Roma, il silenzio assordante dell’emergenza alimentare

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Di Redazione Metropolitan

Una richiesta di aiuto partita via Whatsapp che nel giro di poche ore ha fatto il giro del web. Un dramma nel dramma: il dramma sociale.

“Se conoscete bar, ristoranti, pasticcerie, aziende con cibo in scadenza potreste farmi contattare? Abbiamo persone in strada, famiglie in enormi difficoltà che non riusciamo a sostenere”

E’ stato questo il grido di allarme lanciato tramite Whatsapp, questa mattina, da Paola Bernieri, delegato all’area sociale della Croce Rossa di Roma. Un semplice messaggio ai suoi contatti più stretti che, in poche ore, ha fatto il giro del web fino ad arrivare alla nostra redazione che si è impegnata ad intervistarla per voi.

Potrebbe spiegarci meglio di cosa si occupa?

Mi occupo della gestione dell’ area sociale della Croce Rossa Italiana presente su tutta l’area metropolitana di Roma Capitale. In questo momento di emergenza sociale il nostro impegno è diretto principalmente (ma non solo) nei confronti delle persone senza fissa dimora. Consideri che, ad oggi, su Roma si calcolano tra le 9.000 e le 10.000 persone in strada.

Quali sono le nuove problematiche a cui dover far fronte in vista della nuova emergenza legata al Covid-19?

Fino ad ora le persone senza fissa dimora non hanno mai sofferto una vera e propria emergenza alimentare, principalmente grazie al sostegno delle moltissime associazioni che distribuiscono il cibo in strada e della fitta rete di bar, ristoranti e alimentari che, ogni giorno, avevano cura di distribuire il cibo in esubero a tutti coloro che ne avessero necessità. In questo momento, però, tutta l’Italia si è paralizzata e, per le persone in strada, è sempre più difficile trovare cibo.

Come si sta organizzando in questo momento la Croce Rossa e quali generi di richieste sono maggiori?

Stiamo cercando di organizzarci in maniera strutturata. La Croce Rossa ha un numero verde nazionale (800.065510): da qui le chiamate vengono poi girate ai vari comitati di competenza. Due volte alla settimana ci occupiamo di cucinare il cibo e, ogni giorno, ci cerchiamo di reperire beni di prima necessità alimentare da poter consegnare a coloro che ne hanno più bisogno. Dalla chiamata ci prendiamo 24h di tempo entro le quali riusciamo ad erogare il servizio (tempi abbastanza veloci considerando i lunghissimi tempi di attesa per le consegne a domicilio da parte dei supermercati)”

Croce Rossa – Photo Credits: www.cri.it

Quali sono gli utenti che maggiormente si rivolgono a voi?

Prima dell’emergenza Covid-19 si rivolgevano alla nostra utenza principalmente persone in difficoltà, sole, che necessitavano di un sostegno di volontari. Da quando è iniziata l’emergenza abbiamo provveduto a dedicare una parte del servizio della CRI alla consegna di spesa e farmaci a domicilio per le numerosissime richieste da parte di persone anziane, in grosse difficoltà o con disabilità e/o particolari malattie. Ad oggi si rivolgono a noi persone anziane ma anche moltissimi giovani, famiglie con bambini, persone con disabilità. Un dramma dunque che non guarda in faccia nessuno.

Nel suo messaggio di allarme lanciato via whatsapp richiedeva la collaborazione di bar, ristoranti ed aziende con cibo prossimo alla scadenza. Perché?

Ciò che mi ha particolarmente stupita, in questi giorni, sono le moltissime richieste che ci arrivano non per poter ricevere la consegna a domicilio bensì pacchi di viveri. Questo mette in luce un dramma nel dramma: il dramma sociale. Sono davvero molte le famiglie che prima galleggiavano e che, ora, sono con la testa sott’acqua. Parlare in Italia di un problema alimentare è drammatico. Le richieste di questo tipo sono sempre di più.

Ci sono stati già ristoratori, piccoli imprenditori, associazioni che hanno risposto al vostro grido di allarme?

Da quando siamo entrati in questo periodo di emergenza ancora no. Di tanto in tanto capitano delle donazioni sporadiche. Ad esempio un piccolo imprenditore qualche giorno fa ci ha donato 950kg di formaggio che abbiamo poi suddiviso per i comitati che ne avevano più necessità. Speriamo comunque che nelle prossime ore il nostro appello venga accolto anche da ristoratori, proprietari di bar, aziende con cibo in scadenza pronti a darci una mano. Ancor di più in momenti come questo l’unione fa la forza e molti italiani hanno bisogno del loro aiuto.

La nostra redazione si unisce al grido di allarme lanciato dalla volontaria della CRI e invita tutti coloro che fossero interessati a contattare il numero verde sopra indicato per poter donare gratuitamente il cibo o per poter loro rivolgere richieste di aiuto.