COP27: una conferenza popolata da fallimenti e ipocrisia

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Di Flavia Carlini

È iniziata il 6 novembre 2022 la cosiddetta COP27, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Apparrebbe naturale e necessario approcciarsi all’evento con un fare speranzoso, eppure, un’analisi dei fatti che circondano la XXVII Conferenza, immediatamente affievolisce l’entusiasmo di quella che appare essere una grande mobilitazione con poche speranze di successo e popolata da una dilagante ipocrisia.

Andiamo per ordine e partiamo da quello che c’è alla base di ogni grande evento di questo genere: i soldi. Anche le conferenze delle Nazioni Unite per poter essere organizzate hanno bisogno di notevoli quantità di capitale, capitale che arriva in grande parte dai cosiddetti sponsor. Ci si sarebbe ragionevolmente aspettati una sponsorship green per una conferenza sui danni e le catastrofi causate dai cambiamenti climatici, tuttavia le Nazioni Unite hanno selezionato tra gli sponsor della propria conferenza una delle aziende più inquinanti al mondo: la Coca Cola

Coca-Cola produce 120 miliardi di bottiglie di plastica usa e getta all’anno e il 99% della plastica è prodotta da combustibili fossili, peggiorando sia la crisi della plastica che quella climatica”, afferma John Hocevar, direttore della campagna per gli oceani di Greenpeace USA. “In quattro anni, nei nostri audit annuali del marchio, abbiamo riscontrato che Cola-Cola è il principale inquinatore di plastica al mondo”, aggiunge Emma Priestland, coordinatrice del movimento Break Free From PlasticNon è tutto, perché tra i partner dell’evento COP27 abbiamo anche multinazionali come Google e Microsoft. Si tratta come sappiamo di colossi attivi nel mondo dell’elettronica. Elettronica significa batteria e batteria significa componenti come cobalto e coltan, materiali provenienti principalmente dalla Repubblica Democratica del Congo. Dov’è il problema? Il problema è di dominio pubblico dal 2019, quando l’ONG International Rights Advocates intentò una causa proprio nei confronti di questi colossi denunciando lo sfruttamento del lavoro minorile portato avanti impunemente nell’estrazione di questi materiali.

I legami della COP27 con le violazioni dei diritti umani purtroppo non terminano qui. La conferenza si terrà infatti a Sharm el-Sheikh, in Egitto, terzo paese al mondo per numero di esecuzioni, carcere di oltre 60.000 prigionieri politici e casa del regime di Al-Sisi, il più estremista vissuto dal Paese. 

Il regime si è offerto di ospitare l’enorme conferenza sul clima allestendo lussuosi resort ed esponendo pannelli fotovoltaici e buone intenzioni, mentre, al di fuori dell’enorme bolla di vetro che ha costruito nella connivenza collettiva, continua a rinchiudere migliaia di attivisti che tentano di denunciarne gli abusi e le incoerenze. Solo 10 giorni fa, poco prima che si aprissero i cancelli della grande conferenza, le forze di sicurezza egiziane rinchiudevano l’ambientalista Ajit Rajagopal che aveva iniziato una marcia attraverso il paese per riportare l’attenzione pubblica sulla questione ambientale. Diciamolo pure, un’enorme operazione di Greenwashing, in sostanza: un regime che tenta di ripulirsi aprendo le porte del lusso nel luogo del turismo non sostenibile per eccellenza, per discutere di come risollevare il mondo da quei disastri che continua ad alimentare. Lo spettro dell’incoerenza non si chiude qui. Mentre decine di Capi di Governo si recano carichi di buone intenzioni alla conferenza sui i cambiamenti climatici a bordo dei loro inquinantissimi jet privati, i Capi di Governo di Cina, India e Russia non parteciperanno all’evento. Il problema? Con quasi la metà della popolazione globale e la responsabilità della grande maggioranza di emissioni di CO2, qualsiasi accordo tra i paesi che non coinvolge la triade sarà, innegabilmente, fallimentare. La Cina, d’altro canto, è il più grande investitore in Africa ma rifiuta di presenziare e agire a tutela dell’ambiente. Così, mentre l’OMS urla al mondo che ogni anno i cambiamenti climatici causeranno oltre 250 mila morti, le bocche si riempiono di belle parole, gli Stati finanziano i jet privati, le multinazionali e i regimi si ripuliscono la faccia mentre sfruttano e uccidono, i capi di governo si stringono la mano, perché tanto il mondo che stanno rovinando gli apparterrà ancora per poco.