Conosci l’UAAR? Alla scoperta del progetto – L’Intervista

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Di Flavia Restivo

L’Italia è un paese fortemente legato ad un cattolicesimo anacronistico e controverso, in cui una società laica è poco più che un miraggio. Ho conosciuto l’associazione UAAR ad un evento della campagna “Libera di abortire” poco più di un anno fa e la scorsa settimana ho preso un caffè con Irene Tartaglia, responsabile comunicazione interna UAAR.

Come nasce il progetto UAAR?

Irene: L’UAAR nacque a Padova nel 1986 per opera di tre amici, in un momento in cui ancora era fresco lo sgomento per il nuovo, deludente, concordato del 1984: l’associazione, che fin dal principio si è proposta come compagine democratica e partecipata, si proponeva di affermare l’esistenza di cittadini atei e agnostici e dei loro diritti. Con gli anni l’associazione è cresciuta, tanto nel numero di soci quanto nella varietà delle sue attività, dal 2009 ha una sede nazionale e nel 2017 ha ottenuto l’iscrizione nel registro nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale: un passo che ne attesta il rigore e le permette di essere destinataria del 5×1000. L’associazione oggi sfiora il tetto dei tremila iscritti ed è presente in oltre 60 tra circoli e rappresentanze provinciali in tutta Italia e all’estero.

Quali sono le azioni principali portate avanti in questi anni?

Irene: Gli obiettivi che l’Uaar si prefigge sono orientati alla laicità (dello stato, della spesa pubblica e delle istituzioni, tra le quali risultano particolarmente problematiche la salute e la scuola) e ai diritti (quelli sessuali, riproduttivi, sul fine vita: ovunque l’autodeterminazione sia negata da intralci di stampo religioso) e tendono all’ambizione che le scelte per la collettività sia orientate al progresso scientifico e civile. Ispirata da questi obiettivi, l’Uaar ha messo in atto campagne come quella a sostegno dell’aborto farmacologico, alla quale ha prestato il volto Alice Merlo, e come Libera di Abortire, promossa unitamente ad altri enti per contrastare la dilagante obiezione di coscienza. L’Uaar ha anche denunciato la mancata trasmissione alla Banca Dati delle DAT (meglio note come Testamento Biologico), si schiera contro il pedobattesimo, invitando i genitori a lasciar liberi i propri figli di scegliere da grandi se credere o meno, così come con la campagna “Testa o croce?” invita a informarsi sulle convinzioni ideologiche del personale medico cui ci si affidar e non rischiare di imbattersi in un medico obiettore. Si tratta di campagne nelle quali l’associazione si sforza economicamente ma che restituiscono soddisfazioni, come recentemente accaduto a Verona dove, a distanza di 10 anni, sono tornati a splendere i nostri bei cartelloni, nel 2013 censurati dall’allora sindaco Tosi che li ritenne offensivi. Pochi mesi fa abbiamo lanciato la nostra prima petizione online, ottenendo grande sostegno da soci e simpatizzanti, per direno alla lectio magistralis del capo della Cei all’Università Roma Tre: un’ingerenza religiosa nel luogo massimo del sapere che solamente noi abbiamo denunciato.

I costi della chiesa cattolica nel nostro paese

Oltre all’invadenza della religione nei più disparati ambiti, a rendere grave l’ingerenza religiosa nel nostro paese c’è la parte economica. Siamo tutti d’accordo che chiunque abbia il diritto di credere in ciò che vuole, ma sarebbe giusto che le religioni fossero sostenute da chi le professa. In Italia, però, grazie a leggi e normative emanate in favore delle comunità di fede, non è così. La Chiesa cattolica è la principale protagonista di queste iniquità: con le sue articolazioni (Santa Sede, Cei, ordini e movimenti religiosi, associazionismo) fruisce di una grande quantità dei fondi pubblici (a partire dal fumoso sistema dell’8×1000) e di svariate esenzioni. Per arrivare a una stima il più attendibile e accurata possibile dell’entità di questi costi, a scapito di tutti i contribuenti italiani, siano essi atei, agnostici o professanti qualunque credo, l’UAAR ha lanciato la piattaforma I costi della Chiesa: un importante lavoro di indagine che non sembra interessare allo stato italiano.

Alcuni dei servizi che offrite

Nella sede dell’Uaar, nel quartiere ostiense a Roma, c’è una ricca biblioteca, dal 2012 entrata a far parte del Sistema Bibliotecario Nazionale. Sempre in sede è attivo lo sportello sbattezzo, con informazioni e moduli per procedere facilmente all’uscita dalla chiesa. Tramite posta elettronica offriamo lo sportello SOS laicità, servizio riservato e gratuito che l’Uaar mette a disposizione dei cittadini vittime o testimoni di prevaricazioni di stampo religioso. Con il progetto Cerimonie Uniche l’Uaar forma celebranti laici affinché per ricordare i più importanti momenti della vita si possa scegliere una cerimonia non religiosamente orientata e più vicina ai propri valori. Con lo stesso fine, l’Uaar ha pubblicato la prima mappa dei luoghi in cui è possibile svolgere funerali civili: un censimento che si propone il doppio obiettivo di fornire uno strumento utile alle persone non credenti nel non facile momento del commiato e al contempo di denunciare l’inadempimento dei comuni rispetto a una precisa previsione normativa.

E poi c’è Nessun Dogma, la colta rivista bimestrale che i soci ricevono gratuitamente ma che è anche possibile acquistare. Infine l’Uaar è presente anche nel mondo della cultura: dal 2007 ogni anno assegna premi di laurea a studenti meritevoli che si siano laureati con tesi di particolare pregio e coerenti con gli scopi dell’associazione, ma è anche presente alla Mostra del Cinema di Venezia, giunto alla sua diciottesima edizione, dove conferisce il Premio Brian al film che meglio rifletta i principi dell’associazione.

I progetti futuri

In vista dei già vigorosi preparativi per il giubileo del 2025, l’Uaar ha lanciato carogiubileo.it: un’inchiesta permanente per indagare sul denaro pubblico elargito alla Chiesa cattolica in occasione dell’evento religioso. Con questo laboratorio l’Uaar monitorerà anche l’effettivo utilizzo di questa vera e propria pioggia di denaro pubblico che molti cittadini romani, cattolici o meno, avrebbero certamente avuto bisogno fossero stati spesi in trasporti, vivibilità e servizi. A seguito del recentemente raggiunto tetto degli 8 miliardi di abitanti sul pianeta, avendo reso la pandemia prima e la guerra in Ucraina evidenti i problemi di accaparramento di risorse alimentari, abbiamo ritenuto di chiamare l’attenzione sul problema della sovrappopolazione. Mentre le religioni irresponsabilmente invocano la riproduzione di massa, ci sentirete parlare di contrasto al natalismo, tema da sempre presente tra quelli cari all’Uaar ma oggi così drammaticamente urgente di fronte alla crisi climatica, eppure ignorato o addirittura insabbiato dalle istituzioni così allarmate per un inverosimile  inverno demografico.