
Secondo Gimbe, le cifre ufficiali diffuse dal Ministero non tengono conto di tutti gli asintomatici e delle persone che non hanno mai effettuato il tampone. Così, i contagi di Coronavirus potrebbero essere più di centomila.
Conosciamo soltanto la punta dell’iceberg
La metafora della punta dell’iceberg è trita e ritrita. Nel tempo adattata sia a chi parlava del deep web, sia ai complottisti di fronte a ogni problema mondiale (di cui i comuni mortali conoscono soltanto alcuni aspetti, mentre il resto è tutto in mano a pochi eletti).
Si parla di punta dell’iceberg anche quando si riflette sulla comunicazione interpersonale e sul linguaggio, asserendo che la comunicazione verbale è soltanto una minima parte della comunicazione generale che facciamo di noi stessi.
Pochi avrebbero scommesso che avremmo parlato di punta dell’Iceberg anche in relazione a un virus pandemico. Infatti, da quando il Covid-19 è manifesto in Italia, il numero dei contagi cresce ogni giorno, in attesa di raggiungere il famoso picco di cui parlano gli esperti. Che i contagiati effettivi siano più di quelli ufficiali e conosciuti è risaputo e quasi ovvio. Ciò che non è ovvio è il fatto che una fondazione, Gimbe, ha svolto delle indagini statistiche sulla base della contagiosità del Coronavirus e le cifre raggiunte non sono mere stime di ipotesi, ma precisi calcoli attendibili. Ecco perchè in relazione al Coronavirus si parla di centomila contagi.
Su cosa si basano le stime
In sostanza per ogni persona di cui si conosce l’esito positivo del tampone, ci sono altre tre persone non segnalate e quindi non conteggiate. Questo accade per diversi motivi:
In primo luogo, il fatto fondamentale. Gli asintomatici sono maggiori rispetto a chi non ha sintomi. Su di loro non vengono effettuati i tamponi (salvo casi eccezionali, come quello in cui un parente viene ricoverato e tutta la famiglia svolge il tampone per precauzione).
In secondo luogo, chi ha sintomi influenzali simili a quelli del Coronavirus, non sempre viene ospedalizzato. Se la persona ad esempio è giovane e in buona salute, viene consigliato di stare a casa e monitorare autonomamente la situazione. In caso contrario stresserebbe ulteriormente il sistema sanitario già messo a dura prova.
Cosa si può dedurre dalle stime
Le stime servono quindi per due motivi, entrambi importanti sotto un’analisi interpretativa dei campioni. Innanzitutto perchè, nota positiva, se i contagiati reali fossero effettivamente il triplo di quelli certi ed ufficali, il tasso di letalità diminuirebbe drasticamente. Il risultato sarebbe così molto più vicino al tre percento di cui parlano i principali istituti di sanità in tutto il mondo. L’altro lato della medaglia è invece il poco positivo tasso di contagiosità. Se per una persona effettivamente conteggiata ce ne sono altre tre fuori campione, questa è la controprova del diffondersi del virus a macchia d’olio.
Per tutti questi motivi è lecito sperare ed essere positivi, quanto portare prudenza e rispettare il più possibile le misure drastiche imposte a tutta la popolazione.
Seguteci per ogni aggiornamento