
Per dare la caccia ai presunti positivi da coronavirus la regione Lazio sta pensando di allargare il numero di esperti da 100 a 200. Questo non solo prendendo medici già presenti nel servizio sanitario ma anche reperendo risorse con nuove assunzioni. Con l’arrivo della Fase 2 e la fine del lockdown c’è bisogno sempre più di nuovo personale per individuare nuovi positivi e le persone che potrebbero avere contagiato. Il raggio di azione del contagio si è allargato grazie alla possibilità di nuovi spostamenti e questo richiede indagini sempre più ampie.
Coronavirus, la caccia ai positivi
“La prima regola che dico ai miei collaboratori è: intervistateli da soli, i positivi. A quattrocchi, senza che abbiano famigliari intorno, magari la moglie. Così possono dire tutto su chi hanno incontrato prima e dopo avere contratto il virus”. È quanto consiglia Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) della Asl Roma. Di Rosa comanda gli esperti che agiscono a Roma per dare la caccia ai postivi del coronavirus e di persone che potrebbero aver contagiato. Ora che si è nella Fase 2 la difficoltà è maggiore perché sempre più positivi sono in realtà asintomatici. Ecco perché si fanno sopralluoghi a casa e nei luoghi di lavoro. Per questo la velocità di azione deve essere essenzial. Infatti spiegano dal Seresmi, il Servizio regionale per l’Epidemiologia dello Spallanzani, bisogna individuare “da chi il paziente può avere contratto il virus e a chi può averlo trasmesso”. Si devono perciò ricostruire i contatti del paziente dell’ultima settimana e quelli di 3-4 giorni dopo la comparsa dei sintomi per capire chi potrebbe aver contagiato.
I medici detective del servizio sanitario
“Come i detective, facciamo più interviste allo stesso paziente, per aiutarlo a ricordare – nel frattempo prendiamo nomi, indirizzi e numeri di telefono dei contatti. Consideriamo ad alto rischio, oltre ai conviventi, quelli che sono stati per almeno 15 minuti a meno di un metro dal paziente, senza protezioni. Dopodiché procediamo spesso con i sopralluoghi: sul posto di lavoro, nelle abitazioni, nelle Rsa”, afferma Di Rosa dell’Asl Roma 1. Dopo aver trovato la persona a rischio, la si mette in isolamento per due settimane se asintomatica o si effettua il tampone in caso di febbre. A controllare che la quarantena sia rispettata ci pensa la Prefettura che ha gli elenchi dei positivi. La procedura però non basta visto che in almeno in 10 negli ultimi giorni hanno violato l’isolamento. A questo si aggiunge che il raggio di azione del contagio con l’inizio della Fase 2 si è allargato mentre con li lockdown era sceso a 2-3 contatti. Per questo c’è bisogno di nuovo personale come igienisti, assistenti sanitari e tecnici della prevenzione. La regione Lazio si sta muovendo e alla persone già presenti sul campo si aggiungeranno 490 infermieri che dovranno aiutare gli esperti con i controlli e gli accertamenti sul campo. I 100 esperti della regione Lazio saranno aumentati a 200 mediante personale medico già attivo nel servizio sanitario e nuove assunzioni ad hoc.