Benvenute e benvenuti su CoffeeNSupes, la rubrica sui supereroi da leggere in pausa caffè!

Tazzina alla mano, vi accompagnerò in un viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta dei film sui supereroi più e meno conosciuti fino a spingerci nelle profondità della psicologia, filosofia, sociologia, mitologia e narrativa nascoste tra le righe degli affascinanti eroi e villain moderni.

In questo appuntamento parleremo del film Captain Marvel e analizzeremo lo sviluppo della figura femminile nel Marvel Cinematic Universe a partire dal film Iron Man. Ma prima, rewind: nelle puntate precedenti abbiamo introdotto il concetto di eroe dalla Grecia antica ai giorni nostri e abbiamo parlato di Wonder Woman, la supereroina per eccellenza. Ora, zuccherate i caffè e allacciate i mantelli…

Nerds, assemble!

Perché il mondo ha bisogno di Captain Marvel

Storicamente parlando, il genere supereroistico è dominato dalle figure maschili. C’è un’ampia varietà di rappresentazioni di uomini che cattura un pubblico di età e caratteri diversi. Ogni bambino, ragazzo e adulto può trovare almeno un supereroe nel quale identificarsi: ingegneri, scienziati, guerrieri, divinità. Abbiamo parlato di quanto sia importante per la formazione d’infanzia avere una figura di riferimento alla quale ispirarsi, e per i maschi esiste ampia scelta. Ma non per le femmine. Nonostante si sia portati a pensare che i supereroi facciano parte di quelle “cose da maschio” che le femmine non apprezzano o non comprendono, così non è.

Ci sono tante bambine, ragazze e donne che non sentono di riconoscersi negli esempi stereotipati che vengono normalmente proposti al genere d’appartenenza. Continuando a relegare la figura femminile a damigella in pericolo, interesse amoroso o spalla ipersessualizzata dell’eroe di turno si continuerà a indurre le più piccole a credere di poter essere solo quello. Che aspirare a diventare ingegnere, scienziata, guerriera o divinità non sia per loro. Che abbiano bisogno di un uomo forte per sentirsi protette e complete. Siamo nel ventunesimo secolo, ne abbiamo abbastanza di Biancaneve. Vogliamo essere Captain Marvel.

Carol Denvers aka Captain Marvel - Photo Credits: Vox
Carol Denvers aka Captain Marvel – Photo Credits: Vox

L’ipersessualizzazione della donna nei film sui supereroi

Era il 2008 quando la Marvel propose Iron Man, il primo mattoncino che avrebbe sorretto tutto il Marvel Cinematic Universe. Insieme al protagonista, il Tony Stark miliardario, genio e playboy, viene introdotta la prima figura femminile: Pepper Potts. Per quanto possa essere ritratta come donna forte, intelligente ed indipendente, il suo motivo di esistere nella storia è unicamente per supportare Tony Stark. Pepper è solo l’interesse amoroso del protagonista, la premurosa assistente del capo delle Stark Industries. E nel corso dei tre film dedicati all’eroe diventa CEO solo perché lui ha ben altro da fare, ovvero salvare il mondo. Peggy Carter in Captain America: Il primo vendicatore subisce una sorte simile. Presentata come personaggio femminile in grado di farsi rispettare in un ambiente maschile, andando in profondità anche lei esiste nel film unicamente perché è l’interesse amoroso di Steve Rogers.

Vedova Nera potrebbe essere un’eccezione in quest’assenza di varietà di rappresentazione femminile. Una spia dalle mille risorse, una guerriera astuta e letale… che però combatte stretta in una tutina che lascia ben osservare le sue curve. Costantemente proposta sullo schermo dal punto di vista maschile, Vedova Nera è ridotta allo stereotipo della femme fatale, dell’agente sexy e provocante. Se è vero che la sensualità è un’arma che il suo personaggio usa, c’è differenza tra questa e l’eccessiva sessualizzazione del suo corpo.

Oltre alle curve c’è di più: Guerriere e scienziate

Per fortuna, con Thor: Ragnarok e Black Panther si fa un passo in avanti per quanto riguarda l’inclusività delle figure femminili. Nel primo film viene introdotta Valchiria, una cinica guerriera mercenaria ben lontana dall’essere interesse amoroso o agente sexy. Rigetta la femminilità enfatizzata, normalmente dovuta ad un punto di vista predominante maschile, proponendo sullo schermo una donna verosimile che seppur personaggio di supporto è essenziale per il successo degli eroi nello sconfiggere Hela. Valchiria non esiste nella storia in funzione di un eroe ma fa parte di essa come personaggio a sé.

Similmente, anche Black Panther propone quattro personaggi femminili diversi tra loro e non esageratamente stereotipati, seppur anche loro tutti in ruolo di supporto. Ramonda, regina del Wakanda e madre dell’eroe, una donna forte e giusta che protegge la sua famiglia, il suo popolo e le tradizioni del suo Paese. Shuri, una principessa adolescente in contrasto con le tradizioni e che cerca, da brava scienziata, di migliorare ed ottimizzare tutto, compresa l’armatura del fratello. Nakia, che seppur presentata come interesse amoroso dell’eroe lascia poco spazio a questo ruolo venendo approfondita in quanto agente segreto che opera da sola fuori dal Wakanda. Infine, Okoye, la leale e fiera leader della guardia reale composta unicamente da donne guerriere. Ognuna di loro, ognuna a modo proprio, è fondamentale per lo svolgimento della storia indipendentemente dai ruoli maschili.

Captain Marvel, il supereroe più potente dell’MCU è donna

Finalmente, nel 2019 arriva Captain Marvel, l’unico film con protagonista una supereroina prima dell’uscita tanto sofferta di Black Widow. Criticato da tanti e amato da altrettanti per lo stesso motivo: la protagonista. Eppure non è un film rosa mascherato da cinecomic, è la storia di una supereroina che prende atto dei suoi poteri e del suo posto nel mondo, proprio come ce ne sono stati tanti con protagonisti maschili. In Captain Marvel non ci sono interessi amorosi, costumi provocanti, pose ammiccanti o damigelle in pericolo. Forse è questo il “problema” che un certo tipo di audience può rilevare. Questo film non propone la classica rappresentazione femminile dal punto di vista dell’uomo, e ciò porta disequilibrio a chi è abituato a vedere e pensare le donne unicamente in funzione della figura maschile di riferimento.

“Io non devo dimostrarti niente”

Carol Denvers è Carol Denvers. Non è “la figlia di”, non è “la fidanzata di”. È una pilota, una guerriera, una donna che viene investita da poteri che deve imparare a conoscere. Il suo mentore le dice costantemente di controllare il suo istinto, di bloccare i suoi poteri e le sue emozioni. A nessuno dei supereroi uomini in dieci anni di storie è mai stato ordinato ciò, e questo è significativo per il messaggio di empowerment di Captain Marvel. Ma Carol è donna. Come accade nella realtà, è costretta dalla società a non “brillare”, bloccata dal suo mentore nello scoprire e usare tutto il suo potenziale. E cosa succede quando invece riesce a rompere queste catene mentali? Brilla, letteralmente. Carol diventa il supereroe più potente del Marvel Cinematic Universe abbracciando tutto il suo potere senza sentirsi in dovere di provare il suo valore a nessuno. Una lezione che ogni bambina dovrebbe imparare il prima possibile.

Captain Marvel abbraccia tutto il suo potere - Photo Credits: WeHeartIt
Captain Marvel abbraccia tutto il suo potere – Photo Credits: We Heart It

Continua a seguire la rubrica CoffeeNSupes per ripercorrere insieme tutti i film sui supereroi. Ti aspetto venerdì prossimo con un nuovo appuntamento!

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Rubrica a cura di Eleonora Chionni