Creeper: la storia del primo virus informatico che alla fine era buono

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Di Alessia Ceci

Che cosa è un virus del computer? Questo concetto emerse, per la prima volta, dalle lezioni accademiche dal matematico tedesco John von Neumann, alla fine degli anni quaranta e poi in Teoria degli automi auto replicanti. Tale documento, pubblicato nel 1966, era un esperimento che speculava sulla possibilità per un automa meccanico – come un codice informatico – di danneggiare le macchine, riprodursi e infettare nuovi host, proprio come un virus biologico.

Il primo malware della storia non è stato un virus informatico ma un worm: un programma che si replica da solo

virus informatico @ElHeraldoDeMèxico
Lo slogan che compariva sui computer ”attaccati” da Creeper

All’epoca di Neumann i computer non c’erano ancora e tantomeno l’idea di un worm. Il worm è una sorta di padre dei virus, con la differenza che i virus – per essere trasmessi – devono agganciarsi a un file mentre i worm fanno tutto da soli. Tuttavia, negli anni quaranta, i primi elaboratori elettronici non erano connessi e l’idea di un software capace di auto replicarsi non aveva senso, perché ancora privo di un habitat dove espandersi.

Bisogna dunque fare un salto in avanti e aspettare la nascita delle reti su protocolli standard, per trovare il primo vero worm:  Creeper. Il nome – tradotto dall’inglese – identifica le piante rampicanti ma indica anche qualcosa che striscia. Un appellativo che descriveva bene l’obiettivo del esperimento: scrivere un programma capace di auto replicarsi e copiarsi su un altro computer, lasciando dietro di sé un messaggio facile da interpretare: “I’m the Creeper, catch me if you can!”.

Creeper, pur essendo un worm, è considerato il primo virus

Come sottolineato da Discovery,  Bob Thomas, un impiegato della società BBN, creò Creeper. Tuttavia il primo virus – propriamente detto – verrà scritto un decennio dopo, nel 1982. Attaccava l’Apple II, si chiamava Elk Cloner e il suo autore, Richard “Rich” Skrenta, aveva soli 15 anni.

Creeper tuttavia può essere considerato l’antenato di Elk Cloner, Thomas lo progettò come test di sicurezza per verificare la possibilità di creazione di un programma di auto replicazione. Grazie al suo nuovo disco rigido infetto, Creeper provava a eliminarsi dall’host precedente senza intenzioni malevole. Tranne il messaggio finale non faceva proprio alcun tipo di danno. Si replicava e si espandeva e basta. Niente payload, niente crittazione dei contenuti della memoria, acquisizione dei privilegi di amministratore, altri attacchi non erano stati ancora pensati e non sarebbero neanche stati possibili ancora per un po’ di tempo.

A partire dai primi worm e virus gli Hacker diventano sempre più astuti

Nella storia di questi primi worm e virus, nelle intenzioni giocose dei creatori e nella risposta delle autorità, c’è il potenziale per lo sviluppo della cybersecurity. Furono infatti numerose le università americane a costituire una task force per contrastarli. Per più di 60 anni i virus del computer hanno fatto parte della consapevolezza collettiva. Tuttavia ciò che un tempo veniva riconosciuto come cybervandalismo è rapidamente mutato in cybercrime. E gli hacker sono sempre più astuti e desiderosi di superare limiti e codici, al fine di individuare nuovi sorprendenti metodi d’infezione.

Alessia Ceci

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