Cos’è la riforma del Terzo Settore e cosa cambia

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Di Redazione

Da qualche anno il settore delle organizzazioni non profit si sta ampiamente trasformando. Questo cambiamento è volto a riordinare la normativa vigente riguardante il Terzo Settore. Inoltre è utile per riuscire così a tutelare efficacemente tutte quelle particolari organizzazioni, che da tanti anni sono impegnate attivamente in attività di interesse generale.

Successivamente faremo un po’ di chiarimenti, mediante la storia e le varie novità concernenti la riforma del Terzo Settore. Prima di tutto è importante capire il significato del Terzo Settore.

Cosa si intende esattamente quando si parla di riforma del Terzo Settore?

Nel momento in cui si fa riferimento alla riforma correlata al Terzo Settore, precisamente si parla del raggruppamento di leggi che sono applicate nella disciplina di quelle organizzazioni definite come non profit. Oltre a queste ultime rientrano in queste norme anche le imprese di tipo sociale.

Pertanto mediante la riforma tutto l’insieme di enti privati nati per il raggiungimento di finalità civiche, di utilità a livello sociale non profit e di scopi solidaristici, è incluso in un solo settore: quello degli Enti del Terzo Settore associato pure alla sigla ETS.

Quali son le caratteristiche utili per rientrare nella lista degli ETS?

Per poter rientrare nella classifica attinente gli ETS, un ente deve avere due prerogative indispensabili. Prima di tutto si deve prefissare l’intento di raggiungere senza alcun scopo di lucro delle finalità di genere civico, solidaristico e di utilità dal punto di vista sociale. Ciò attraverso l’attuazione di una o diverse attività che siano di interesse generale. Queste ultime, inoltre, dovranno presentarsi in forma di azione volontaria oppure come un’erogazione totalmente gratuita.

Un altro requisito fondamentale è quello di essere iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, ossia il RUNTS. Questo è un registro che equivale a una delle novità maggiormente rilevanti, tra quelle che sono state introdotte proprio dalla Riforma. Questo in quanto va a sostituire il sistema precedente, riguardante la registrazione degli Enti che prendeva come punto di riferimento sia le Regioni che le Province Autonome.

Quali sono i tipi di organizzazioni appartenenti agli ETS

Con la Riforma del Terzo Settore si vanno ad aggiungere ben sette nuove categorie di organizzazioni. Vediamo esattamente quali sono:

– Le organizzazioni di volontariato, ossia le ODV

– Le associazioni inerenti la promozione sociale, ovvero le APS

– Le imprese sociali che includono pure le cooperative sociali

– Gli enti di genere filantropico

Ulteriori enti che riguardano delle associazioni riconosciute e non, ma pure enti di carattere privato privi di scopi di lucro differenti dalla società e fondazioni

– Le reti associative

– La società di mutuo soccorso definita con la sigla SOMS.

I cambiamenti in seguito alla Riforma del terzo Settore

Una volta provveduto a iscriversi al Registro Unico Nazionale inerente appunto il Terzo Settore, le organizzazioni hanno il dovere di rispettare tutte le tipologie di norme: da quelle di bilancio alle civilistiche, dalle fiscali fino a quelle sui controlli del Codice del Terzo Settore.

In base all’Art.13 del CTS, gli ETS devono stilare come prima cosa il bilancio di esercizio costituito dallo stato patrimoniale e dal rendiconto gestionale. Poi deve provvedere a indicare sia i proventi che gli oneri dell’ente. Altri compiti che sono tenuti a rispettare gli ETS sono la relazione di missione che mostra chiaramente le poste di bilancio, l’andamento a livello economico e finanziario dell’ente, oltre ai metodi di perseguimento delle finalità di tipo statuario.

Dopo aver provveduto a compilarlo, il bilancio deve essere depositato al RUNTS al massimo entro il 30 di giugno di ogni anno. Inoltre deve essere elaborato in conformità a quella modulistica che è stata definita col decreto del Ministero lavoro e delle politiche sociali.

Ma gli Ets oltre al bilancio appena citato, devono anche provvedere a depositare tutti i rendiconti riguardanti le raccolte fondi e il bilancio sociale quando è previsto. In più devono comunicare la perdita inerente la natura non commerciale.

Pertanto si tratta di una vera e propria sfida per i commercialisti, visto che dovranno garantire un’applicazione essenzialmente corretta dei modelli, attinenti la gestione contabile di quegli enti appartenenti al Terzo Settore.

Quali sono le agevolazioni che sono previste dal Codice del Terzo Settore

Per tutti gli enti che stabiliscono di iscriversi al RUNTS sono previste determinate facilitazioni e vari vantaggi che, al principio, erano dedicati unicamente ad APS, ODV e ONLUS.

I Social Bonus

Si accorda un credito d’imposta pari al 65% per le P.F., nel limite del 15% riguardante il reddito imponibile. Inoltre la percentuale è del 50% per le società e gli enti, nel limite del 5 per mille collegato ai ricavi prodotti durante l’arco dell’anno.

Parlando del credito, viene calcolato basandosi sul totale delle erogazioni liberali in denaro, attuate a favore di una precisa categoria di ETS.

In pratica l’ETS beneficiario deve aver presentato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali un piano. Quest’ultimo deve essere correlato al recupero di immobili pubblici che sono stati abbandonati, oppure ai beni mobili e immobili che sono stati tolti alla criminalità.

Le Erogazioni Liberali

L’intento è quello di aumentare l’afflusso collegato agli atti di liberalità dedicato a quegli enti non profit, inserendo un metodo di detrazione e di deduzioni per coloro che fanno delle erogazioni in denaro o in natura nei confronti degli ETS.

Quindi in base alle origini del soggetto che dona, l’incentivo a livello fiscale si svolgerà in modo differente. Difatti per i donatori persone fisiche è prevista una detrazione IRPEF equivalente al 30% dell’ammontare. Alternativamente si può propendere per una deduzione del reddito complessivo al netto del 10%, privo di un limite massimo di importo.

Infine per le aziende e per gli enti c’è una sola possibilità, cioè la deduzione del 10% dal reddito complessivo che è stato dichiarato. Ciò con un eventuale riporto in avanti di probabili eccedenze.

I Social Lending

Una forma estremamente vantaggiosa di accesso al credito che ha come scopo quello di relazionare i soggetti d’interesse a un prestito di soldi mediante enti del Terzo Settore, che hanno bisogno di risorse finanziare per la propria attività.

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