno spesso utilizzato come esempi le principesse Disney e i loro spasimanti per descrivere determinati cliché.
Bisogna dire però che sono figure che hanno subito una mutazione quasi radicale nel corso del tempo.
Oggi tale mutazione è ancora più evidente dopo aver visto film con personaggi femminili e maschili molto più sfaccettati e combattivi, affiancati dagli immancabili comprimari che contribuiscono ad arricchire la vicenda.

I Contenuti
Un occhio superficiale potrebbe trovare i film Disney “banali” nel voler esprimere morali che sembrano appartenere solo alla finzione cinematografica. Il che non è affatto un problema.
Dalle fiabe che stimolano i nostri sogni (“Pinocchio”) ai racconti di formazione (“La Spada nella roccia”, “Bambi”, “Il Pianeta del Tesoro”) e persino storie sulla discriminazione (“Dumbo”, “Mulan”), la Disney ha spesso tentato di impartire lezioni universali.

Col passare degli anni i contenuti di questi film si sono evoluti, seguendo le mode del momento e cercando di rimanere al passo coi tempi.
È il caso di “Frozen”, film sopravvalutato nel suo insieme ma che ha avuto il merito di cambiare direzione nella descrizione delle dinamiche tra i diversi personaggi (accantonando spesso il romanticismo per i rapporti fraterni o di “semplice” amicizia).

Esempi di questo tipo si possono trovare anche in titoli come “Ralph Spaccatutto”, “Big Hero 6” e soprattutto in “Zootropolis”, un Classico Disney che guarda davvero all’attualità senza però rinunciare al divertimento e alla creatività.

Il Male
Passiamo a una delle note “dolenti” della storia recente di casa Disney: i cattivi.

Quelli che un tempo erano i mattatori nonché vero e proprio motore della vicenda (sin dai tempi di “Biancaneve e i sette nani” per giunta!), oggi sono praticamente estinti.
Non dico che ogni singolo Classico Disney dovrebbe avere un antagonista concreto ma se deve esserci, allora gestitelo bene!
“Ralph Spaccatutto” non ha un antagonista rivoluzionario ma è comunque valido e ha uno scopo nella storia (oltre che un legame spirituale con il protagonista).

In “Rapunzel” c’è Madre Goethel che segue un po’ il tipico schema del cattivo disneyano ma con motivazioni più ambigue.

E gli altri? Stendiamo un velo pietoso.
“Big Hero 6” e “Zootropolis” presentano cattivi che fungono più da espedienti narrativi e ciò non è necessariamente un problema, se non fosse che non hanno la benché minima caratterizzazione.
E non dimentichiamoci la totale inutilità dell’antagonista di “Frozen”, inserito giusto per un colpo di scena non solo prevedibile ma persino futile.
La Disney dovrebbe capire che è il caso di riproporre antagonisti validi o di non inserirli affatto.
La Musica
Uno degli elementi più caratteristici e amati/odiati della produzione Disney sono i numeri musicali.
Veri e propri momenti di estasi visiva e uditiva che spesso determinano il successo di un film di questo genere e che nel corso degli anni sono diventati parte integrante della narrazione e non solo simpatici intermezzi.

Non sono mancati ovviamente i Classici che hanno proseguito con la tradizione che prevedeva la presenza dei numeri musicali “standard” (numero d’apertura, momento romantico, parentesi comica, la canzone del cattivo e il gran finale) ma ormai non è più così.
I film Disney ormai lasciano da parte le musiche quando non servono o diventano dei veri propri musical stile Broadway dove le canzoni e i dialoghi vanno a braccetto.
La seconda categoria riguarda “Moana” e ovviamente il dittico di “Frozen” dove i personaggi manifestano i loro sentimenti tramite la musica (forse anche in maniera eccessiva!).
Personalmente non è il lato che preferisco di più degli attuali Classici Disney (specialmente se, come nel seguito di “Frozen”, i numeri musicali sono per la maggior parte gratuiti) ma i tempi cambiano e me ne sono fatto una ragione.

Il Nocciolo della questione
La Disney non è più quella di una volta. E allora?
È proprio questo il punto. La formula è forse cambiata ma il succo è sempre lo stesso.
Non ha importanza se i Classici Disney hanno meno canzoni o troppe. O se i cattivi sono meno rilevanti e le fiabe hanno lasciato il posto a storie più “terra a terra”.
I film Disney hanno sempre avuto un unico scopo: raccontare delle storie ed eventualmente divertirci ed emozionarci con esse. Pur con i suoi alti e bassi, la Disney fa ancora tutto questo.
Del resto anche se una stella cade, all’alba sorgeremo comunque.

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