Si sta avviando un’indagine sul fenomeno che, implica l’organizzazione di feste private in cui i partecipati hanno lo scopo di contagiarsi di Covid. Questa pratica è diffusa nel territorio del Sudtirolo, dove si registra una forte avversità alle vaccinazioni.

Covid party: le feste del contagio

Si ritrovano a casa di qualcuno in gruppo, dove si ha la certezza che tra gli invitati ci sia almeno un positivo.
Lo fanno per ammalarsi di Covid, convinti che guariranno in fretta e che potranno usufruire del green pass senza, quindi, doversi vaccinare. Vengono chiamati “Covid Party” o “Corona Party” ed è l’ultima idea dei No Vax per poter fuorviare le regole imposte dal governo.
Questi eventi vengono organizzati da almeno 3 mesi, da quando è stato imposto il Green Pass per poter sedere nei luoghi al chiuso e, come forse ci si poteva aspettare, ha causato conseguenze gravi. Non solo, infatti, sono aumentati i contagi in Alto Adige, ma questi covid party hanno anche provocato il ricovero di tre persone e due di queste sono tra gli otto ricoverati in terapia intensiva.

“Stanno semplicemente insieme un paio d’ore a bere birra sapendo che non rispettando le distanze ci si contagia. O scelgono quei luoghi che diventano spazi di “contagio programmato”, è quanto viene raccontato da Andrea Pizzini, fotografo freelance, che da mesi documenta quello che avviene nella terapia intensiva di Bolzano.
 “[…] Il green pass li ha messi alle strette, alcuni quindi hanno deciso di prendere questa strada“.
Il fotografo ritiene che il fenomeno non avviene solo nelle case private, bensì anche nei locali e nei bar dove alle persone che entrano non viene chiesto di mostrare la carta verde.

Un ex no vax di Renon ha rivelato, durante un’intervista, a Pizzini che quanto fatto “E’ stato un grave errore”; infatti quando una persona viene contagiata spesso finisce in ospedale.
Bisogna inoltre, sempre tenere a mente le conseguenze a lungo termine della Covid-19, che subiscono, anche per mesi, le persone guarite dalla malattia.

Le decisioni che verranno attuate

L’Alto Adige, nei prossimi giorni, potrebbe introdurre nuove restrizioni per limitare il numero di casi di Coronavirus; non troppo lontana la possibilità che diventi il primo territorio italiano ad entrare in <<zona gialla>>.

Infatti, il governatore Arno Kompatscher e l’assessore alla sanità Thomas Widmann hanno inviato una bozza al governo, tenendo conto dell’aumento dei contagi, dei ricoveri e dell’ancora bassa percentuale di immunizzazioni.
Sarà “una nuova zona gialla”, probabilmente simile al modello austriaco 2G, dando possibilità di mobilità solo ai vaccinati e ai guariti nei sei mesi. Il tampone resterà valido per accedere ai luoghi di lavoro.
Sempre più persone nel frattempo, si stanno muovendo per sottoporsi alla prima somministrazione del vaccino contro il Covid-19, anche se sembra ancora prevalente il blocco No Vax.

Con l’avvento della nuova stagione, l’Alto Adige non è l’unico luogo dove si vogliono adattare misure più severe; in Austria da febbraio verrà reso obbligatorio il vaccino e, in Germania Angela Merkel ha parlato di “situazione drammatica”.
Anche in Italia la situazione è tenuta sotto costante controllo per cercare di contrastare il più possibile, senza troppe rinunce e limitazioni, la quarta ondata Covid.

Seguici su Metropolitan Magazine: