La finale di Copa Libertadores 2018 ha finalmente decretato il suo verdetto, quello che si aspettava dal primo novembre. E anche se la Conmebol ha dovuto attraversare un oceano – di critiche, di chiacchiericcio, di discussioni, di malumori, di malinconia e d’acqua salata – è riuscita a regalare a tutti quella finale che chiunque ami il calcio voleva vedere, il derby per eccellenza di Buenos Aires, il derby tra le due compagini più rappresentative dell’America Latina, il superclásico: River Plate – Boca Juniors.

I supporter del Boca Juniors prima della finale di Copa Libertadores (fonte: Clarin.com)

I tifosi Xeneinzes e Millonarios hanno dovuto attendere quasi un mese e volare sopra l’Atlantico per vedere finalmente l’atto conclusivo di Copa Libertadores. La Conmebol, dopo l’aggressione al pullman del Boca isolato in mezzo ai supporter del River e il conseguente rinvio della finale di ritorno, si è trovata per le mani una patata bollente che ha gestito con confusione. La dirigenza del Boca, infatti, ha chiesto di poter avere vinta la partita (e dunque la coppa) a tavolino. Ma la federazione non voleva dare questa immagine di sé. Alla fine, dopo un acceso scambio reciproco di accuse, il compromesso tra dirigenze e federazione è stato trovato. Un compromesso affascinante, certo, ma al quanto criticato. Si è giocato, infatti, al Bernabeu, casa del Real Madrid, in mezzo agli spagnoli. E spagnoli, in Sud America, è sinonimo di conquistadores. I giornali e i tifosi argentini l’hanno presa come una sconfitta di (e per) tutto il sistema. E la Copa Libertadores è stata rapidamente ribattezzata Copa Conquistadores (gli spagnoli sono stati i principali invasori del territorio sud americano a partire già dal 1492). Ma è così che è andata: la super finale, il superclásico più importante della storia, è stato giocato lì, lontano dalla sua casa.

I tifosi del River Plate a Madrid prima della finale di Copa Libertadores (fonte: Clarin.com)

Il tifo, nonostante tutto, non si è fatto mancare (arricchito anche dalla presenza sugli spalti, tra gli altri, di Messi). Solo gli stolti avrebbero potuto pensare che la passione argentina si facesse intimorire da qualche chilometro d’acqua, e Gallinas e Bosters hanno invaso una capitale spagnola blindata fin dall’inizio del week end. El muñeco Gallardo e El Mellizo Barros Schelotto hanno tenuto nascosto le formazioni fino a poco prima dell’inizio del match. Il 2 a 2 dell’andata aveva dato due certezze: il River gioca meglio il pallone a centrocampo e il Boca può segnare in qualsiasi momento coi suoi campioni in zona offensiva. Ma quel 2 a 2, che era stato un pareggio a favore dei Millos, per la partita di oggi non contava più nulla. Di fatto, quella di stasera, è stata una finale secca. La finale secca. 110 anni di rivalità in 90′ minuti, o, anzi, 120′. E i due allenatori se la sono giocata così:

River, 4-1-4-1. Con Nacho Fernandez recuperato sull’out di destra. Sorpresa invece nel 4-3-3 del Boca. Benedetto al centro del tridente d’attacco al posto dell’acciaccato Wanchope Ábila. Ma a far sorridere Barros Schelotto è stato il recupero di Pavón in alto a sinistra.

Il primo tempo è stato come ci si aspettava che fosse un primo tempo di una finale del genere, cioè brutto. Un primo tempo duro, ricco di tensione, di intensità e di falli. A predominare sul possesso palla è stato il River Plate, ma il Boca Juniors è rimasto concentrato e leggermente più pericoloso quando si è esposto in avanti. L’occasione più ghiotta è capitata sul destro di Pablo Perez, il capitano Xeneinze (ferito dopo l’aggressione al bus del Boca vicino al Monumental). Ma la deviazione gli ha strozzato la gioia del gol in gola. Però, al minuto 44, il charrua Nandez si è inventato un filtrante dal centro del campo che ha messo Benedetto nella condizione di saltare l’ultimo difensore dei millonarios e presentarsi (come gli era capitato al 90′ della gara d’andata) davanti ad Armani. E lo ha spiazzato portando in vantaggio meritatamente il Boca Juniors.

Benedetto festeggia il gol del vantaggio del Boca Juniors nella finale di Copa Libertadores contro il River Plate (fonte: Ansa.it)

Nel secondo tempo il River Plate è entrato con un altro volto. Ha iniziato a cercare di produrre gioco ed occasioni con il suo centrocampo tecnico. A cambiare la partita ci ha pensato il nazionale colombiano Quintero, trequartista ex Pescara. Nacho Fernandez ci ha provato prima con un tiro da fuori uscito di pochissimo e poi con un assist sul quale Pratto ha saltato il portiere (intervento per il quale poteva essere assegnato rigore). È servita la seconda grande giocata di tecnica della partita per vedere il secondo gol del match. Questa volta sono stati i giocatori con la maglia con la banda rossa cruzada a confezionare una gran giocata che ha permesso a Lucas Pratto di trovare il pari a seguito di una triangolazione al limite dell’area. 1 a 1.Dopo aver acciuffato per la terza volta il pari in due partite, l’inerzia si è spostata in favore dei Millonarios. Estasi, lacrime e paure hanno iniziato ad aleggiare sugli spalti per i 50 mila argentini presenti al Bernabeu. Difatti il timore di perdere e la tensione montante degli ultimi venti minuti hanno avuto la meglio sul gioco, e la partita è rimasta sull’1 a 1 fino al 90′. Dopo 110 anni di rivalità, nella partita che vale una storia, il match non poteva che avere 30 minuti in più di supplementari.

 

I giocatori del River festeggiano durante la finale di Copa Libertadores 2018 (fonte: Ansa)

Pronti via e Barrios, autore di un’ottima Copa Libertadores, ha deciso di commettere un fallo assolutamente inutile a centrocampo. Secondo giallo e Boca in 10 per la mezz’ora più importante della storia dei superclásicos. L’inerzia non poteva che rimanere tra i piedi dei giocatori del River. E passo dopo passo hanno preso possesso della metàcampo avversaria. Il Boca, dal canto suo, appena rimasto in inferiorità numerica è crollato sia dal punto di vista tecnico che da quello fisico. Quintero, man of the match a fine gara, ha trovato lo spazio per calciare verso la porta dal limite dell’area, e ha scagliato una fucilata all’incrocio trovando il gol del 2 a 1. Per la prima volta in 200 minuti – tra le due partite di finale di Copa Libertadores – il River è andato in vantaggio. Il gol ha tagliato le gambe al Boca, che nonostante tutto ci ha provato fino in fondo, in tutti i modi. Nonostante l’espulsione, nonostante i 9 uomini (dopo l’infurtunio del subentrato Gago), nonostante le lacrime che già iniziavano ad uscire in panchina e sugli spalti. Anche il portiere Andrade ha provato a giocare in mezzo al campo dando manforte ad una difesa ormai assente. Il Boca, con la forza della disperazione, è riuscito a trovare l’occasione del pari. Il destro di Jara al 120′, però, si è schiantato sul palo, così come le speranze degli xeneizes. Nell’ansia di provarci fino alla fine, però, i ragazzi di Schelotto si sono sbilanciati e El Pity Martinez, rimasto solo in una landa desolata senza avversari, ha messo dentro il gol del 3 a 1 che ha giustiziato il Boca.

Il River Plate si è aggiudicato così la finale di Copa Libertadores, dopo essere stato in svantaggio per ben 3 volte in 180 minuti. Il River Plate ha battuto i rivali di sempre. Il River Plate ha vinto la partita storica. Il River Plate ha conquistato una vittoria che non sarà mai dimenticata in questa rivalità secolare. Da Madrid, fino a Nuñez, Buenos Aires, e poi in tutto il mondo: il River Plate ha battuto il Boca Juniors. Il River Plate è Campeón!

Luca Matteuzzi