Crisi energetica in UE, Von der Leyen: “Il nucleare ci serve”

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Di Redazione Metropolitan

In Unione Europea è crisi energetica. Suonano ormai fin troppo chiare le parole del Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen: «Vogliamo esplorare come stabilire una riserva strategica di gas, intensificheremo l’outreach verso i diversi fornitori per diversificare le fonti di approvvigionamento». L’obiettivo, entro la fine dell’anno, è scegliere quali fonti valorizzare, quali salvare e quali abbandonare nella prossima fase di transizione.

È durata ben cinque ore la discussione di ieri del Consiglio europeo, organo che riunisce i capi di Stato e di Governo. Al termine del vertice Ue presieduto dalla von der Leyen, la stessa ha tracciato la linea dell’UE: «Lavoreremo su altre misure per aumentare l’indipendenza dell’Unione».

«Nucleare e rinnovabili danno l’indipendenza»

«Questo – prosegue la Von Der Leyen – mi porta al mix energetico del futuro: è ovvio che abbiamo bisogno di più energia rinnovabile e pulita. Accanto a questo abbiamo bisogno di una fonte stabile, il nucleare per esempio, e durante la transizione anche del gas naturale. Come abbiamo già detto ad aprile, presenteremo la proposta sulla tassonomia tra breve”, ha annunciato la leader dell’esecutivo Ue aprendo qualche spiraglio per il nucleare. “Nucleare e rinnovabili ci danno anche indipendenza”, ha aggiunto. A dicembre, quindi, si aspetta una proposta su nucleare. Spiega inoltre il Presidente del Consiglio Mario Draghi: «Abbiamo parlato di nucleare. Alcuni Paesi chiedono di inserirlo tra le fonti di energia non inquinanti».

Il nucleare divide le opinioni in Italia ed in UE

«Ci sono posizioni molto divisive in Consiglio – chiarisce Mario Draghi – vedremo quale nucleare e poi in ogni caso ci vuole moltissimo tempo». Matteo Salvini, dal canto suo, non ha perso tempo per replicare al Presidente del Consiglio: «Bene, anche in Italia occorre superare il no al nucleare pulito e sicuro di ultima generazione. Lega pronta a presentare una proposta di legge». A Bruxelles, invece, tutti sono d’accordo sulla necessità delle fonti rinnovabili. Il Consiglio europeo sostiene fermamente questa strategia, nonostante le incertezze di Polonia, Ungheria e, in misura minore, della Repubblica Ceca. Ma ogni Stato membro ha una realtà energetica diversa e una propria percezione dell’attuale crisi dei prezzi. Per esempio, la Francia è la seconda potenza nucleare al mondo mentre la Germania non abbandonerà il carbone prima del 2040, ma cesserà il nucleare nel 2022.

Nei prossimi mesi

Le conclusioni di queste analisi saranno note solo nelle prossime settimane. Il nucleare resta comunque uno dei temi al centro del dibattito energetico. Ben 13 Stati membri su 27 dispongono di reattori e, sebbene in alcuni casi ci sia l’abbandono di questa fonte, molti Paesi spingono per indentificarla come green. La crisi dei prezzi coincide con l’avvio dei negoziati per raggiungere l’obiettivo di dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030 rispetto al 1990. Polonia e Ungheria hanno già attaccato esplicitamente la proposta, collegando l’aumento dei prezzi alle politiche climatiche e accusando la Commissione di mettere in pericolo le classi medie, una preoccupazione estrema a Bruxelles, sottolineano le fonti. Crea inoltre incertezza non sapere quanto durerà l’escalation dei prezzi. La Commissione ritiene infatti che la carenza diminuirà entro aprile, quando il nuovo gasdotto russo Nord Stream 2 inizierà a pompare gas in Germania.