Africa, il Sahel tra il terrorismo e il Coronavirus

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Di Redazione Metropolitan

Occhi puntati sull’Africa: spunta l’incubo del coronavirus nel Sahel, dove la guerra continua senza sosta.

Carestie, guerre e coronavirus: non c’è pace in Sahel

Il virus che sta mettendo in ginocchio l’Italia e tanti altri paesi rischia di compromettere la già difficilissima situazione in cui versano alcuni stati africani, straziati da decenni di lotte intestine, carestie e siccità. Una delle zone più a rischio è il Sahel, quella fascia di territorio dell’Africa sub-sahariana che si estende tra il deserto del Sahara a nord e la savana del Sudan a sud. Una regione molto vasta che comprende Ciad, Burkina Faso, Mali, Senegal, Sudan, Mauritania, Eritrea e Niger.

Nelle regioni dell’Africa sub-sahariana i cambiamenti climatici hanno provocato danni enormi non solo all’ambiente ma anche all’economia. Secondo dati della World Bank, l’agricoltura dà lavoro al 76% della popolazione del Niger , al 65% degli abitanti del Mali, al 55% della popolazione della Mauritania e a circa il 29% dei residenti del Burkina Faso. 

Oggi la possibile epidemia apre scenari ancora più allarmanti.

Coronavirus, “l’Africa deve prepararsi al peggio”

Il miglior consiglio da dare all’Africa è quello di prepararsi al peggio e prepararsi sin da oggi,” ha evidenziato nei giorni scorsi il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. Il problema principale è la mancanza di posti letti e di terapie intensive (ecco i dati di Amref sulle terapie intensive in Africa). Un altro punto critico riguarda gli istituti in grado di eseguire i test per il coronavirus: oggi sarebbero solo 7 in tutta l’Africa, ma l’Oms nei giorni scorsi ha inviato altri kit a 29 laboratori africani.

Il Burkina Faso è la nazione più colpita dal coronavirus

La nazione del Sahel più colpita dal coronavirus è il Burkina Faso (222 casi confermati e 12 morti), mentre i numeri degli altri paesi sono meno preoccupanti, decine di contagi e poche vittime. Questo, però, guardando solo ai numeri ufficiali. I contagi effettivi potrebbero assumere livelli drammatici.

E non è difficile immaginare che i numeri reali siano ben altri. Basti pensare che solo pochi giorni fa il governo di Ouagadougou ha fatto sapere che già quattro ministri sono risultati positivi al tampone. La paura è che la situazione possa sfuggire di mano e che i contagi possano raggiungere il numero di infetti di Cina, Usa ed Europa, ma con la grande differenza che nel caso africano il contagio potrebbe trasformarsi in una vera e propria ecatombe a causa delle strutture sanitarie inadeguate a fronteggiare l’epidemia.

Il Sahel tra il Coronavirus e la minaccia terroristica

Oltre alla diffusione del coronavirus, nel Sahel si temono anche altri disordini causati dalle forze terroristiche presenti a sud del Sahara. Lo Stato Islamico nel Grande Sahara, la potente filiazione locale dell’ISIS, continua a minacciare le regioni di confine del Mali, Niger e Burkina Faso.

Dopo la conquista delle città settentrionali del paese dell’Africa occidentale da parte degli islamisti nel 2012, la Francia decise di inviare le sue forze nel Mali, sua ex colonia. L’idea di Parigi era quella di stanziare delle truppe nel Sahel per riportare rapidamente la pace, ma così non è stato: quello che doveva essere un intervento lampo si è trasformato in una lunga ed estenuante guerra che dura ancora oggi. Anni di lotte che hanno portato alla morte di più di 10.000 persone e a oltre un milione di sfollati.

Il Sahel rischia una catastrofe umanitaria

I gruppi armati nel Sahel godono hanno saputo sfruttare la profonda rabbia degli abitanti della regione nei confronti dei loro governi, accusati di essere “ostili, egoisti e corrotti”. Dopo anni di guerriglie e ripetute violazioni dei diritti umani, il coronavirus potrebbe diventare un’ulteriore minaccia per le comunità locali del Sahel.

A ciò si deve aggiungere anche l’incertezza circa la permanenza nel Sahel delle forze francesi. Nelle prossime settimane la Francia potrebbe decidere di ritirare le truppe stanziate in Africa occidentale, come già minacciato a gennaio dal presidente francese Macron.