Meloria, una tragedia da non dimenticare

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Di Redazione Metropolitan

Il Metropolitan Today di oggi lo dedichiamo ad un triste episodio. La tragedia avvenuta nelle acque della Meloria. Era il 9 novembre 1971. Nell’ambito dell’esercitazione militare NATO denominata “Cold Stream10 velivoli della RAF, la Royal Air Force britannica, decollarono dalla pista di Pisa-San Giusto. Nessuno si sarebbe immaginato la tragedia che si sarebbe verificata di li a poco. La NATO si addestrava in previsione di un’ipotetica invasione da parte dell’Unione Sovietica come pure degli Stati del Patto di Varsavia, simulando le condizioni più realistiche possibili.

Tutti i velivoli erano contrassegnati sulla fusoliera da un numero progressivo scritto col gesso, dall’uno al dieci. Gli aerei secondo il piano, dovevano partire a distanza di 15 secondi uno dall’altro. “Gesso 1” decollò per primo, diretto sopra la zona di lancio in Sardegna a circa 50 km a nord-ovest di Cagliari. I 10 paracadutisti del Battaglione Sabotatori si lanciarono dall’aereo. Una volta a terra, si prepararono a segnalare la ZL in attesa dell’arrivo dei successivi nove velivoli C-130.

Immagine C-130  photo credit : Wikipedia.org
Immagine C-130 photo credit : Wikipedia.org

Sparito nelle acque della Meloria

Decollato “Gesso 2” alle 05:41 seguirono tutti gli altri sempre distanziati di 15 secondi fino a “Gesso 5“. Questo, durante il volo comunicò di aver visto in volo, una fiammata e chiazze d’olio sotto il tratto di mare che in quel momento stava sorvolando. A quel punto tutti i velivoli comunicarono il proprio nominativo, tranne “Gesso 4“. La comunicazione giunse anche al tenente colonnello Scott, che a bordo del “Gesso 8” si diresse in prossimità del luogo segnalato.

In mare, nell’area delle Secche della Meloria, vennero avvistati il carrello di “Gesso 4” e gli zainetti dei militari. A bordo si trovavano in tutto 46 Italiani e 6 Britannici. Le pessime condizioni metereologiche non permisero l’immediato ritrovamento dell’aereo. Tutto avvenne soltanto sei giorni più tardi, a quasi 50 metri di profondità e con l’aiuto dei dragamine Faggio e Ontano, della Marina Militare Italiana. Due giorni più tardi presero il via le operazioni di recupero dei corpi. Così le acque della Meloria furono nuovamente teatro di una tragedia. Il Sergente Maggiore Caria, infatti rimase incastrato nel relitto dell’aereo durante le concitate ricerche dei corpi dei commilitoni. Non riuscendo a liberarsi e a riemergere, morì. Col passare dei giorni vennero recuperati solo 38 corpi, 10 non vennero mai più trovati.

di Loretta Meloni

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