Benvenute e benvenuti su CoffeeNSupes, la rubrica sui supereroi da leggere in pausa caffè!
Tazzina alla mano, vi accompagnerò in un viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta dei film sui supereroi più e meno conosciuti fino a spingerci nelle profondità della psicologia, filosofia e sociologia nascosta tra le righe degli affascinanti eroi e villain moderni.
In questo appuntamento continueremo a parlare della psicologia di Bruce Banner nel film del 2008 L’incredibile Hulk. Ma prima, rewind: nelle puntate precedenti abbiamo iniziato ad analizzare la frattura delle emozioni del supereroe partendo dal film del 2003 diretto da Ang Lee, e abbiamo cominciato a trattare la Fase 1 dell’MCU esplorando il personaggio di Iron Man nel primo film a lui dedicato. Ora, zuccherate i caffè e allacciate i mantelli…
Nerds, assemble!
L’incredibile Hulk
In seguito alle critiche mosse al film del 2003 diretto da Ang Lee si optò per un reboot della storia di Hulk. L’incredibile Hulk è quindi il secondo film del Marvel Cinematic Universe e si va ufficialmente a fondere alla storyline orizzontale dei Vendicatori nei titoli di coda con il cameo di Tony Stark, ormai conosciuto volto dietro la maschera di Iron Man. La storia del film riprende la serie televisiva degli anni ’70, mostrandoci un Bruce Banner (qui interpretato da Edward Norton) costretto a vivere in fuga dai militari e dal Generale Ross (William Hurt), che sa bene in cosa può trasformarsi e vuole fermarlo una volta per tutte.
Bruce lavora in una fabbrica in Brasile di giorno e di notte cerca una cura per eliminare il suo alter ego, che intanto si sforza di imparare a reprimere con tecniche di meditazione. Viene però rintracciato dal Generale Ross che invia una task force per catturarlo. Di tutti i soldati, solo Emil Blonsky (Tim Roth) riesce a sopravvivere allo scontro contro Hulk, facendo del distruggere il gigante verde e Banner una questione personale. Bruce, ormai in fuga e spinto dal desiderio di sottoporsi ad una cura sperimentale, torna in America, dove incontra la donna di cui è innamorato, Betty Ross (Liv Tyler), che lo aiuta a nascondersi.
L’abominevole Abominio
Ammaliato dalla forza di Hulk, e deciso a portare a termine la sua missione, il soldato Emil Blonsky acconsente a farsi iniettare il siero del supersoldato. Come vedremo successivamente nei prodotti MCU, il siero è lo stesso che è stato somministrato durante la seconda mondiale a Steve Rogers, diventato poi Capitan America. In seguito ad una nuova sconfitta contro Hulk, Emil decide di contaminarsi anche con il sangue di Banner, scatenando in questo modo una reazione che lo trasforma in Abominio.
A differenza di Bruce, che quando si trasforma in Hulk perde il controllo delle proprie azioni fino a non ricordare l’accaduto, Abominio sembra essere in connessione con Emil. Anzi, se stessimo parlando di Pokémon potremmo dire che Abominio è l’evoluzione del soldato Blonsky. È curioso come delle reazioni chimiche simili (il siero o il sangue contaminato) diano risultati opposti a seconda del personaggio con cui vengono in contatto. Si potrebbe dire che l’esito di un esperimento non sia dovuto solo alle caratteristiche della materia, ma soprattutto all’anima del soggetto in esame. Emil è un villain, è mosso da fini poco nobili e pertanto il siero ed il sangue amplificano la sua natura portandola all’estremo dell’abominio.
La sindrome di Hulk
Quando nel 1962 Stan Lee e Jack Kirby crearono il supereroe si lasciarono ispirare dal classico di Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyl e del signor Hyde. Il paragone tra i due personaggi è d’obbligo, eppure tra tutte le somiglianze c’è una differenza cruciale.
Nonostante possa sembrare che Hulk sia l’alter ego cattivo di Bruce, il suo doppio oscuro desideroso unicamente di uscire fuori e assumere il controllo, la realtà è ben diversa. Bruce stesso non riesce a comprenderla subito, convinto che Hulk voglia distruggerlo e quindi anche lui deciso ad eliminare il suo lato verde. Nel momento in cui Bruce accetta Hulk capisce la sua vera natura e impara a sfruttare il “potere della rabbia” in modo corretto.
Hulk è il meccanismo di difesa di Bruce
Hulk non è cattivo, non ha il freddo istinto omicida di Mister Hyde, non ha come fine ultimo la distruzione dell’altro come Abominio. Non c’è malvagità nel gigante verde, solo la violenza della rabbia incontrollata. Lo sbaglio di Bruce è quello di avere il terrore di perdere il controllo di sé e diventare Hulk, sebbene comprensibile questo tentativo di sopprimerlo e soffocarlo non fa altro che alimentare maggiormente il gigante. Perché è così che funziona con la rabbia. Se si continua a tenerla incatenata negli angoli più bui della nostra mente prima o poi scoppierà violentemente e farà del male a noi e a chi abbiamo intorno.
Bruce impara che non deve lasciar prendere il sopravvento all’emozione ma deve incanalarla per sfruttare la sua energia. Un procedimento che non finirà mai di richiedere esercizio e autocontrollo, ma solo in questo modo riuscirà ad utilizzare il suo alter ego senza effetti collaterali. Hulk è il suo meccanismo di difesa, una risposta istintiva che sopraggiunge ogni volta che lo scienziato è in pericolo o si sente minacciato. Hulk è quel lato di Bruce che punta i piedi e digrigna i denti per farsi rispettare, uno spirito verde di rivalsa e sopravvivenza che, solo grazie all’autocontrollo, diventa il punto forte di Banner.
Continuate a seguire la rubrica CoffeeNSupes per ripercorrere insieme tutti i film sui supereroi. Vi aspetto giovedì prossimo 21 gennaio alle 10:30 con un nuovo appuntamento!
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Rubrica a cura di Eleonora Chionni