Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. Il 26 ottobre di 121 anni fa moriva a Firenze Carlo Collodi. Abbiamo deciso di dedicare il nostro racconto di oggi al geniale scrittore italiano e alla genesi di “Le avventure di Pinocchio”, la sua opera più famosa

C’era un re, un principe ed un cavaliere..troppo banale”, si disse stracciando via una pagina. Carlo Collodi era chiuso nel suo studio da giorni cercando di scrivere un nuovo racconto da pubblicare su Il giornale dei ragazzi. L’idea gli sembrava molto stupida tanto da definirla una bambinata e da farsi promettere da il direttore una buona paga per svilupparla in esclusiva. D’altronde continuava a perdere a carte ed aveva raggiunto un debito consistente. Eppure aveva promesso a suo fratello Ippolito che avrebbe smesso in una delle sue ultime conversazioni ed invece il vizio del gioco continuava a perseguitarlo.

Collodi, la taverna e il pezzo di legno

https://youtu.be/t8E_sWMjyAc
Breve biografia di Carlo Collodi, fonte Vola con la mente

Carlo Collodi si alzò in piedi accendendosi una candela ricordandosi delle luci luccicanti della taverna che soleva frequentare. Si rivide ad un tavolo mentre sorseggiava del vino e mangiava un buon piatto di minestra. In un altro tavolo poco distante alcuni giocatori giocavano a carte. Carlo adocchiò la possibilità di una sfida interessante ma resistette pensando alla promessa fatta qualche giorno prima al fratello di smettere di giocare. Quella sera però Silvana, la cameriera che sognava da sempre di conquistare, si decise offrendo scherzosamente la sua mano in cambio di una partita vinta contro il miglior giocatore del tavolo.

La partita purtroppo fu molta sfortunata e Carlo si ritrovò un debito di 160 lire. Rattristato si ritirò verso casa dietro le risate di Silvana. Per di più faceva freddo e cominciò a piovere. Carlo corse velocemente verso la sua abitazione inciampando in un pezzo di legno. Quello stesso pezzo di legno che ora aveva davanti agli occhi domandandosi come mai fosse capitato proprio li. Stava per gettarlo nel fuoco ma qualcosa lo trattenne. Chissà, pensò, forse poteva essere lui il protagonista della storia ma come? Con un pezzo di legno si possono fare quattrini?

Il pezzo di legno

“C’era una volta un re miei piccoli lettori, un re di legno”, scrisse Carlo poco dopo ma non si convinse. Si alzò e riprese a fissare il pezzo di legno ma qualcosa non tornava. Decise di lasciarsi andare con la memoria e ritornò a quando da piccolo con suo fratello giocava a fabbricare cose con piccoli pezzi di legno. Una volta si era perfino fatto un pupazzetto ed una storia simile l’aveva letta su un libro francese tradotto anni prima. Forse avrebbe potuto scrivere la storia di due fratelli, pensò cercando di scaldarsi poco dopo accanto al fuoco. Forse suo fratello alla fine l’avrebbe perdonato. Quel pezzo di legno di fronte a lui gli dava però ancora da pensare.

Carlo Collodi pensò a quel pupazzetto e si ricordò che aveva anche il naso lungo. “Chi dice bugie fa il naso lungo”, gli diceva scherzosamente la madre. Chissà magari la sua storia poteva essere ambientato in un teatrino di marionette dal naso lungo, pensò, ma ancora non lo convinceva. Ci voleva qualcosa che attirasse l’immaginazione dei bambini e che giustificasse il suo salario almeno fino a che non avesse pagato il suo debito senza dover chiedere aiuto al fratello. Carlo in quell’istante si promise che quella sarebbe stata l’ultima volta al gioco e che non ci sarebbe più ricaduto come un bambino in seguito.

Epilogo

“C’era una volta…- Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”. Così Carlo scrisse di getto come incipit del suo libro. Stavolta si convinse e la parole lo spinsero ad andare avanti. Il pensiero di non cadere più come un bambino gli aveva fatto pensare ad un bimbo come protagonista, un bimbo speciale di legno che cerca di diventare umano. Non aveva ancora un nome e per questo Carlo cercò di trovargliene uno. Rifissò un’ultima volta lo strano pezzo di legno che aveva trovato riandando a con la mente a quel pupazzetto che aveva costruito poi si alzò sorridendo dopo avere scritto un appunto. Si era ricordato il suo nome, si era ricordato di Pinocchio.

Stefano Delle Cave