Il termine “Cringe” da oggi sarà una nuova parola italiana. Utilizzato dai giovanissimi per indicare qualcosa di “imbarazzante” riferito a “scene e comportamenti altrui che suscitano imbarazzo e disagio in chi le osserva”. Il termine partito sui social è arrivato fino all‘Accademia della crusca.
Il termine però ha origini inglesi e deriva dal verbo “to cring“. In Italia il termine è approdato intorno al 2012 perlopiù su Twitter, ma già nel 2011 il termine cringe era usato per indicare il genere cinematografico americano “cringe comedy“, in riferimento ad una una comicità “imbarazzante“.
Cringe una parola italiana e la sua diffusione sui social
La diffusione del termine cringe nell’ultimo anno è stata esponenziale soprattutto grazie ai social. E’ stato calcolato che su Google, a dicembre 2020, le citazioni superavano le 400 mila. Gli studiosi dell’istituzione in materia di linguistica e filologia della lingua hanno così stabilito che farà parte del nostro vocabolario. Il portale Slengo aveva segnalato la grande diffusione del termine inserendo il vocabolo come un nuovo sillogismo già prima che “Cringe” ricevesse il via libera dall’Accademia della Crusca e dunque sarà una nuova parola italiana a tutti gli effetti. Quindi tutti pronti ad usare questo termine che certo non fa per tutti. Ben felici invece saranno i giovani che vedono costantemente cambiare la lingua con loro.
Nella nostra lingua e soprattutto nel linguaggio parlato e per quello utilizzato sui social, sempre più spesso usiamo termini provenienti dalla lingua anglosassone. E’ di appena un anno fa l’inserimento nella nostra lingua del termine “triggerare“, derivante dal verbo “to trigger” che significa “attivare, far scattare, innescare“. Lo stesso è accaduto per il termine “blastare” che indica l’azione di attaccare, deridere o zittire, con violenza e pubblicamente chi ha proferito una sciocchezza.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina (Vocabolario della Crusca) photo credit: radiosintony.it