Emergenza coronavirus, i commercialisti contro il governo

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Di Stefano Delle Cave

Da oggi i commercialisti italiani si ritroveranno oberati dalle pratiche di imprese e partite iva. In totale si dovranno versare fino al 31 luglio 8.4 miliardi di euro allo Stato. Secco no del governo alla proroga richiesta dai commercialisti che minacciano uno sciopero  per difendersi da un ingorgo dovuto all’emergenza coronavirus

I commercialisti sul piede di guerra contro il governo
Commercialisti, fonte lamescolanza.com

I commercialisti e l’emergenza coronavirus

  Sono oberati da 246 pagamenti da onorare da oggi al 31 luglio come il pagamento del saldo 2019 e dell’acconto 2020 delle imposte sui redditi previsto, tra l’altro, anche per le partite iva. Per questo i commercialisti sono sul piede di guerra. Era stata proposta una proroga al governo per l’inizio dei pagamenti previsto per il 20 luglio. Una richiesta che è stata seccamente rifiutata. “Sarebbe stato necessario un emendamento al dl Rilancio che non è arrivato”, spiega il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che ora ha necessità di indicare le stime in entrata per il Nadef e la legge di Bilancio 2021.  Dal canto loro i commercialisti si ritroveranno in una vero e proprio ingorgo viste le limitazioni imposte agli studi professionali dall’emergenza coronavirus.

Il ministro Gualtieri, fonte cisiamo.info

La minaccia di sciopero

Di fronte alle ripetute e più che motivate richieste di proroga dei versamenti del 20 luglio avanzate dai commercialisti, il governo ha opposto un no che sembra al momento irrevocabile, oltre che incomprensibile. Non era l’esito al quale volevamo arrivare, ma a questo punto diventa per noi inevitabile valutare concrete azioni di protesta della categoria, tra le quali non escludiamo lo sciopero”. È quanto fanno sapere in una nota il Consiglio Nazionale e tutti i sindacati dei commercialisti.  Oltre allo sciopero Sestino Giacomoni, vicepresidente della commissione Finanze chiede una vera e propria “disobbedienza fiscale”. Si augura inoltre che oggi “nessuno ottemperi agli obblighi delle scadenze”. La categoria dei commercialisti è al momento sul piede di guerra auspicando un cambio di rotta del governo. Questo perché, spiegano i sindacati di categoria, “tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il governo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare”.