Dodici Ottobre. Columbus day o Indigenous day? Oggi si celebra negli Stati Uniti e in altri pochi posti del mondo l’arrivo di Cristoforo Colombo nel c.d. “nuovo mondo”. Ma cosa c’è davvero da celebrare? L’arrivo di un colonizzatore che ha distrutto, letteralmente, le popolazioni indigene e ha tolto loro con la forza le terre vale davvero la pena di essere celebrato con una festa nazionale? Da qualche anno a questa parte si sono alzate giuste polemiche a riguardo e sempre più Stati hanno abolito le celebrazioni rispondendo al grido di protesta dei pochi nativi rimasti. Oggi vogliamo allora celebrare le popolazioni Indigene e lo facciamo presentandovi quattro artisti contemporanei nativi americani.

Columbus day, una festa anacronistica

Columbus day o Indigenous day. Fino a pochi anni fa, negli Stati Uniti si celebrava il 12 Ottobre l’arrivo di Cristoforo Colombo nel “nuovo mondo”. Nuovo poi per chi? Già esplorata dai Vichinghi cinque secoli prima del 1492, l’America settentrionale non era proprio una terra sconosciuta. E da qui nascono le contestazioni. Viene prima di tutto messo in discussione il termine “scoperta”. Cristoforo Colombo non aveva scoperto nulla, semplicemente aveva messo piede su di una terra sconosciuta al mondo occidentale. La parte però su cui la polemica si focalizza è se sia giusto o meno celebrare, a tal punto da indire festa nazionale, l’arrivo di un colonizzatore che ha portato morte e distruzione alle popolazioni indigene. Le prime celebrazioni risalgono al 1869, nella comunità italo-americana di San Francisco e diventa festa nazionale nel 1937. Si voleva in qualche modo dimostrare la possibilità di “americanizzazione” degli immigrati. Si voleva così cementificare l’unione del popolo bianco americano. Le polemiche però, si sono fatte sempre più forti fino ad ottenere l’abolizione della festa in onore di Colombo.

Proprio per questo è importante ormai nel 2023, poter celebrare i popoli nativi che tanto hanno sofferto per mano degli europei in generale e di Colombo in particolare. Non si può più celebrare ora la figura di un uomo che è stato il responsabile dello sterminio di interi villaggi, lasciando dietro di se morte, povertà ed emarginazione. Conseguenze che purtroppo ancora oggi si ripercuotono sui pochi discendenti dei sopravvissuti. Per questo oggi è importante dimenticare la figura “benevola” di Cristoforo Colombo e celebrare la bellezza e ricchezza dei popoli nativi. Oggi, 12 Ottobre, si celebrano le popolazioni indigene, aborigene e native. E noi vogliamo farlo presentandovi quattro artisti nativi, contemporanei, che con la loro arte mantengono viva la loro straordinaria tradizione.

La cultura nativa nelle opere degli artisti contemporanei

Red Star_Alaxchiiaahush. Many War Achievements. 2014. Plenty Coups_whitney.org.
Red Star_Alaxchiiaahush. Many War Achievements. 2014. Plenty Coups_whitney.org.

Il primo artista di cui vogliamo parlare è la fotografa Wendy Red Star. Membro della tribù Apsáalooke, con le sue opere offre versioni della storia americana che rettificano le narrazioni spesso errate sui nativi. Riesamina gli artefatti culturali e le immagini storiche e li utilizza come base per le sue fotografie e installazioni. Come lei stessa ha spesso affermato: “È fondamentale preservare e trasmettere la cultura, il patrimonio e i valori condivisi, fornendo allo stesso tempo alle generazioni future un senso di identità, solidarietà ed empowerment”. Con i suoi lavori esplora le intersezioni tra le ideologie dei nativi americani e la colonizzazione, sia storicamente che nella società contemporanea. Il lavoro di Red Star è influenzato sia dalla sua eredità che dal suo impegno e lo fa attraverso molte forme di espressione creativa. Fotografia, scultura, video, fibre art e performance. L’artista cerca di offrire prospettive nuove e inaspettate in un lavoro che è allo stesso tempo curioso, spiritoso e inquietante. Il lavoro di collaborazione intergenerazionale è parte integrante della sua opera, espressione delle voci delle donne native nell’arte contemporanea.

Houser_Apache Fire Dancer_1961_httpswww.doi.goviacb
Houser_Apache Fire Dancer_1961_httpswww.doi.goviacb

Altro grande artista è Allan Capron Houser. Scultore, pittore e illustratore di libri, Chiricahua Apache nato in Oklahoma, è stato uno dei più famosi pittori nativi americani e scultori modernisti del 20° secolo. Allan Houser fu il primo membro della sua famiglia della tribù Chiricahua Apache di Warm Springs nato fuori dalla prigionia dopo la resa di Geronimo nel 1886 e l’imprigionamento della tribù da parte del governo degli Stati Uniti. Le sue straordinarie opere rievocano nitide immagini della sua cultura Apache. I colori vivaci e moderni trasmettono tutto l’orgoglio e la potenza della sua cultura. Tante le opere che ritraggono la “Danza del Fuoco“. Un elemento molto importante per la cultura Apache. Era una cerimonia di guarigione e rinnovamento per proteggere il popolo dalle malattie e dai loro nemici.

Le artiste native donne più conosciute del xx secolo

Pablita Velarde_Drying corn_1940_nationalpark_exbart
Pablita Velarde_Drying corn_1940_nationalpark_exbart

Pablita Velarde, all’anagrafe Tse Tsan, conosciuta soprattutto per i suoi dipinti, utilizzava elementi minerali e rocciosi, che macinava fino a quando il risultato era una sostanza polverosa da cui realizzava i suoi colori. Cresciuta nella povertà, dopo la morte della madre a 5 anni fu mandata alla scuola missionaria di Santa Fé , dove è stata introdotta alla pittura. Dipingeva quasi esclusivamente su supporti cartacei e utilizzava, oltre ai pigmenti della terra, l’acquerello e la caseina. Nata nel 1918 a Santa Clara Pueblo, è stata attiva fino alla sua morte nel gennaio 2006. È stata la prima studentessa a tempo pieno nel corso d’arte alla Santa Fe Indian School (The Studio), ed è diventata uno dei maggiori artisti nativi della sua epoca.

Joan Hill_the song of our father_1974_googlearteculture
Joan Hill_the song of our father_1974_googlearteculture

Un’altra artista donna degna di nota è sicuramente Joan Hill. Conosciuta anche come Che-se-quah, era un’artista di Muscogee Creek di origini Cherokee. È stata una delle artiste native americane più premiate del XX secolo. “Tutto il mio lavoro, ha un debito con la mia eredità Creek-Cherokee, poiché gli insegnamenti dei miei amati genitori e nonni danno una base o un sostentamento alle mie opere d’arte. Ho avuto anche la fortuna di avere una fede profonda e spirituale in Dio, un amore e un rispetto per la terra, gli elementi e i poteri della creazione, con un sentimento per l’eterno e il monumentale. Di conseguenza, sono inesorabilmente attratto dalla bellezza, dall’illusione e dal mistero delle leggende e della storia dei nativi americani, che servono da ispirazione per le immagini che utilizzo per creare un mondo, non come è “visto”, ma come è “sentito”. “

Ilaria Festa

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