Corsage, il period drama rock su Sissi: l’immagine di Sissi non romanticizzata

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Di Carola Crippa

Proiettato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Best of 2022, per la regia di Marie Kreutzer, Corsage vede come protagonista una delle figure storiche più inflazionate di sempre, la principessa Sissi.

Il film è ambientato nel 1877, anno del quarantesimo compleanno di Sissi (interpretata da Vicky Krieps). La donna inizia a percepire l’effetto del tempo sul suo corpo. L’imperatrice, infatti, è ossessionata dalla sua immagine e dalla sua forma fisica. Metafora di ciò è il suo corsetto, che fa stringere sempre di più alle sue dame di compagnia. Il passare degli anni terrorizza Elisabetta, in un mondo in cui il suo unico valore era dato dalla sua bellezza. 

Corsage: l’immagine di Sissi non romanticizzata

Vicky Krieps in un frame del film

La pellicola presenta una figura di Sissi molto diversa da quella di Romy Schneider. Elisabetta non viene incensata, non è romanticizzata né appare come una principessa disneyana. La donna soffre di anoressia, continua ad affamare il suo corpo, fuma lungo tutto il corso del film e, per calmare i suoi dolori, le viene prescritta l’eroina, di cui diventerà dipendente. Anche l’amore con Francesco Giuseppe non è quello da favola dipinto nelle pellicole con Schneider. I due vivono la vita coniugale con moltissima freddezza, al punto che Sissi ingaggerà un’amante per l’uomo. 

Il corsetto come gabbia

Il corpo è un elemento fondamentale in tutto il film. Sissi non mangia, si sottopone a diete proibitive, si pesa costantemente e misura i centimetri del suo girovita. La bellezza è un’ossessione, una gabbia in cui è imprigionata e da cui non riesce a fuggire. Il corsetto è il culmine di questo suo senso di prigionia. È ciò che la rende amata per la sua bellezza, ma allo stesso tempo la sua trappola e ciò che la ossessiona. Liberarsi dalla sua gabbia – il corsetto – significa per la donna tornare a mangiare, a gustare cibi di cui si privava, non sentirsi ossessionata dai vestiti e dalla bellezza. Anche il taglio dei capelli lunghissimi è simbolico, liberazione ultima da quello che Naomi Wolf chiama il mito della bellezza.  

Un’antieroina tragica

La principessa è, quindi, fuori dagli schemi, diventa un’antieroina tragica. Non più buona e caritatevole, ma narcisista, a volte meschina, crudele con se stessa e gli altri. Il ritratto per certi versi ricorda quello di Marie Antoinette di Sofia Coppola. Entrambi sono personaggi rock, ribelli, che non vogliono sottostare alle regole e alle imposizioni della tradizione. Anche la colonna sonora presenta similitudini con la pellicola di Coppola. Risulta, infatti, dissonante rispetto al contesto grazie all’utilizzo di brani di musica contemporanea. 

La decadenza dell’Impero

 Se Marie Antoinette, però, sfruttava al massimo un’estetica pop e pastello, Corsage è dominato da un’opacità quasi decadente. Gli interni impiegati per la realizzazione del film sono fatiscenti, non presentano restauri. I muri dei palazzi sono grigi, scrostati e ricchi di crepe ed imperfezioni e contrastano con l’arredamento dell’epoca ricco e sfavillante. Si sottolinea, quindi, la dimensione di decadenza di un Impero ormai anacronistico, come viene più volte descritto da alcuni personaggi. Inoltre, l’estetica stridente, combinata alla musica contemporanea accentua il fatto che il racconto messo in scena sia un retelling, che quella raccontata è una biografia fittizia di Sissi.

Il film, ovviamente, non vuole essere  un racconto fedele, ma quante sono le biografie storiche che hanno la pretesa di essere veritiere e raccontano solo una parte della storia? La forza di Corsage è anche questa: farci vedere che sotto ad una patina di perfezione c’è anche altro e che ogni personaggio ha un altro lato della medaglia che è giusto raccontare. 

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Carola Crippa